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Giornalisti Low Cost per i politici in campagna elettorale

I precari chiedono alle liste di firmare un codice etico.

Dopo la Carta di Firenze e la legge sull’equo compenso, “Errori di stampa” un Coordinamento di giornalisti precari rilancia una battaglia che mette al centro la dignità della professione contro il lavoro nero nel mercato della comunicazione elettorale. Il rischio è che in tempi di crisi e di precarietà, persino le campagne elettorali si trasformino in uno spazio del lavoro nero magari nella speranza di un approdo all'ombra del candidato.

Questo riguarda specialmente i giornalisti che in campagna elettorale trovano occasioni di lavoro come addetti stampa: “I nostri telefoni cellulari squillano: vuoi fare l'addetto stampa per i prossimi 2, 3, 4 mesi? E per chi non ha un lavoro stabile, ma possiede competenza e passione politica, si tratta certamente di un’opportunità importante, un’avventura piena di stimoli e opportunità, dicono gli attivisti di “Errori di stampa", che chiedono alle liste di firmare un codice etico. Spesso lavorare negli uffici stampa elettorali significa accettare condizioni prossime al caporalato. Paghe a nero, sotto l'elegante voce del “rimborso spese” è l’equivalente di paghe in nero senza contratto, nessuna garanzia di impegno post elettorale, anche in caso di elezione”.

La campagna lanciata dal Coordinamento contro il lavoro nero nel mercato della comunicazione elettorale suggerisce la costituzione di un ufficio di vigilanza diffuso che impegni tutti i politici candidati su un codice etico, basato su tre principi:

“I giornalisti devono essere regolarmente assunti con un contratto di collaborazione o con emissione di regolare fattura, per i colleghi che lavorano a Partita Iva; il contratto deve descrivere la mansione svolta dal giornalista-addetto stampa; il contratto deve prevedere il regolare pagamento di contributi Inpgi come lavoro giornalistico autonomo.

Sono regole semplici, pensate per garantire trasparenza e regolarità nei contratti ed emersione del lavoro nero, particolarmente inaccettabile se i committenti sono candidati alle elezioni che si propongono come rappresentanti politici per i cittadini, garanti del principio di legalità. Chiediamo ai politici di sottoscrivere il nostro codice etico, con la promessa di pubblicizzare l'operato virtuoso di chiunque si impegni con noi in questa campagna. I colleghi che ricevono “proposte indecenti” invece ce lo segnalino alla [email protected], garantiremo il loro anonimato ma renderemo pubblici i nomi dei candidati oggetto di segnalazione”.

In queste ore il Coordinamento sta prendendo in esame le numerose segnalazioni giunte via mail che rilevano di alcuni candidati virtuosi che hanno sottoscritto il codice etico, anche se sono molti i colleghi che hanno paura a denunciare anche anonimamente perché temono di perdere lavoro, occasioni future tipiche del solito ricatto giornalismo-politica: “Fino ad ora ci sono arrivate molte segnalazioni anonime e alcune esperienze positive. Tra queste: alcuni di Sel, tra cui ad esempio Marco Furfaro, candidato in regione con Zingaretti, si sono impegnati a rispettare il "codice etico". Per il momento nel Lazio non si rileva altro”.

Dal blog del Coordinamento un commento esemplificativo di esperienze che confermano non solo le difficoltà degli uffici stampa in campagna elettorale, ma l’idea diffusa che chi “scrive” non debba percepire uno stipendio!

Esperienza fatta nel 2001 con Tana de Zulueta a gratis e rifatta con allontanamento in tronco alla vigilia della campagna stampa di presentazione del logo della lista Occhetto-Di Pietro nel 2004, un mese pagato con lettera e via! Silurata senza tanti complimenti da Occhetto e consorteria, in primis i collaboratori gelosi, con la connivenza di una De Zulueta che mi conosceva dal 2001. Immaginate il danno, con i colleghi e amici giornalisti che chiamavano per avere il logo e io che dovevo dire che ero stata rimossa per un veto politico (del gruppo di Aprile, leggi ex Comunisti Unitari - ai quali avevo strappato un praticantato di ufficio con accordo sindacale- nel 1998 - che politicamente sto ancora scontando). Molti nemici, molto onore. Non mi parlate dunque degli uffici stampa nelle campagne elettorali!

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