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Gino Paoli & Danilo Rea, ’Due come noi che...’ (Parco della musica Records)

Si potrebbe pensare che a 78 anni un musicista, in particolar modo un cantante, abbia perduto molto delle sue qualità vocali, oppure che gli riesca difficile l'intonazione, o che non riesca ad essere sempre puntuale nelle entrate. Niente di tutto questo sembra riguardare Gino Paoli, che insieme al pianista Danilo Rea ha dato vita ad un disco delizioso, a tratti commovente, nel senso che sensazioni di brivido attraversano il corpo di chi lo ascolta.

In poco più di 51 minuti, i due affiatatissimi musicisti intrepretano 15 canzoni, oltre ad una velocissima esposizione del tema in solitudine da parte di Rea di 'Bocca di Rosa' di Fabrizio De Andrè. In scaletta, accanto ai pezzi di Paoli, ce ne sono tre degli amici genovesi: 'Canzone dell'amore perduto', di Fabrizio De Andrè, 'Vedrai vedrai' di Luigi Tenco, 'Se tu sapessi' di Bruno Lauzi. Sono gli amici di una vita, tutti scomparsi, che impropriamente la critica vuole ricondurre ad una scuola genovese che non c'è mai stata.

“Eravamo straordinarie individualità”, commenta Paoli. Tra i brani immortali, che ad ogni interpretazione acquistano una luce nuova, 'La gatta', 'Che cosa c'è' e 'Il cielo in una stanza', collocata a fine CD, forse una delle più belle canzoni, capace di descrivere l'amore tra un uomo e una donna. La si apprezza ancora di più, grazie all'arrangiamento e al tocco delicato ed emozionante di Danilo Rea. Un suono splendido, il suo, che permea tutto il disco e che fa preferire la scelta del duo rispetto alla precedente incisione, 5 anni fa, che allineava, sempre con Rea al pianoforte, Enrico Rava alla tromba.

Peccato che nel disco non compaiano l'onomatopeica 'Sapore di sale' e il delizioso tre quarti 'Senza fine'. Le troveremo in una prossima incisione e magari nelle esibizioni dal vivo?

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