• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Istruzione > Giannini, Bergoglio e il gioco di sponda sulla scuola

Giannini, Bergoglio e il gioco di sponda sulla scuola

Per tutti, o quasi, la manifestazione organizzata sabato in piazza S. Pietro, a Roma, era a sostegno della scuola nella sua accezione più ampia. E in effetti tale sembra se ci si focalizza sull’evento in piazza, intitolato con un generico ed ecumenico “We care”. Se però si distoglie lo sguardo dal bagno di folla, volgendolo verso gli antefatti, verso la fase preparatoria di quella che è senza dubbio stata un’imponente operazione di marketing, allora qualche dubbio comincia a venire. E per noi, si sa, il dubbio è il sale.

Eppure il vescovo Galantino, segretario della Cei, intervistato da Avvenire aveva pure messo le mani avanti: "Andremo ad ascoltare la voce del Papa, non certo a rivendicare finanziamenti per la scuola cattolica", ha detto. La classica excusatio non petita, evidentemente dettata dalla consapevolezza che i presupposti per pensare il contrario c’erano tutti. Non è però riuscito Galantino a rinunciare alla frecciatina verso lo Stato, incosciente a suo dire del fatto che esiste una scuola paritaria che gli fa risparmiare ben 6 miliardi e mezzo l’anno. Ragionamento tanto classico quanto sbagliato. Il monsignore si è perfino lanciato in un arditissimo appello al pluralismo: "Perché non ascoltare cosa ha da dirci affinché la scuola raggiunga i suoi obiettivi, che non sono quelli dell’indottrinamento"? Ma davvero? Non lo sono? Quindi, caro Galantino, converrà che è forse il caso di rivedere le norme concordatarie almeno, giusto per iniziare, nella parte relativa all’ora di catechismo, che pur facoltativa per gli studenti, anche se tra mille difficoltà per loro e le rispettive famiglie, continua a essere anacronisticamente obbligatoria per l’istituzione scuola.

Piena omogeneità di vedute tra segretario e presidente della Cei, cioè rispettivamente tra Galantino e Bagnasco, perché mentre il primo su Avvenire sosteneva che non si possono continuamente sottrarre risorse alla scuola, riferendosi solo apparentemente a tutta la scuola, il secondo su Tempi puntava il dito sul fatto che chi sceglie la scuola privata sia costretto a pagarsi la retta. Quindi, in realtà, l’auspicio è che le risorse vengano soprattutto destinate alle scuole private, che in pratica è quello che succede sistematicamente da quando è stata introdotta la parificazione scolastica. Peccato, però, che non c’è mai stato un aumento di risorse a favore della scuola pubblica, semmai uno spostamento da pubblico a privato, con effetti nefasti per gli utenti del pubblico.

Omogeneità di vedute anche da parte istituzionale, nella persona della ministra Giannini che, appena due giorni prima dell’evento “made in Vatican”, diceva a Radio Vaticana che sostanzialmente la legge sulla parificazione scolastica è stata disattesa. Per Giannini "c’è una responsabilità politica del governo di dare il giusto spazio a una libertà di scelta educativa", affermazione che non lascia presagire nulla di buono per la scuola statale. Incalzata poi sui fondi destinati all’istruzione, Giannini precisa che "sono scarsi ma non consolidati, non sono fondi che rispondono a una programmazione pluriennale", aggiungendo poi che "allora dobbiamo, però, esigere da statali e non statali lo stesso livello di qualità". Effettivamente il livello qualitativo della scuola privata è pessimo, ma il punto non è questo. Il punto è che la scuola privata non è paragonabile alla pubblica nemmeno in termini di pluralità, di libertà d’insegnamento, di rispetto dei lavoratori in larghissima parte precari, prima ancora che di livello formativo. Ed è per questo che lo Stato deve impegnarsi in prima persona, così come dispone la Costituzione, per assicurare a tutti un’istruzione. Poi ciascuno sarà libero di optare per altre scuole, ma senza pretendere che queste vengano finanziate dal pubblico.

Insomma, alla fine il quadro complessivo di questa kermesse somiglia più a un teatrino, a un gioco di squadra dove i vari giocatori si fanno sponda l’un l’altro, dicendo tutto e il contrario di tutto, invertendo paradossalmente le parti con un vescovo a difesa della scuola in generale e un ministro a propagandare la scuola privata, e soprattutto a propagandare l’evento stesso con una circolare inviata a tutti gli uffici scolastici. Fino all’apoteosi finale, allo spettacolo mediaticamente pompato dove non si parla dei veri fini, ma si parla della festa che non è “contro” ma è “per” (ma solo per chi vuole crederci), si parla dell’insegnante che Bergoglio è andato a trovare fino alla sua morte, di giri in Jeep, di canti e di letture. In una parola, il circo.

 

 

Foto: Phil Roeder/Flickr

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità