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Germania: l’era Merkel e gli ultimi cambiamenti politici

di Marco Toselli

Prima dell’arrivo di Merkel al centro della scena politica nazionale, l’ultima Große Koalition in Germania si è verificata tra il 1966 e il 1969. Nel 2005 i risultati delle elezioni federali in Germania hanno di nuovo portato a un Bundestag senza una maggioranza di centrodestra o di centrosinistra. Di lì la necessità di una grande coalizione tra le maggiori forze politiche tedesche, i cristiano democratici e i socialdemocratici, con la nascita del governo di Angela Merkel.

Dal 2005 Merkel e l’Unione (formata dalla CDU e il partito gemello bavarese della CSU) hanno guidato ininterrottamente il parlamento federale e le politiche del Paese. La rielezione del 2009 è avvenuta a danno di una profonda sconfitta per i socialisti. Nel 2013 però è stata necessaria una nuova grande coalizione, proprio con la SPD. Il motivo: il successo troppo clamoroso della CDU.

Paradossale ma vero. Infatti, analizzando i flussi elettorali, è chiaro come il fondamentale alleato di Angela Merkel, il liberale Freie Demokratische Partei, abbia subito un’erosione eccezionale da parte del suo stesso partner di coalizione, la Christlich Demokratische Union.

Nel grafico è mostrato l’andamento delle liste elettorali alle elezioni federali per il Bundestag, dal 1994 al 2013. In questo caso si tiene conto della preferenza alla lista di partito e non al voto per il collegio locale (in Germania si assegnano infatti due voti diversi, come avevamo spiegato qui). Appare chiara la flessione storica dei socialdemocratici della SPD, che hanno perso quasi 20 punti percentuali tra la fine degli anni novanta e gli ultimi appuntamenti elettorali, anche a causa della formazione della Linke, partito di sinistra assai radicato nella Germania orientale. Allo stesso tempo emerge come, tra il 2009 e il 2013, CDU e FDP si siano resi protagonisti di due tendenze uguali ma contrarie. I popolari di Merkel hanno guadagnato circa 8 punti percentuali ma i liberali ne hanno persi più di 10. Ciò ha fatto sì che la FDP non riuscisse a superare la soglia di sbarramento nazionale al 5% per entrare in Parlamento. Di fatto, la CDU ha guadagnato sostegno popolare a danno del suo stretto alleato: una grande vittoria per la lista ma con la necessità di una coalizione nel Bundestag.

Coalizione che è arrivata di nuovo assieme ai socialisti, con il punto cardine del programma incentrato sul salario minimo a 8,50€ l’ora, misura che entrerà in vigore nel 2015. A capo del governo però sempre Angela Merkel, con i popolari cardine del sistema politico tedesco degli ultimi anni.

Nella rappresentazione del Bundestag e dell’Europarlamento, appare come CDU e CSU siano sempre centrali: o come partner di una grande coalizione, o come maggiore partito delle elezioni. Come detto, anche a danno di FDP nel 2013. Sono però le elezioni europee del 2014 a segnare una parziale svolta.

In febbraio infatti la Corte Costituzionale tedesca ha dichiarato illegittima la soglia del 3% da raggiungere per una rappresentanza in Europa: non essendoci un governo da eleggere la soglia di sbarramento (sistema per diminuire la frammentazione e aumentare la governabilità) non ha ragion d’essere. Questo ha cambiato le carte in tavola, con due effetti. 7 seggi sono andati a partiti minori (ecologisti, nazionalisti, Partito Pirata): questi hanno però poche chances con lo sbarramento al 5% per le elezioni nazionali. D’altra parte, per la prima volta Alternative für Deutschland (AfD) riesce ad avere rappresentanza politica. Il movimento anti-euro, nato nel 2013 sulla spinta di conservatori e liberali contrari alla moneta unica, ha superato il 7% al voto europeo di maggio dopo aver fallito nel settembre 2013 per poche migliaia di voti l’ingresso al Bundestag. Se gli altri partiti minori non rappresentano una minaccia alla governabilità a livello nazionale, resta da vedere il futuro politico dell’AfD, che ha già staccato i liberali, fermi al 4%.

In seguito alle elezioni del 2013, i sondaggi nazionali continuano a indicare una flessione dei socialisti e una crescita del partito anti-euro. Indicativo anche il fatto che Angela Merkel, nonostante sia al potere dal 2005, non abbia subito una flessione di popolarità. Infatti è ancora la più stimata esponente politica in Germania, con una popolarità per la carica di cancelliere attorno al 60%.

Se a livello nazionale è ancora presto per prevedere il futuro politico tedesco, è a livello locale che si giocheranno le prossime battaglie politiche. Tra agosto e settembre sono previste elezioni nei Länder di Brandeburgo, Sassonia e Turingia. Nel primo è al governo una coalizione rosso-viola (SPD-Linke), nel secondo è al comando la CDU con il sostegno dei liberali, nel terzo c’è una grande coalizione CDU-SPD. Il rinnovo delle elezioni statali darà le prime indicazioni sull’avvenire della politica in Germania (mentre i sondaggi al momento danno probabili rispettivamente il confermo della coalizione rosso-viola e due nuove grandi coalizioni).

 
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