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Genitori omosessuali: la giustizia apre varchi, in attesa della politica

Qualcuno ha già definito “storica” la sentenza della Cassazione, resa nota ieri. Il giudizio non è fuori luogo, perché può realmente far fare un salto di qualità al dibattito sui diritti degli omosessuali. Il fatto che sia stata pronunciata all’avvio della campagna elettorale può rappresentare un ulteriore aspetto positivo. Le prime reazioni dal mondo politico, tuttavia, non sono rassicuranti.

La sentenza della Cassazione

Veniamo ai fatti. Un padre, musulmano, ha chiesto l’affidamento del figlio avuto con la sua ex compagna. In considerazione del suo carattere violento, la Corte d’Appello di Brescia ha invece assegnato tale responsabilità alla donna. L’uomo ha allora presentato ricorso, puntando sul fatto che la madre, ex tossicodipendente, ha nel frattempo avviato una relazione omosessuale. Chiamata a pronunciarsi, la Cassazione ha criticato “il mero pregiudizio che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale”, un pregiudizio che dà “per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto famigliare”. E ha quindi confermato l’affidamento del figlio alla madre.

La sentenza non va enfatizzata oltre misura, date le caratteristiche assai particolari della vicenda. I giudici si sono infatti espressi in base alle evidenze in loro possesso, e dovrebbe essere evidente che un uomo violento, che a suo tempo si era allontanato di sua iniziativa (arrivando, scrivono, a “sottrarsi agli incontri protetti ed assumendo, quindi, un comportamento non improntato a volontà di recupero delle funzioni genitoriali e poco coerente con la stessa richiesta di affidamento condiviso e di frequentazione libera del bambino”), non può rappresentare il padre ideale per un bambino.

Proprio tali caratteristiche però già mostrano come il “no” puro e semplice all’omogenitorialità sia sbagliato: esistono situazioni in cui è evidente che è preferibile ad altre. La Cassazione è tuttavia andata oltre: chiamata a esprimersi sulla possibilità che una coppia omosessuale possa rappresentare un ambiente idoneo alla crescita di bambini, ha per l’appunto sostenuto che si tratta di un “mero pregiudizio”.

Perché, occorre ancora una volta ribadirlo, non esiste alcuna dimostrazione che una coppia di gay o lesbiche rappresenti un ambiente peggiore per lo sviluppo di un bambino di una coppia eterosessuale. La Suprema Corte si è in qualche trovata a valutare la questione, e l’ha giustamente valutata sulla base delle evidenze disponibili.

La sentenza è importante anche perché questi dati di fatto non sono noti all’opinione pubblica: i mass media, almeno fino a ieri, non ne avevano mai fatto cenno, e la maggioranza dei politici ne nega addirittura l’esistenza, alimentando quindi proprio quel “mero pregiudizio”. Della cui esistenza portano innegabilmente la maggior responsabilità le gerarchie ecclesiastiche, sempre pronte a ribadire che i figli devono essere cresciuti da una coppia formata da un uomo e da una donna.

Il dibattito sulla questione

Rispetto agli altri paesi europei il dibattito italiano è assai arretrato. Ma anche altrove non sono rose e fiori. Le recenti parole del papa contro le unioni omosessuali sono risuonate ovunque. In Scozia sono state riprese e amplificate dall’arcivescovo di Glasgow, Mario Conti, che ha scatenato un putiferio sostenendo che il matrimonio omosessuale, di cui si sta dibattendo il riconoscimento, è “morally defective” (“moralmente imperfetto”, ma anche “moralmente deficiente”). Anche in Francia le associazioni cattoliche sono mobilitate contro il riconoscimento di diritti ai gay, ma più che contro il matrimonio – una battaglia data già per persa – la loro crociata è contro la possibilità di accedere all’adozione e alla fecondazione artificiale. E l’omogenitorialità è sostenuta da una flebile maggioranza della popolazione, anche in un paese assai più civile del nostro qual è la Francia.

E tuttavia, Oltralpe, l’opposizione di destra si concentra soltanto su questo aspetto. Da noi, invece, la destra è contraria a ogni riconoscimento di diritti ai gay, la cosiddetta “Agenda Monti” glissa brillantemente su ogni impegno sui temi etici, e il Pd, da parte sua, è contrario all’omogenitorialità e ai matrimoni gay, mostrandosi favorevole soltanto ai diritti dei conviventi in un unione di fatto, omo o eterosessuale che sia.

La sentenza della Cassazione non ha purtroppo dato luogo ad aperture: la destra (a eccezione di Galan) ne ha approfittato per criticare la magistratura e il Pd, il Pd (a eccezione di Marino e Scalfarotto) è rimasto silente. La Cei, tanto per cambiare, nega gli studi esistenti e sostiene, attraverso la voce del vescovo di Palestrina, mons. Sigalini, che “non si può costruire una civiltà attraverso le sentenze dei Tribunali”. Il prelato ha anche colto l’occasione per ringraziare Dio “di aver avuto un papà e una mamma”. Reazioni tanto scontate quanto il pregiudizio su cui si basano.

Lo scollamento con la realtà non potrebbe essere più netto. A situazioni concrete, agli affetti e alle vite di decine di migliaia di uomini, donne e bambini, si continua a rispondere con i dogmi, la tradizione e i calcoli di convenienza politica. Come abbiamo ampiamente mostrato su una nostra piattaforma internet, il concetto di “vera” famiglia, se anche è mai esistito, di certo non esiste più. Sarebbe tempo di prenderne atto.

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