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Generazione botox: Sandra Rawline, licenziata per i capelli bianchi

L’ultima vittima balzata agli onori della cronaca si chiama Sandra Rawline, manager cinquantaduenne della società immobiliare texana Capital Title. Licenziata. Perché non rendeva? Tutt’altro. Per due anni consecutivi è stata premiata come “migliore dipendente”. Il motivo del licenziamento è un altro ed è un segno dei tempi in cui viviamo. Pare che i vertici dell’azienda le avessero consigliato di tingere i capelli, ormai grigi. E già che c’era, di presentarsi al lavoro con un abbigliamento più giovanile.

Invecchiare è un lusso che non ci si può permettere. Anche a costo di rendersi ridicoli. Signore attempate con l’ombelico in bella mostra, la ciccia costretta in pantaloni elasticizzati, buffissime su dei trampoli ingovernabili. Maschere nerocorvine dalla pelle tiratissima, emuli dei personaggi lelemoriani insaccati in camicie stretch, al polso, al collo e alle dita i monili “tendenza Corona”. Un campionario da circo Barnum, degno dei più celebri fenomeni da baraccone: l’imperatore dei lillipuziani, la donna barbuta o l’uomo leone.

Seguire le mode non basta più. Occorre un ulteriore passo. Non soltanto “apparire”, ma “diventare” giovani, ricorrendo ai trucchi della cosmesi e della chirurgia plastica. Con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Visi senza espressione, pronti a scucirsi se il sorriso è troppo largo, labbra che è riduttivo definire a canotto, seni che sfidano le leggi di gravità e non fanno alcun movimento neanche shakerando il corpo che li indossa.

Un ritocco tira l’altro. Una specie di droga. È sufficiente osservare la frequenza con cui muta la luce negli occhi dei divi del jet set per farsi un’idea dell’ossessione che li divora e che fa loro smarrire naturalezza e solarità, rendendoli tristi e patetici. La gamma degli interventi è sempre più ampia: il botox per ottenere la pelle liscia, le punture per gonfiare le labbra, la blefaroplastica per occhi e palpebre, la liposuzione contro la cellulite, la liposcultura all’addome, l’acido ialuronico per ingrossare il seno o riempire le rughe, il laser per cancellare le macchie della pelle. Gli inconvenienti però possono rivelarsi devastanti. Volti deformati e gonfi come quello della splendida Laura Antonelli, per esempio.

Dopo 4-6 mesi, il botox perde efficacia e pertanto occorre ripetere il trattamento. Ma poiché non si riassorbe, come i cosiddetti filler di riempimento, l’accumulo nel corpo rischia di provocare effetti collaterali pericolosissimi. Ne sa qualcosa l’Allergan, azienda statunitense produttrice di botox, condannata al risarcimento record di 212 milioni di dollari per avere causato danni invalidanti a un paziente. Pure le protesi al silicone presentano qualche controindicazione. La Società Italiana di Chirurgia Plastica sostiene che nell’80% dei casi occorre sostituirle dopo dieci anni, mentre già dopo cinque si manifestano i primi inconvenienti.

Non si tratta di furore talebano, ma un conto è correggere gli inestetismi, altro è la folle corsa alla perfezione di plastica di chi vorrebbe mandare indietro le lancette dell’orologio, sull’onda di campagne massmediatiche martellanti e subliminali che invitano ad essere perfetti, belli e giovani. Si inizia presto. Sono sempre più numerose le ragazzine che chiedono un seno nuovo come regalo di compleanno o premio per la promozione a scuola. Tanto che un anno fa il governo italiano è dovuto intervenire con un disegno di legge per vietare le protesi mammarie alle minorenni. Legittimo chiedersi che fine abbia fatto la famiglia, se per affermare un principio di buon senso si deve scomodare la politica.

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