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 Home page > Attualità > Europa > Fumata nera ad Atene, a giugno la Grecia torna a votare

Fumata nera ad Atene, a giugno la Grecia torna a votare

«Le consultazioni si sono concluse senza esito». Comincia così un breve comunicato ufficiale dell’ufficio della presidenza della Repubblica. «Domani alle 13 – prosegue il documento – si terrà una riunione al palazzo presidenziale per decidere la formazione di un governo ad interim per portare la Grecia alle elezioni»

La politica greca non è riuscita – o forse non ha voluto – formare un governo stabile che avrebbe permesso di approvare il memorandum voluto dall’UE e dal FMI. Il nuovo governo avrebbe avuto accesso al prestito comunitario per salvarsi dal default. Il problema principale non sono le richieste fatte dall’Unione Europea, quanto l’impossibilità dei cinque partiti – gli stessi che appena dieci giorni fa ebbero la maggioranza parlamentare – di mettersi d’accordo. La colpa cadrebbe sul leader di Syryza Alexis Tsipras che, forte dell’ampio consenso elettorale e sondaggistico, ha bloccato ogni confronto tra il Presidente della Repubblica Karolos Papoulias e gli altri leader politici.

Il leader di Syriza, partito di sinistra radicale, ha rifiutato qualsiasi offerta che gli veniva posta, compresa quella di formare un esecutivo che comprendesse tutti i partiti di sinistra. Ma la volontà di Tsipras, contrario a qualsiasi proposta europeista, ha creato un muro invalicabile anche per la buona volontà del presidente greco.

Ma non c’è stato nulla da fare. «Andiamo a nuove elezioni», ha detto il portavoce del presidente greco. Le nuove elezioni si terranno probabilmente il 17 giugno, ma non c’è ancora una data certa. Domani Papoulias nominerà un premier ad interim che rimarrà in carica fino al voto.

Il leader del partito socialista Pasok, Evangelos Venizelos, ha duramente criticato l’atteggiamento di Tsipras: «Tutti i greci dovrebbero leggersi i verbali dell’incontro per rendersi conto dei giochi politici di alcuni. Auspico almeno un voto più maturo alle prossime elezioni». Ma tutti i sondaggi danno il Syriza come primo partito, davanti sia ai conservatori di Nea Demokratia che al Pasok di Venizelos.

Tra i tantissimi tentativi di formare un esecutivo stabile, c’è stato anche quello di un’alleanza tra Pasok, Nuova Democrazia e Grecia indipendente. Ma Panos Kammenos, leader del partito di destra Grecia indipendente, ha categoricamente rifiutato: «I partiti in favore del bailout avrebbero preferito formare un governo che avrebbe ulteriormente vessato la nazione piuttosto che trovare una soluzione. Hanno messo sul tavolo una proposta troppo rigida perché io potessi accettarla».

Sul fronte europeo – e germanico – le nuove elezioni greche non cambiano di una virgola l’attuale situazione. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, a Bruxelles per i lavori del Consiglio di Economia e Finanza dei 27, ha nuovamente ribadito che se vuole rimanere in Europa la Grecia deve sottostare al memorandum: «La Grecia deve attuare il suo programma per rimanere nell’eurozona, si tratta di un programma concordato, che per essere realizzato ha bisogno di un governo che sia in grado di prendere decisioni». Per Schaeuble «se la Grecia, e questa è la volontà della grande maggioranza dei cittadini, vuole rimanere nell’euro, allora deve accettare le condizioni. Se non sarà possibile nessun candidato responsabile può nascondere ciò all’elettorato».

Insomma, se la Grecia vorrà rimanere nella zona Euro, dovrà necessariamente formare un governo che approvi le misure di austerità proposte dall’UE. Il rischio, nel caso a giugno si eleggesse un esecutivo non filo-europeista, che l’uscita dall’Euro aggravi ancora di più la già esile economia ellenica. Perché se da un lato la sopravvalutazione della Dracma porterebbe maggiori introiti allo Stato, dall’altro l’economia greca è talmente debole che per una ripresa sostenibile passerebbero molti anni. E il default non sarebbe solo una possibilità, ma diventerebbe una certezza.

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