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Francia, elezioni: Perché la sinistra non può votare per la Le Pen

Una domanda che capita spesso di ricevere in questi giorni è: “Ma perché Melenchon, che è contro l’Euro, non vota per la Le Pen che è è pure contro l’Euro e la Ue? In fondo quello della Le Pen è un fascismo all’acqua di rose e non c’è il rischio di un regime totalitario. Senza calcolare che il fascismo più vero è dello della dittatura liberista”. 

Vorrei motivare il perché la posizione più corretta in questa situazione è l’astensione, sia perché i due candidati sono ugualmente avversari (e non c’è motivo di ritenere preferibile la Le Pen, sia perché Macron ce la farà senza sforzo e dunque non c’è motivo di votare per evitare la vittoria della Le Pen.

Entriamo nel merito: trascurerò le ragioni ideologiche della pregiudiziale antifascista (che pure ha un valore non trascurabile) e mi concentrerò su quelle puramente politiche.

In primo luogo c’è da dire che essere contro l’Euro non basta a fare una convergenza: la questione dell’Euro è certamente centrale in questo momento, ma non è l’unica che si pone. Esistono molti altri campi di scontro (dalla questione dell’immigrazione a quella dei diritti civili, dalla politica estera al potere nei luoghi di lavoro eccetera) su cui le posizioni della sinistra e quelle del Fn non sono collimanti o sono irrimediabilmente in conflitto perché ci sono due concezioni antagonistiche della società.

Ad esempio, i fascisti non sono mai stati contro il capitalismo ed anche la Le Pen, che parla di sovranità nazionale ecc, in merito non ha proposte contro l’ipercapitalismo finanziario o la proprietà privata dei mezzi di produzione. A lei interessa che la “Francia sia dei francesi”, ma gli equilibri di potere interni alla Francia resterebbero quelli di un sistema capitalista. Questa non è una questione che riguarda un lontano futuro protetto dalla nebbia dell’ideologia, ma qualcosa che ha ricadute nel presente.

Altro esempio, come usciamo dalla crisi? D’accordo con il superamento dell’Euro, ma mica questo può bastare. Che ne facciamo del sistema finanziario, delle abissali diseguaglianze retributive, del potere dei manager? Tutte cose su cui la Le Pen dice poco e nulla, dando per scontato che le cose restino così come sono. Non a caso Melenchon ha fatto proposte fiscali e legislative in materia forse ingenue, ma che ponevano queste questioni sul tappeto.

Quanto poi alla questione monetaria, posso vantare una antichissima militanza antieuro (il mio promo articolo contro di esso, su “Liberazione” fu del 1995, quando era ancora in fase di discussione e preparazione), dunque non ho dubbi che sia stato uno “sciocco esperimento” (come lo chiamarono gli americani) oggi apertamente fallito. Il problema è come ne usciamo e non è scritto da nessuna parte che l’alternativa secca sia fra il “monetone” europeo e il ritorno alle più piccole monete nazionali. Ci sono molte diverse alternative: circolazione doppia, monete comuni ad economie più omogenee di quelle di tutta la Ue, monete locali, monete nazionali ma collegate da una moneta-unità di conto in rapporto di parità flessibile, più o meno come era con lo Sme, eccetera) senza contare che va riproposta la questione della demetallizzazione che ha portato all’’attuale sistema della fiat money che è alla base dell’attuale iper capitalismo finanziario.

La destra pensa ad un puro e semplice ritorno al passato di monete nazionali ed in un quadro generale di grettissimo nazionalismo che non è e non può essere l’orizzonte della sinistra che deve restare quello internazionalista. E questo si riflette anche sulla questione della globalizzazione che la sinistra critica per il suo attuale formato neo liberista ma non in nome del nazionalismo. Le opzioni non sono due ma tre: il cosmopolitismo neo liberista, l’internazionalismo della sinistra ed il nazionalismo della destra (chiarirò meglio in un prossimo articolo la differenza fra cosmopolitismo ed internazionalismo).

Dunque, la sinistra già oggi ha un orizzonte diverso tanto dalla destra fascista o nazionalista quanto da quello della destra cosmopolita e liberista (a proposito: il liberismo non è fascista e non perché manchi di vocazione autoritaria, ma perché è un sistema di dominio diverso, basato su altri meccanismo di coercizione. E’ sempre un errore non distinguere fra gli avversari, ma anche su questo tornerò).

La sinistra (sia italiana che europea e, direi, mondiale), su questo terreno, ha accumulato uno spaventoso ritardo di analisi e proposta che deve colmare, ma non può e non deve appiattirsi sull’opposizione di destra e nazionalista. Si può anche votare con la destra in un referendum specifico, come è stato il 4 dicembre scorso, ma eleggere un Presidente con mandato politico pieno e generalizzato è cosa ben diversa.

Sarebbe un clamoroso suicidio politico della sinistra che deve restare con la sua proposta distinta e distinguibile senza cedere alle brutali semplificazioni mediatiche. Sarebbe un favore non solo alla destra, ma anche agli euro-liberisti che, appunto, hanno tutto l’interesse ad appiattire il dibattito a due. Rimuovendo una scomoda opposizione di sinistra. Per di più, nel caso specifico, se anche tutti, ma proprio tutti, gli elettori di Melenchon votassero la Le Pen, non basterebbero e Macron sarebbe lo stesso eletto, per cui sarebbe solo un gratuito sputtanamento senza alcun guadagno.

Peraltro una simile scelta (frutto di una straordinaria miopia tattica) avrebbe due effetti politici disastrosi: in primo luogo comprometterebbe la battaglia per le legislative, tirando la volata al Fn e ridando fiato ai socialisti che invece devono sparire dalla faccia della terra. Sul piano europeo sarebbe un disastro anche peggiore, dando fiato a tutte le destre nazionaliste dall’Ukip ai Veri finlandesi, dagli austriaci agli olandesi e per converso, consegnando a nazionalisti e fascisti la bandiera di unica opposizione antisistema. Ma siamo matti? E per di più in una Europa in cui c’è già un caso ripugnante come quello ungherese, per non dire del pericolo Alba Dorata. E qui tornano gli insegnamenti della storia e la pregiudiziale antifascista che, come dicevo prima, mantiene una sua validità: sdoganare il fascismo anche più blando ed annacquato, significa aprire la porta agli altri.

La Le Pen somiglia ad Hitler come un gatto selvatico a una tigre, sono che dopo il gatto selvatico viene una lince, poi dietro la lince viene la pantera, poi… Quando la sinistra fa pasticci come quelli dei fronti popolari fa disastri, ma quando fa pasticci “tattici” come l’appoggio ai fascisti contro liberali e capitalisti vari (vedi Germania 1930) fa catastrofi storiche; stiamo attenti.

E questo fa anche capire perché il M5s, con tutti i suoi limiti che non nego ed ho sempre criticato, svolga una funziona positiva essendo un fenomeno unico in Europa che trattiene la protesta su un terreno democratico. Ringraziate Iddio che esiste e che qui non abbiamo il Fn o Alba dorata.

E questo pezzo mi sembra il migliore omaggio che posso fare al 25 aprile: una data che mi ha sempre detto qualcosa.

 

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