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Fondi europei: la riqualificazione del centro storico di Napoli, tra ritardi e inefficienze

Al capoluogo spettano 100 milioni di euro per l'avvio delle operazioni di recupero dei beni monumentali e della riqualificazione di piazze e strade, opere da cantierizzare quanto prima per cominciare a sottrarre spazio al degrado dilagante in cui versa il patrimonio artistico.

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La riqualificazione del centro storico di Napoli, dichiarato nel 1995 patrimonio dell'UNESCO, fa parte dei diciannove Grandi Progetti che la Regione Campania deve attuare entro la fine del 2013 mediante l'utilizzo dei fondi europei POR-FESR 2007/2013. Al capoluogo spettano 100 milioni di euro per l'avvio delle operazioni di recupero dei beni monumentali e della riqualificazione di piazze e strade (indicati in questo link), opere da cantierizzare quanto prima per cominciare a sottrarre spazio al degrado dilagante in cui versa il patrimonio artistico. In un'intervista all'Espresso, l'arch. Giancarlo Ferulano, membro della Cabina di regia preposta agli interventi, ha affermato che i bandi di gara dovrebbero iniziare entro questo mese. Speriamo...

La storia dei finanziamenti europei al patrimonio culturale partenopeo inizia nel 2009 con l'approvazione del PIU (Programma Integrato Urbano) cittadino che prevedeva investimenti pari a 240 milioni di euro per riqualificare il centro storico. Tuttavia, nel 2011, la Regione Campania decide di riprogrammare i fondi europei e individua nuove aree di intervento battezzandole "Grandi Progetti". Ciò provoca la riduzione del finanziamento per il centro storico agli attuali 100 milioni.

Su questo sito gestito dalla Regione, vengono brevemente illustrate le caratteristiche di ogni singolo "grande progetto" e viene allegata la relativa cartografia degli interventi. Il richiamo al principio di trasparenza è però contraddetto dalla estrema "scarsità" delle informazione fornite al pubblico: negli elenchi mancano i progetti in dettaglio, le delibere, l'iter amministrativo, il cronoprogramma ecc.; bisognerebbe poi capire quali sono i criteri che hanno determinato le preferenze per un sito e non per un altro.

È il caso dei 65 milioni di euro stanziati per il "Risanamento ambientale e valorizzazione dei Campi Flegrei" o degli 80 milioni di euro previsti per "la riqualificazione delle coste e delle aree interne del litorale domizio". Quale risultato si vuole ottenere quando, per realizzare concretamente la bonifica del litorale flegreo-domizio, occorrono svariati miliardi di euro e non poche decine di milioni? E cosa pensare dei 173 milioni di euro collocati per il completamento della linea 6 del metrò di Napoli, un' opera del tutto inutile che lo scorso 4 marzo poteva provocare una strage alla Riviera di Chiaia, che dai 390 milioni di euro iniziali è lievitata a 750 milioni di euro.

Per quanto riguarda il grande progetto di riqualificazione del centro storico, non sono chiari i criteri sulla base dei quali sono state individuate determinate aree di intervento e ne sono state invece abbandonate delle altre, anche più urgenti. A Napoli, invece, tutto diviene emergenza, e quindi le logiche favoriscono chi ha le giuste "entrature" per farsi finanziare il palazzo o il santuario di proprietà.

Alla liste delle cose da fare d'urgenza, manca, ad esempio, la seicentesca chiesa di San Carlo alle Montelle, chiusa da quattro anni dopo la comparsa di una grossa voragine nel pavimento, oggi la troviamo esposta all'abbandono più totale e al pericolo di crollo; manca la basilica di Santa Maria della Pazienza, da più di un anno alle prese con le infiltrazioni d'acqua che hanno danneggiato gravemente il soffitto e hanno costretto il parroco, padre Buffardi, a transennare l'area con le panche riservate ai fedeli (il Comune, proprietario del complesso, risponde di non avere i soldi per le riparazioni); c'è lo storico ponte di Chiaia, danneggiato dai vicini cantieri della metropolitana. La funzione dei fondi europei, infatti, dovrebbe essere quello di favorire la soluzione di situazioni emergenziali, e quindi la precedenza spetterebbe ai complessi monumentali più fatiscenti.

Insomma, l'elenco delle emergenze non finisce certo qui: secondo stime attendibili, sono ben duecento i beni architettonici da riqualificare. Gli attuali 100 milioni di euro sono sufficienti per un numero di chiese pari a quindici: meglio di niente, ma si tratterà soltanto di una goccia nel mare che rischia di disperdersi se non verrà attivato subito dopo il ciclo di manutenzione ordinaria.

Senza contare che se i bandi non partiranno entro la fine dell'anno, il denaro ritornerà di nuovo nelle casse di Bruxelles.

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