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Flat Tax: accordo tra Berlusconi e Salvini. Le ultime repliche del Grande Imbonitore

C’è una cosa che ci manca molto, di Silvio Berlusconi: le mirabolanti panzane che il deCav. riusciva ad ammannire ai creduli italiani, quando le idiozie ancora non si chiamavano narrazione. Ecco perché oggi ci è gradita l’occasione per un revival, grazie all’aneddotica del “negoziato” tra Berlusconi ed il leader leghista pro tempore, che ieri era Umberto Bossi e oggi è Matteo Salvini. Anche cambiando l’ordine dei fattori, le scemenze non mutano.

Dunque, come ci informa il Giornale, Berlusconi e Salvini sono d’accordo sul punto programmatico dell’introduzione della leggendaria flat tax. L’unico, peraltro superabilissimo, elemento di contenzioso tra i due statisti è l’aliquota, bontà loro. Sarà il 20% o il 15%? O magari anche meno per le prime cento telefonate, venghino!? Dove Berlusconi ha invece idee originalissime è sulla gestione della moneta. Passano gli anni ma il talento comico di Berlusconi resta intatto, pur se un filo prevedibile, come accade ad ogni grande animale da palcoscenico prima dell’ultimo sipario. Come si può leggere nelle anticipazioni dell’ennesimo cinepanettone stampato di Bruno Vespa, “C’eravamo tanto amati“,

«Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone e Cina sono usciti dall’ultima, lunga crisi perché hanno stampato moneta. Il premier giapponese Shinzo Abe ha raggiunto addirittura il 20% del Pil. Con lo stesso criterio, noi avremmo potuto stampare più di 350 miliardi di euro. E l’inflazione in Giappone è aumentata solo del 3,5%, un buon lievito per l’economia. Dobbiamo agire su due fronti. Da un lato rendere l’euro competitivo con le altre valute, dall’altro affiancarlo a una moneta nazionale aggiuntiva. Inoltre dobbiamo ottenere una revisione del bail in, un rischio per i risparmiatori che depositano i soldi in banca»

Notate il grande mestiere del vecchio commediante, che non intende cedere la scena a nuovi assertivi guitti? Assai poco conta che la Bce stia facendo esplodere il proprio bilancio con il QE, o che tutto quello che la Abenomics ha ottenuto sinora sia stata una fiammata inflazionistica da deprezzamento del cambio, peraltro prontamente riassorbita e sfociata nuovamente in deflazione malgrado la Bank of Japan prometta sfracelli, addentrandosi sempre più nella manipolazione della curva dei rendimenti. Quanto ad evitare il temuto bail-in, che dovrebbe certificare il dissesto di una banca e che invece è parte di un diabolico piano per attentare al risparmio degli italiani, il problema non si pone: stampa che ti passa.

 

Di tutto rilievo è però la proposta berlusconiana di una moneta parallela all’euro, nazionale ed avente corso legale. Forse questa proposta è uscita a Berlusconi durante la lettura delle fiabe ai nipotini, chissà. Ma è certamente indicativa di quanto sia possibile proferire sciocchezze, o più propriamente sconfinare nella farneticazione, senza che voli una mosca. E del resto, anche l’esigenza di rendere l’euro “competitivo con le altre valute”, è un punto programmatico mica da ridere. Appena riusciremo a capire che significa.

Svalutazioni competitive, forse? Sapete, per evitare di “svalutare il lavoro anziché la moneta”, come sostiene una nuova schiatta di scienziati affetta da illusione monetaria, e che quindi si disinteressa delle grandezze reali per concentrarsi su quelle nominali. Oltre a non sapere cosa sono le catene globali di valore ed altre cosine del genere, nell’era del Grande Arretramento del commercio mondiale. Questi scienziati li potete vedere all’opera nei social network e a volte anche in tv, dove si recano per portare una parola di conforto al popolo sofferente ed orfano di Collodi. Alcuni di loro, in un movimento pendolare che torna uguale a sé stesso da circa un lustro, sono più volte rapidamente passati dall'”usciamo dall’euro durante un weekend”, al fare perno sulla kindness of strangers, invitando l’odiata Germania a dare prova di solidarietà europea uscendo unilateralmente dalla moneta unica. Sempre meglio che lavorare o fare ricerca accademica, diciamocelo.

Poi ci sono altri insigni statisti di centrodestra, pronti a ricomporre la compagnia di giro, come Giorgia Meloni, che hanno elaborato suggestive sintesi, proponendo ad esempio di mettere in Costituzione il tetto alle imposte e sostenendo al contempo la “sovranità monetaria”, che per loro significa una ed una sola cosa: stampare moneta. In tal modo, fissato il tetto costituzionale alla tassazione, quando la spesa causerà l’immancabile voragine nei conti pubblici, basterà stampare per coprire la differenza. Geniale, non trovate?

Come che sia: grazie Silvio, ci hai fatto ringiovanire di qualche anno, e per un fugace momento ci hai distratto dalla nostra miserrima condizione. Sarà dura fare senza di te, in futuro. Perché non ci sono più i televenditori di una volta. Ed anche il tuo erede naturale, Matteo Renzi, appare ancora troppo ancorato alla realtà, per riuscire a regalarci qualche momento di genuina evasione. Prima di passare direttamente alle sostanze psicotrope, gli italiani proveranno con gli ultimi arrivati, quelli del M5S. Ma la nostalgia per il televenditore di Arcore resterà indelebile.

Foto: Ricardo Stuckert/PR/Wikimedia

Questo articolo è stato pubblicato qui

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