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Firmo, voto, scelgo. Aboliamo il Porcellum

La raccolta delle firme per abolire il "Porcellum" e ridare ai cittadini il potere di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento.

La consequenzialità logica è semplice e lineare: firmo, voto, scelgo. È lo slogan del comitato referendario per i collegi uninominali, presieduto da Andrea Morrone e composto da Idv, Sel, Pli, Unione popolare, Democratici di Arturo Parisi (coordinatore politico del comitato), Rete dei referendari di Mario Segni. 

Entro settembre “firmo” per chiedere l’indizione del referendum; nella prossima primavera “voto” per abrogare il famigerato “Porcellum”; nel 2013, salvo imprevisti, “scelgo” il mio rappresentante in Parlamento. Un diritto del quale il cittadino è stato espropriato nel 2005, quando fu approvata la legge Calderoli, definita “una porcata” dall’allora ministro per le riforme – e, su quella scorta, “Porcellum” dal politologo Giovanni Sartori – a causa di alcune contestatissime caratteristiche, prima fra tutte quella delle liste bloccate.

Il termine ultimo per raggiungere le 500.000 adesioni necessarie (soglia elevata precauzionalmente dai promotori a 600.000) è fissato al 30 settembre, ma per questioni organizzative e burocratiche è bene chiudere la raccolta entro il 25. È possibile sottoscrivere i quesiti referendari presso i banchetti allestiti in tutta Italia o nei comuni, anche in quelli che non hanno dato alcuna pubblicità all’iniziativa. Basta chiedere e da qualche armadietto spunteranno fuori i moduli da firmare.

Fiutata la possibilità di dare la spallata decisiva al governo, nei giorni scorsi anche il Pd si è dato da fare, ospitando alle feste dell’Unità i banchetti per la raccolta delle firme, dopo l’iniziale titubanza spiegata con l’esistenza della proposta democratica già depositata in Parlamento, che ricalca il sistema elettorale tedesco (proporzionale con sbarramento).

Non sarebbe male se, per una volta, a sinistra la smettessero di sbranarsi e si compattassero per raggiungere un obiettivo di vitale importanza per la qualità del nostro sistema politico. In 150 anni di storia unitaria, soltanto le leggi elettorali fasciste hanno superato quella attuale per sprezzo della democrazia: la legge “Acerbo” del 1923, che assegnava i due terzi dei seggi alla lista (o coalizione) che avesse superato il 25% dei voti; la legge del 1928 che introdusse il plebiscito e la lista unica; il regio decreto del 1939 che abolì la Camera dei deputati e istituì la Camera dei fasci e delle corporazioni, priva di alcuna legittimità elettorale e composta “ex officio” dai vertici delle corporazioni e dai segretari federali del partito nazionale fascista.

Il “Porcellum” salva la forma, ma nella sostanza rappresenta un vulnus al diritto del cittadino di scegliersi i rappresentanti, concentrando nelle mani di quattro-cinque leader di partito il potere di “nominare” i componenti dell’intero Parlamento. Probabilmente, proprio per questa caratteristica – tutt’altro che disprezzata dalle segreterie dei partiti – è mancata sempre, al di là dei proclami, un’azione convinta per modificare la legge. Il referendum rappresenta l’ultima spiaggia e la possibilità di inchiodare alle proprie responsabilità l’intera classe politica. L’abolizione dell’attuale legge ripristinerebbe il “Mattarellum” (così denominato dal relatore della legge, Sergio Mattarella), un sistema elettorale misto che assegna il 75% dei seggi di Camera e Senato mediante l’elezione in collegi uninominali e il restante 25% con il metodo proporzionale. Non proprio il massimo della semplicità se si pensa al complicatissimo meccanismo dello “scorporo”.

L’obiettivo ultimo dei referendari è però quello di costringere il Parlamento a porre mano ad una nuova legge elettorale che, come ha sottolineato Cittadinanzattiva, ridia autorevolezza ad un Parlamento ormai espropriato del proprio ruolo e tuteli l’effettività del diritto di voto dei cittadini. Se poi i 945 “nominati” (più i senatori a vita) non dovessero essere in grado di confezionare una nuova legge elettorale, sempre meglio il “Mattarellum” del “Porcellum”. 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Mauro Miccolis (---.---.---.189) 27 settembre 2011 10:38
    Mauro Miccolis
    QUESTO REFERENDUM è INUTILE L’UNICO SCOPO DI CHI LO HA PROPOSTO ERA QUELLO DI AFFOSSARE IL REFERENDUM DI PASSIGLI 

    un ritorno alla legge Mattarella è radicalmente negativo non risolve né il problema delle liste bloccate (i candidati nei collegi sono pur sempre scelti dalle segreterie di partito) né di evita che il Collegio uninominale a turno unico della Mattarella produca gli stessi effetti del Premio di maggioranza (e cioè coalizioni troppo ampie e disomogenee incapaci di governare).

    1. SOLO IL REFERENDUM PASSIGLI SARA’ AMMESSO DALLA CORTE COSTITUZIONALE (http://www.facebook.com/notes/cesar...)
    2. IL REFRERENDUM DI IDV+SEL PORTA AD UNA LEGGE ELETTORALE CON GLI STESSI DIFETTI DEL PORCELLUM ANCHE SE IN FORMA ATTENUATA.





    INOLTRE, non dimentichiamo che per i referendum è previsto un rimborso pari a 0,52 euro per ogni firma per un totale massimo di 500.000 firme (le minime previste dall’art. 75 Cost.) se viene raggiunto il quorum. Chi presenta le firme autenticate entro i 3 mesi di tempo previsti dalla legge attuativa del referendum (legge 352/70) e queste sono state ritenute valide ha diritto per legge a 260.000 euro per ogni quesito referendario presentato (0,52 x 500.000). Se i quesiti referendari sono 4 (come per il 12 - 13 giugno scorsi) il rimborso è pari a 260.000 x 4. Capito perché fanno tanti referendum ? Anziché uno solo con più quesiti ?

  • Di (---.---.---.179) 27 settembre 2011 11:28

    Penso che in un momento come l’attuale dividersi costituisca l’ennesima prova di irresponsabilità e di autolesionismo. Penso anche che ci siamo già fatti del male abbastanza. Bisogna individuare le priorità e comportarsi di conseguenza, senza volersi per forza appuntare sul petto la medaglia di primo della classe. Per me è essenziale abolire questa legge vergognosa, che lo faccia Arturo Parisi o Stefano Passigli mi è del tutto indifferente. In Italia, come è noto, il referendum è uno strumento abrogativo, per cui dopo l’abrogazione di alcune parti della legge, in ogni caso, ci dovrà mettere mano il Parlamento. Neanche io sono un fan del Mattarellum, ma pur di cancellare la porcata di Calderoli, sono disposto a turarmi il naso 500 volte. Che qualcuno ne faccia una questione di competizione a sinistra è triste e conferma come il frazionismo sia una malattia difficile da debellare.

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