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Fine vita e suicidio assistito

I politici preferiscono lavarsene le mani, bloccando le leggi per seguire le loro “fedi” personali. E le persone restano nel loro profondo disagio e grande dolore.

La scelta di Dj Fabo questa mattina era su tutte le pagine dei quotidiani.
Ancora una volta una persona è stata costretta ad andare all’estero per poter porre fine in modo indolore alla propria vita. E stiamo parlando della sua vita, non di quella di qualcun altro.

Sono passati otto anni dalla morte di Eluana Englaro. E prima di lei Luca Coscioni, Max Il letto vuoto lasciato da chi se n'è andato Fanelli, Piergiorgio Welby e tanti altri di cui non conosciamo il nome. Persone che chiedevamo a chi ci governa di fare quello per cui sono stati votati: legiferare.
E non è successo nulla. I nostri politici non sono stati in grado di mettere a punto una legge.
Il ddl che dovrebbe rispondere alla richiesta dei cittadini, probabilmente lascerà questa settimana la Commissione Affari Sociali per approdare in aula, non è ancora chiaro se a marzo o ad aprile. Ma la relatrice Donata Lenzi ha già anticipato al Messaggero che “in aula sarà molto difficile arrivare all’approvazione”. A quanto pare non sono stati fatti passi avanti dallo scorso anno.
Le “fedi” personali non consentono di approvare una legge, tenendo in ostaggio tutte quelle persone che sono in una situazione di profondo disagio e tanto dolore.


Ma in Italia quando si parla di diritti civili è sempre così. Lo abbiamo visto anche con le unioni civili, i nostri politici hanno varato una legge semplicemente per non incorrere nelle sanzioni dell’Europa.

In questo caso non ci sono sanzioni in vista, quindi se la possono prendere con molta calma.

Non mi stancherò mai di ripetere e scrivere che della mia vita voglio poter decidere autonomamente, soprattutto nel caso fossi solo un vegetale tenuto in vita da macchine.

Come sempre, io non voglio convincere gli altri a compiere le mie scelte, ma esigo che gli altri Fine vita e suisidio assistito in Europanon mi impongano le loro. Ed è proprio quello che accade in Italia.
Noi non possiamo scegliere. O meglio, lo possono fare, solo le persone che sono nella condizione di spendere migliaia di euro per porre fine alla propria vita.
Mi ricorda i tempi dell’aborto: chi aveva soldi andava in clinica, chi non li aveva dalle mammane.

Italia e Irlanda sono il fanalino di coda in Europa, come è ben evidenziato nell’articolo pubblicato a gennaio da L’Espresso. E temo che lo resteranno a lungo, quanto meno nel nostro Paese dove non vedo alcuna seria intenzione di varare una legge. I nostri politici sono troppo impegnati nelle loro liti da pollaio per ascoltare la voce di persone che, come ha evidenziato qualche commentatore, non possono urlare, scioperare e fermare il traffico.

Buon viaggio Dj Fabo.
 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Marinella Zetti (---.---.---.240) 28 febbraio 2017 14:33
    Marinella Zetti

    Oggi Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni si è autodenunciato per aver accompagnato dj Fabo in Svizzera.

    Marco Cappato rischia fino a 12 anni di carcere per procurato suicidio.
    Questa è l’Italia.
  • Di pv21 (---.---.---.109) 1 marzo 2017 18:21

    POST-verità >

    Proprio per il rispetto dovuto a una vicenda umana tanto terribile quanto tragica non si può travisare la realtà dei fatti.


    Quello del povero Dj Fabo è stato un caso di “suicidio assistito”. Andando in Svizzera ha potuto ottenere e assumere un composto sedativo-venefico che in pochi minuti l’ha portato al decesso.

    Arresto cardiaco che, come attestano le cronache, si può conseguire anche a casa propria con l’ingestione di una dose massiccia di certi sonniferi.

    ANCHE in tal caso nulla impedisce che sia lasciata una lettera testamento, ma verrebbero meno delle valide ragioni per una qualche autodenuncia da parte di soggetti terzi.

    Ancora.


    In tutto il continente Europeo, oltre alla Svizzera, solo Belgio, Lussemburgo e Olanda hanno legalizzato tale pratica letale.

    CASO ben diverso è quello dell’eutanasia “passiva” che contempla l’interruzione-omissione di trattamenti medici.

    Situazione da tenere a sua volta distinta dalla nota vicenda di Eluana ENGLARO dove la pura nutrizione artificiale mantenne per tanti anni in vita un corpo ridotto allo stato vegetativo. Alimentazione surrogata che fu forzata e prolungata fino al punto di configurare l’accanimento terapeutico.

    Non ultimo.


    E’ BENE puntualizzare che il dibattito ancora aperto in merito al dispositivo legislativo da dare al “BIOTESTAMENTO” verte solo sugli ultimi due casi.

    Ossia, sulla possibilità che sia rispettata e diventi per legge “vincolante” la volontà (a suo tempo già espressa dal paziente) di non venire sottoposto a certi trattamenti.

    Si va dalla nutrizione-idratazione artificiale all’uso di palliativi antidolore e/o a farmaci in grado solo di rallentare il decorso del processo degenerativo.

    Per contro.


    NON E’ affatto segno di “partecipato” e disinteressato sostegno-conforto cavalcare, a fini di propaganda, l’onda emotiva che il clamore dei media suscita occupandosi di siffatti calvari. Sono tragedie umane che altri hanno vissuto e vivono in sofferto silenzio.

    Travisare la verità è la chiave per venire Travolti dalle Informazioni ...

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