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Festival dell’Alta Felicità in Val Susa, considerazioni finali di un evento sempre più partecipato

Con l’ultima più che mai affollata, partecipata, gioiosa serata ieri sera, si è conclusa la settima edizione del Festival dell’Alta Felicità in Val Susa. E mai edizione potè definirsi più riuscita, nonostante le snervanti incertezze iniziali, il via libera della prefettura arrivato proprio in extremis il giorno prima dell’inaugurazione – quando l’area campeggi stava già riempiendosi delle prime tende e poi altre tende, e poi sempre più tende. “Mai vista una simile affluenza” è stato l’unanime commento degli organizzatori durante questa straordinaria tre-giorni.

di Daniela Bezzi

(Foto di Giorgio Mancuso)

“E’ proprio vero che le intimidazioni di chi ci vorrebbe sopprimere, attaccandoci con i più assurdi pretesti, servono solo a rinforzarci nella determinazione a resistere! E’ sempre stato vero anche per le scorse edizioni ed è particolarmente vero questa volta ” sono state le parola di Nicoletta Dosio durante uno degli incontri iniziali sabato mattina, in tema di carcere che andrebbe abolito, insieme a quell’obbrobrio che è il 41bis. “E proprio vero che ciò che rispunterà naturalmente ovunque, non può essere soffocato” ha concluso, con uno degli slogan dei Soulevements de la Terre, che sono ormai un punto di riferimento per la galassia dei movimenti in Italia non meno che per le varie Zad in Francia, nonostante il ‘decreto di dissoluzione’ recentemente emesso dal Governo Francese.

E così è stato: lungi dal lasciarsi intimidire dal balletto delle dichiarazioni che fino all’ultimo hanno messo in dubbio la regolarità procedurale di un Evento che tra l’altro rappresenta un’enorme boccata di ossigeno per il territorio, il Movimento NoTav ha lavorato al meglio perché tutto filasse nel migliore dei modi, aggregando centinaia di volontari in più rispetto alle precedenti edizioni, da Bologna, da Ravenna, dalla Sicilia, da Matera. Mai vista una ‘ciurma’ più diversificata ed affiatata!

“Mettiamo al primo posto il sogno di ogni essere vivente: quello di essere felice. E un territorio che viene stuprato da opere inutili e dannose non può considerarsi felice” aveva dichiarato Andrea Bonadonna, direttore artistico del FAF a Fabrizio Maffioletti che lo ha intervistato per Pressenza nell’imminenza del Festival. E la fiumuna, la marea, la vera e propria cittadella di giovani, giovanissimi e diversamente giovani che negli scorsi tre giorni hanno armoniosamente condiviso ogni possibile spazio della Borgata 8 Dicembre a Venaus è stata la miglior testimonianza possibile. Per il tutto-pieno che ha caratterizzato tutti gli appuntamento in programma, che erano tanti e tutti interessantissimi – e non mancherà occasione di riprenderne i contenuti nei giorni a venire, perché tutti perfettamente “in tema” con ciò che normalmente passa su questa testata: guerra, ambiente, migrazioni, repressioni e possibili risposte dal basso. Per l’ordinato svolgimento della vita di campeggio, con le cucine funzionanti dalle prime ore del giorno fino a tarda notte e la quantità letteralmente inimmaginabile di coperti. Per i servizi igienici perfettamente allestiti e gestiti, nel rispetto di tutti. Per gli spazi e i percorsi appositamente concepiti per i disabili, chiaramente segnalati e facilmente accessibili anche in area-concerti.

Non possiamo non dire della marcia di domenica pomeriggio, che è andata come è andata e come i main-stream media non hanno perso occasione di denunciare come “l’ennesimo violento attacco da parte dell’ala più oltranzista del Movimento NoTav, alla sicurezza dei cantieri per l’Alta velocità” – e contro le truppe delegate (chissà come mai) a difenderli.

Nel merito ci limitiamo a riportare la dichiarazione rilasciata da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International che al FAF di Venaus era presente con un gruppo di osservatori. Riferendosi agli standard del diritto internazionale (che “parlano chiaro: una protesta pacifica, seppur attraversata da circoscritti atti di violenza, resta pacifica e le forze di polizia devono garantire che possa proseguire, tutelando tutte le persone che vi stanno partecipando”), Noury ha definito “l’estensione della zona rossa, decisa pochi giorni prima della manifestazione, frutto del pregiudizio che l’intera protesta potesse essere violenta” e ha denunciato durante la protesta “un uso massiccio, indiscriminato e non necessario di gas lacrimogeni, anche ad altezza umana, i cui effetti si sono propagati anche a una certa distanza dagli scontri. (…)”.

E però è sotto gli occhi di tutti l’indecente militarizzazione e lo stato di guerra che questo territorio transalpino è costretto a subire da decenni – e ormai è guerra dichiarata. Nelle stesse ore in cui si conclude in alta Val Susa il Festival dell’Alta Felicità ecco pervenire dal fronte francese della Grande Opera la notizia di alcuni macchinari che sarebbero stati incendiati (bada bene) ieri notte nei cantieri di Modane. Notizia che per la verità riguarda un episodio (oggetto d’indagini che sono ancora in corso) che secondo l’amministrazione locale citata da fonti-stampa francese sarebbe successo sabato notte – ma di cui la nostra stampa non si era (guarda caso) ancora accorta per cui esce oggi, spacciata per allarmante breaking news, per aggiungere ulteriori argomenti a chi vorrebbe criminalizzare qualsiasi dissenso nei confronti della Grande Opera.

E perciò ancor più convintamente Grazie! a tutti coloro (ed erano tanti, tantissimi) che hanno collaborato per rendere possibile la tre-giorni che si sta smantellando in queste ore – e a tutti i campisti il nostro più caloroso augurio di Buon Proseguimento quest’estate, che sarà calda assai e non solo per il meteo, ma per i tanti prossimi appuntamenti di lotta in calendario.

Prossima importante tappa: Sicilia, al fondo dello stivale, per il NO al Muos, per il NO al Ponte e per la crescente militarizzazione nelle scuole, come ha ennesimamente denunciata anche al FAF l’insegnante-attivista Antonio Mazzeo con la ben nota eloquenza.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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