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64° Festa della mela di Belfiore, dal decio alla globalizzazione

La 64° Festa della Mela di Belfiore è in programma dal 3 al 4 ottobre 2015, con novità nei temi e negli eventi, grazie alla sinergia tra Amministrazione Comunale e nuovo Comitato Agorà.

La storia. Belfiore è arrivato alla 64° edizione della Festa della mela, manifestazione simbolo del territorio, della cultura, del duro lavoro nei campi. Sono passati tanti anni da quando, intorno al 1930, il parroco don Beniamino Bendinelli fece arrivare 1000 piante di mele dagli Stati Uniti d’America, che furono messe a dimora vicino al Santuario della Strà e in loc. Bova, nei terreni della famiglia Frigo.

Il melo decio. Non è un paradosso che nell’epoca della globalizzazione, le persone stiano riscoprendo il valore del territorio, della tradizione, del lavoro manuale, della qualità della materia prima.

Nell’ultimo mezzo secolo, l’uomo post moderno ha perso la propria identità, il senso del paese, della famiglia e della parentela, nonché della spiritualità e della religione comune, che lo ha fatto cadere in una profondissima crisi. In fondo la buona cucina per il consumatore attuale è fare un’esperienza culturale, un viaggio nel tempo, nelle tradizioni locali, nei sapori familiari della cultura da cui proveniamo.

Perdere il legame con il proprio territorio non può che essere fortemente negativo anche in termini di marketing. Per questo il territorio di Belfiore ha voluto “agire sulla tradizione”, puntando forse su una “stranezza e peculiarità” in campo enogastronomico, la quale non conosce crisi.

Il melo Decio è un’antichissima varietà, quasi sicuramente di origine autoctona veneta. Di questo “pomo” si tramanda una leggenda classica: nel XVI secolo lo storico fiorentino Francesco Bacchi scrisse che il “Melo d’Ezio” (nome che poi nell’uso comune divenne Decio, o Dezi in lingua veneta) venne portato da Roma ad Adria durante la campagna contro gli Unni, condotta dal generale d’Ezio vicino a Padova.

Consigliato dalla Commissione Pomologica dell’Esposizione di Treviso del 1888, il Decio era distribuito da quasi tutti i più importanti vivai del 1800. Prestigiosi studi, come la “Pomona italiana” di Giorgio Gallesio del 1817-39, la 1° catalogazione delle migliori varietà di alberi da frutta, ne attestano la presenza.

Riscoprire il Decio è riscoprire il territorio. Il cibo è uno strumento virtuoso attraverso cui raccontare il territorio, fare cultura, realizzare politiche sociali per costruire una rete esperienze e bisogni, sia dei produttori che dei consumatori.

Il percorso intrapreso nel 2013 dal Comune di Belfiore, ha visto nella Festa della Mela una strada per aumentare la partecipazione dei cittadini alla vita del paese in cui vivono e lavorano, per uscire dall’anonimato della spesa massificata, creare occasioni d’incontro fra produttori e consumatori, avviare un dialogo che coinvolga il territorio e lo faccia crescere.

Occasioni come la Festa della Mela possono creare un clima sociale di comunità che coinvolge tutti gli aspetti del vivere quotidiano: dall’educazione alimentare allo scambio culturale, dalla conoscenza del territorio alla conoscenza della propria storia, di sé e degli altri.

Non è ammissibile che i percorsi di tipicizzazione di un prodotto e di un territorio siano relegati ad una grande “esposizione di opere d’arte”, che non trovano però visitatori ed estimatori.

Per questo per la riscoperta del melo Decio è nata una collaborazione fra produttori belfioresi, tra cui il COB, Consorzio Ortofrutticolo di Belfiore e altri agricoltori che con affetto hanno conservato questa antica specie.

Con l’aiuto degli esperti di Slow Food è stata fondata la “Comunità del cibo di Belfiore” a cui si sono iscritti estimatori locali del frutto e non solo, perché importante è celebrare la produzione tipica, ancora di più farla conoscere all'esterno a nuovi consumatori ed appassionati.

Globalizzazione, biodiversità e formazione. Sono i temi che il sindaco Davide Pagangriso evidenzierà con la Festa della Mela 2015. Temi che si collegano a quelli degli anni scorsi, come il riconoscimento a presidio Slow Food del melo Decio: “Il tema della biodiversità portato all'attenzione da Slow Food ha riflessi importanti, in quanto sostengono le piccole produzioni tradizionali che rischiano di scomparire, valorizzano i territori, recuperano antichi mestieri e tecniche di lavorazione. Dopo la tutela, serve fare uno step in più: puntare sul marketing territoriale, che deve essere avviato a partire dai produttori, poiché trattasi di azioni puntuali e continue, costruite nel raccontare le proprie conoscenze e tradizioni. Per raggiungere il consumatore finale, che come me distingueva le mele solo in gialle o rosse, nulla è più importante del racconto del produttore. Sono consapevole che l'agricoltore nel mondo globalizzato attuale subisce la determinazione del prezzo, dovuto all'omologazione delle varietà. In esso, il piccolo produttore si confronta solo su pochi tipi di prodotto e pertanto sono le quantità e le condizioni produttive del resto del mondo ad essere determinanti a formare il prezzo”.

“Il prezzo ha sostituito il valore del prodotto: valore materiale, culturale e spirituale, come esplicita chiaramente Carlo Petrini in “Terra Madre”. “Il denaro ha soppiantato nettamente altri valori per diventare l'ambito segreto della felicità”. Nel sistema globale, il cibo agro-industriale è diventato merce come tutte le altre le altre, né più né meno come il petrolio o altri prodotti da scambiare, senza dare importanza a chi le produce. Ecco che raccontare il prodotto da parte dell'agricoltore diventa il modo per passare dal prezzo al valore” commenta Pagangriso. “Abbiamo anche bisogno di avere una guida nella pianificazione della produzione, sapere quali prodotti coltivare e perché: perché prosecco o pinot grigio, perché certe varietà di mele, perché certe colture... e non affidarsi solo alla tradizione, alla moda, al passaparola. Ritengo sia questa la formazione che i produttori dovrebbero ricevere dalle associazioni di categoria, dalle scuole, e dagli istituti di ricerca”.

Nel 2015 è nato un nuovo comitato per la gestione dei festeggiamenti, formato da volontari belfioresi; il gruppo si chiama “Agorà” ed ha come portavoce Tiziana Binci: “Dopo la recente esperienza con la sagra di Madonna della Strà, ci stiamo preparando per organizzare la Festa della mela, un impegno importante per la comunità economica e sociale. Entreremo di più nella cultura agricola del paese, conosceremo meglio le varietà e gli svariati impieghi delle mele che dal dopoguerra si sono affermate a Belfiore”, spiega la portavoce. “Un passaggio importante anche per noi, che siamo nuovi a queste esperienze e proveniamo anche da località diverse, per approfondire cultura e tradizioni del territorio che ci ha accolti. Manterremo un programma simile agli altri anni, le tradizioni vanno implementate ma non stravolte”.

E' previsto il consueto appuntamento con il concorso “Dolce con le mele” in cui i concorrenti si sfideranno preparando un dolce in cui la mela è l’ingrediente principale. Durante la manifestazione inoltre vendita delle mele a km zero, percorso enogastronomico, mostra di bonsai, esposizione moto d'epoca, di piccoli animali e di fotografia con “Belfiore, immagini e ricordi”.

S. Messa e inaugurazione della Festa sabato 3 ottobre, dalle ore 18.30, a seguire stand gastronomico e premiazione concorso dolci.

Domenica 4 ottobre, apertura mostra della mela dalle ore 9.00 e percorso degustazioni a partire dalle 15.30, tutto in Piazza della Repubblica 10.

 

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