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Fantapolitica: uscire dalla crisi greca accettando le proposte di Putin e dell’UEE creando una nuova Ostpolitik

 
Per ben tre volte dal 2012 sono stati abbuonati debiti alla Grecia per un valore complessivo eguale al 100% del suo PIL da parte dell'UE. Sì, proprio dalla UE di Junker, Merkel, Hollande, Draghi e Lagarde, per citare solo i nomi più ragguardevoli. In particolare le ultime concessioni salvaguardano, come richiesto dal duo Tsipras/Varoufakis, le pensioni più povere e l'iva al 13% per il settore turistico.
 
Jean Claude Junker dice perciò espressamente di "sentirsi tradito", non lo dice, ma il sentimento è quello, anche per Angela Merkel. La ventilata reistituzione della Dracma, per cui domenica si andrà al voto, e che ha certamente un peso nella affettività e nel sentimento di "orgoglio" di tanti greci, all'atto pratico si mostrerà a conti fatti ben più micidiale della austerity merkeliana dimezzando o peggio pensioni, stipendi, attività delle imprese. Insomma se la pancia dice di votare "Oki" ossia No all'Euro, la testa dovrebbe dire il contrario.
 
Il problema di fondo tuttavia resta ed è quello della prospettiva greca per il medio - lungo periodo e qui la proposta di Putin e dell'UE è indubbiamente quella che - al di là del turismo - è la migliore per lo sviluppo della Grecia: ossia farne tramite un gasdotto una sorta di terminal energetico per il Mediterraneo ed il Sud Europa. Di fatto, sinora, l'impostazione è stata quella nefasta di un aut aut che pone la Grecia di fronte al dilemma biblico del "chi non è con me è contro di me".
 
Atteggiamento sinora adottato non solo dalla UE ma anche, con il lancio del referendum dal duo Tsipras/Varoufakis. Uno sblocco ed un nuovo inizio (e non soltanto per la Grecia) è invece dato "Ausser Dienst", fuori servizio, proprio da un veterano dei più eminenti della "OstPolitik", l'ex Cancelliere Helmut Schmidt, che propone la ripresa di una OstPolitik (che ebbe tra i suoi più forti protagonisti anche il Card. Agostino Casaroli) abbandonata dal momento del "crollo del muro", come denunciato anche dall'altro suo grande, Michail Gorbaciov.
 
Un sì, tramite Tsipras, alla proposta di Putin sarebbe infatti vantaggioso per tutti: anzitutto per la Grecia, ma anche sia per la UE che per la UEE. Un no a Tsipras calerebbe il progetto a livello della sola Grecia e dunque lo porterebbe nella quasi inutilità. Il sì invece aprirebbe prospettive politico energetiche nuove e ricche per tutta l'area mediterranea. Il fatto è che Tsipras e Varoufakis da un lato si sono dimostrati del tutto non all'atezza di questa prospettiva (e della situazione sia della Grecia che dell'UE e meno che mai del rapporto con la UEE), e dall'altro neppure la UE con la propria dirigenza e la UEE con la sua sono stati capaci di tanto. Avremmo bisogno di un Helmut Schmidt non "Ausser Dienst", di un Giscard d'Estaign al posto di Hollande, di un redivivo Giulio Andreotti e soprattutto di un redivivo Card. Agostino Casaroli, e, se sull'altro fronte, invece di un Putin ci fosse non dico un Gorbaciov, ma almeno un Breznev non sarebbe male. 
 
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