Facebook non è un gioco, o non solo
Lo ammetto. Mi sono iscritta.
Per mesi ho cercato di resistere ma Facebook ti segue ovunque, non c’è persona o articolo o blog che non ne parli, bene o male che sia.
Facebook, come Internet nel suo insieme, non è altro che uno specchio della realtà, della società in cui viviamo ogni giorno e nella quale convivono migliaia di personalità e di opinioni.
Ci puoi trovare davvero di tutto e mentre condividi coi tuoi amici ciò che stai facendo puoi scegliere quale film vedere al cinema o per chi votare alle elezioni.
Lo si può usare solo per giocare ma se ne può anche sfruttare l’immenso potenziale virale che, attraverso le catene di persone, può arrivare a mobilitare l’opinione pubblica.
Penso ad Obama, a come abbia vinto le elezioni anche grazie ai social network, riuscendo a reclutare migliaia di volontari in tutti gli Stati Americani e a conquistare voti, ma penso anche al recente dibattito sulla qualità della vita nel territorio, che dalla piazza virtuale si è trasformato in confronto reale.
Qualche tempo fa avevo scritto di come molte aziende stiano vietando l’utilizzo di Facebook ai dipendenti, che ci trascorrono troppo tempo e sono meno produttivi. In questi giorni imperversa invece la polemica sulla pagina dedicata al boss Riina che raccoglie oltre 6000 fans (ne esistono altre dedicate ad altri boss): a lanciare l’allarme è stato il Times e, come scrive Repubblica, pare che la procura di Palermo abbia preso molto sul serio i commenti che vi si possono leggere.
Ora si chiede a gran voce la rimozione di quelle pagine, il che la dice lunga sulla totale ignoranza dei meccanismi sociali che animano il Web.
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