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Expo: alta scuola dell’ipocrisia​

di Giandiego MARIGO

L’EXPO di Milano: la scuola alta, forse la più alta, dell’assoluta ipocrisia, dove essa diviene arte della menzogna, della manipolazione e del perbenismo. La premessa di una menzogna epocale posta a fondamento di una dichiarazione formale, apparentemente condivisibile.

Il teatrino maleodorante dei servi untuosi del capitalismo finanziario mondiale che fingono, compunti e persino commossi una partecipata compassione che non sanno provare, che non conoscono, che non appartiene affatto alla loro cultura competitiva ed ancor meno al loro modello filosofico o alla loro spiritualità inaridita. Che è, semplicemente, impossibile per loro, in quanto contraddice le premesse fondamentali della loro visione e della loro miserabile scala valoriale per la quale la morte dei molti, inutili e deboli, vale la ricchezza dei pochi. Per chi voglia prove si consiglia anche la semplice scorsa di un libro di storia.

Tutto questo essi fanno, ovviamente, con il massimo sfarzo, fedeli alla filosofia per cui la forma è contenuto, lontani anni ed anni luce dalla realtà di cui fingono d’interessarsi. Rinchiusi nei loro teatrini lussuosi circondati da magnificenti cornici, giocando il gioco crudele dell’apparenza, fra mille e mille inutili ruote di pavone. Obbligando persino Narciso a fingersi interessato ad altro che non sé stesso.

Lo fanno dall’Expo di Milano, dopo avere cacciato dalla città i propri ultimi, sin nella profonda provincia ed anche più in là. Dopo avere svuotato la città dal suo popolo sostituito da sagome di cartone vestite all’ultima moda. Mentre ai confini del loro “mondo perfetto” si spara ai migranti.

Lo fanno nascondendosi dietro ad un modello e ad una visione che ha fatto già tutto il male possibile a quello stesso mondo che oggi essi vorrebbero salvare e nutrire.

Quello dell’industrializzazione forzata dell’agricoltura, della deforestazione, dell’abuso perenne nell’allevamento intensivo, dell’industria lobbystica della carne, farmaceutica e delle armi che diventano uno alla resa dei conti.

In una vetrina che espone una filosofia sottesa, deleteria e dannosa illustrandola come fosse panacea d’ogni male. Quella stessa che è causa prima del problema. Lasciando tutto il campo a quelle stesse multinazionali, sponsor e primi attori della grottesca parata, che hanno distrutto l’agricoltura tradizionale, perdendo innumerevoli varietà vegetali, brevettando ed appropriandosi di tutto, dal seme all’acqua.

Ipocrisia, sberleffo, raggiro ed irrisione.

Con la cortese partecipazione del Segretario Generale dell’ONU a far da testimonial alla sconfitta della speranza.

L’esposizione offensiva di una carta dei diritti al cibo ed all’acqua – fatta da chi pretende possederli e ricavarne lauto,molto lauto, profitto – come fossero “proprietà” generosamente messe a disposizione per una modica ed insignificante cifra di puro rimborso.

Quella stessa ipocrisia di fondo che riempe le piazze domenicali di popolo bue ben vestito e che permette a guitti e marpioni ridicoli e pericolosi d’inventarsi un buon senso comune e super partes, senza connotazione, onesto e sincero, né di destra né di sinistra, semplicemente sopra, della misura d’uomo, mentre qualcuno nascosto dietro brevetta acqua aria e tutto il possibile per poi rivenderlo in comodi kit pronto uso.

Infarcendo il tutto d’un finto e vuoto ribellismo e riempiendolo della brutta copia dei discorsi e delle analisi che l’alternativa ha elaborato negli anni svendendoli come originali e propri, mentre sono la rielaborazione edulcorata e svilita di drammi veri e lotte che spuntano qua e ovunque nel mondo.

Tutto questo mentre in Africa continua la rapina, fra guerre, massacri e genocidi, degli ultimi doni che Madre Terra aveva messo a disposizione di tutti, soprattutto dei popoli locali. In Sud America ed Asia prosegue la deforestazione selvaggia della foresta pluviale, polmone del mondo, per fare spazio ad allevamenti intensivi e colture di palma da olio.

Ed in paesi come la Nigeria, ma come molti altri, si perpetua la completa distruzione ambientale sull’altare del Dio Petrolio, della cui ricchezza devastante i popoli locali non vedono traccia alcuna e sono solo pochi miseri esempi fra i molti racconti possibili. Vogliamo parlare delle inutili guerre fomentate dalle fabbriche d’armi e dalla megalomania perniciosa d’un popolo che vede se stesso come “padrone del mondo”?

Ìn questo contesto e da questo pulpito ci giunge la Carta dei Diritti del Cibo e dell’Acqua letta dal presidente Matarella e “fortemente voluta” dal ministro Martina alla presenza di Ban Ki-Moon, Segretario Generale dell’ONU.

I camerieri dell’élite ci hanno regalato il loro capolavoro di IPOCRISIA.

Eppure i molti se lo sono bevuto e continuano a crederci ed anche per questo costoro continuano a deliziarci con le loro vergognose e dolorose “prese in giro”. Perdonatemi quest’ultima considerazione ma noi in fondo si ha quel che si merita. Peccato per gli ultimi veri, del tutto assenti da questa orrida performance.

Loro in fondo sono solo dati statistici, percentuali. Quindi, contano poco o nulla.

 

(immagine dal web. Pubblicato dall’autore su: Nuova resistenza)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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