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Ex-machina: un film che parla di singolarità

Ex-machina è un film del 2015 di Alex Garland. Il film parla di un programmatore per computer, Caleb, che lavora per Bluebook, il più popolare motore di ricerca al mondo. Caleb è scelto per incontrare l’amministratore delegato della compagnia ossia Nathan. Quest’ultimo vive in una casa in montagna dove sta compiendo degli esperimenti con un’intelligenza artificiale, ossia Ava.

Ava ha l’aspetto di un robot con una faccia per metà umana. Caleb dovrà sottoporre il robot ad una serie di test e poi un responso negativo o positivo riguardo tali test. Il responso positivo di tali test vuol dire che Ava è una “persona” intelligente. Nathan inoltre dice a Caleb che egli è stato selezionato per le sue eccezionali abilità e conoscenza riguardo le intelligenze artificiali.

Caleb,in modo graduale sviluppa un attaccamento ad Ava, la quale dimostra avere delle emozioni umane. Più avanti nel film però Caleb scopre che Nathan ha compiuto diversi esperimenti su diversi modelli di androidi similari ad Ava e che ora questi androidi sono conservati inattivi in degli armadi. Ava, quindi, è solo l’ennesimo esperimento o prototipo robotico.

Caleb scopre anche che Kyoko, una persona umana alle prima apparenza, in realtà è un androide anche lei. Caleb progetta di scappare con Ava ma viene scoperto da Nathan. In realtà non è cosi, Ava è stata già liberata grazie a Caleb e con la complicità di Kyoko Ava uccide Nathan accorso per rimetterla nella sua stanza. Anche Caleb viene raggirato da Ava, che fa in modo che egli non possa uscire dall’edificio.

Ava esce dall’edificio e prende le parti della pelle che gli mancano per sembrare umana dagli androidi inattivi citati prima. Una volta uscita Ava prende l’elicottero destinato a Caleb, elicottero che l’avrebbe riportato in città.

Questo è un film che parla del post-umano, parla di intelligenza artificiale, parla di singolarità. Nel parlare di queste cose il film si colloca in un particolare genere di film sci-fi che parlano di singolarità, ossia del tempo in cui le macchine diventano autocoscienti e superano per intelligenza l’uomo. Nella condizione di singolarità è possibile che le macchine diventino un pericolo per l’uomo, per l’umanità tutta. In questo film vediamo che Ava uccide Nathan e il film non mostra cosa farà Ava una volta fuori dall’edificio. L’unica cosa che vediamo è che Ava osserva degli individuo ad un incrocio del traffico, come aveva detto a Caleb.

Il film, come altri del genere, per esempio della saga di Matrix o di Terminator, incutono terrore nello spettatore perché prevedono il realizzarsi di una cosa per noi adesso non possibile, ossia l’autocoscienza delle macchine con un conseguente libero arbitrio delle stesse.

Tutto questo fa pensare e molto: il progresso tecnologico deve avere un limite o deve sempre spingersi oltre? Dal punto di vista etico e morale è giusto creare esseri senzienti come l’uomo capaci poi di mettere in pericolo la stessa umanità? È giusto creare esseri senzienti e sostituirci alla natura?

Un film quindi che pone molti stimoli e molte riflessioni a livello etico e morale. Il film si caratterizza anche per ambienti minimali e alquanto asetticiimpersonali, ambienti poi immersi nella natura e in paesaggi mozzafiato.

Il film per gran parte ha un’atmosfera fredda, gelida, come lo sono i corpi degli androidi a prima apparenza, corpi che invece provano emozioni e desideri, come quello di uscire dall’edificio in cui sono stati confinati.

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