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Etichette dei cibi: perché sono sempre più all’ordine del giorno

A inizio 2020 si è svolto nelle istituzioni europee un acceso dibattito sull’etichettatura dei cibi. Un dibattito passato presto in sordina in seguito all’epidemia di Covid, ma ora più attuale che mai: basti considerare come la reclusione e conseguente sedentarietà abbiano reso fondamentale la scelta del cibo adeguato per bilanciare l’improvvisa carenza di vita all’aperto e di sport. 

Un elemento importante della strategia “Farm to Fork”, proposta il 20 maggio dalla Commissione Europea, è l’introduzione di un’etichettatura nutrizionale obbligatoria sull’imballaggio dei cibi. Questa etichettatura obbligatoria ha lo scopo di incoraggiare l’industria alimentare a offrire prodotti sani, anche che fornire ai consumatori informazioni chiare sul valore nutrizionale degli alimenti. È importante che queste etichette siano semplici da leggere, ma anche abbastanza dettagliate da fornire informazioni utili. Quindi, meglio il modello italiano, che valorizza il DOP e DOC e la dieta mediterranea, o il “Nutriscore”, un sistema promosso dalla Francia, che qualcuno chiama etichetta a semaforo?

Non tutti purtroppo di fronte a un prodotto commerciale sappiamo distinguere esattamente la reale percentuale di nutrienti, ma soprattutto quale impatto avranno sul nostro organismo. Principalmente perché serve saper leggere l’etichetta.

Etichetta a batteria vs Nutriscore

I primi “semafori” - così chiamati perché sono etichette cromatiche dal rosso al verde- sono iniziati a comparire qualche anno fa sugli scaffali britannici, subito seguiti da Francia e Belgio.

È stata la Francia a teorizzare ufficialmente l’etichettatura denominandola “Nutriscore”: un vero e proprio “voto” che appare sull’etichetta del cibo su una scala che va dal rosso al verde, e dalla lettera A alla E. Un sistema di grande impatto visivo, ma basato su “valutazioni parziali e fuorvianti”, come afferma con decisione il ministro della Salute Speranza.

Facciamo un esempio pratico: il Nutriscore assegna ai cibi industriali un punteggio altamente influenzato dai grassi, e molto meno dai carboidrati e zuccheri. Inoltre, la valutazione si basa sui 100 grammi o 100 ml, e non sul quantitativo di una ipotetica “porzione”.

Va da sé che le associazioni di categoria italiane hanno sentito suonare l’allarme per parmigiano, affettati e conserve tipiche della tradizione gastronomica italiana. La percentuale di grassi contenuta in un prodotto come il Parmigiano Reggiano DOP, ad esempio, scoraggerebbe un consumatore francese che vede il “semaforo rosso” sull’etichetta Nutriscore, portandolo a privilegiare per assurdo un succo di frutta zuccherato. La semplificazione eccessiva del sistema Nutriscore, secondo le autorità italiane, potrebbe non solo penalizzare la gastronomia italiana ma anche la dieta mediterranea. Da lì le lamentele arrivate fino alle istituzioni europee, e il conseguente interesse della politica italiana a tutelare commercialmente prodotti che sono subito apparsi a rischio.

Nel gennaio, le autorità italiane hanno presentato un sistema alternativo alle autorità europee: la Nutrinform battery. Questo sistema è stato elaborato con il contributo di quattro Ministeri: quello della Salute, degli Esteri, dell’Agricoltura e dello Sviluppo economico. Invece di dare un solo voto agli alimenti, il sistema italiano mostra cinque pile. Queste cinque batterie rappresentano la quantità di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale rispetto alla quantità giornaliera raccomandata—un sistema che fornisce più di dettagli ai consumatori che le etichette Nutriscore. 

Solo una questione commerciale?

La domanda sorge spontanea. Infatti è naturale interrogarsi sul modo migliore per etichettare i prodotti che finiscono nella grande distribuzione organizzata, ma occorre fare un passo indietro, e valutare le convinzioni dalle quali si è partiti per il sistema di etichettatura italiano a batteria.

Soprattutto, la piramide alimentare. La conosciamo come la piramide che classifica i nutrienti in base alla dose giornaliera consigliata, e li dispone di modo che dalla base in su vediamo di quali sostanze abbiamo un maggiore bisogno.

Ma attenzione: nemmeno la piramide alimentare “classica” è la panacea di tutti i mali. Ad esempio il professor Luigi Fontana nota che lo stile di vita drasticamente sedentario dovrebbe spingere a una revisione della piramide classica. “Alla base dello schema non dovrebbero più esserci i cereali, bensì le verdure” nota il professore, insieme a tutta una corrente di studiosi che sentono l’urgenza di aggiornamento di questi parametri nutrizionali. I risultati sono molteplici. Diciamo che in generale le rivisitazioni della piramide spesso risultano come la traduzione scientifica di un’abitudine di dieta mediterranea, già portata in palmo di mano da molti nutrizionisti.

Quindi no, le etichette non sono unicamente un problema commerciale, visto che possono impattare direttamente sugli stili alimentari dei consumatori. Ma vediamo perché proprio adesso il problema è diventato di attualità stringente.

Perché proprio adesso è fondamentale uno stile di vita sano

È un fatto: la recente epidemia di Coronavirus ha cambiato le abitudini dei cittadini europei. Come la piramide alimentare ha avuto bisogno di una revisione per adattarsi alla nostra eccessiva sedentarietà, ora dovrà adeguarsi anche alle nuove esigenze generate dalla pandemia. L’obesità, già prima sconsigliabile, oggi diventa anche un fattore di rischio per il virus. Allo stesso modo, la sedentarietà imposta dal lockdown ha ridotto notevolmente lo sport e gli apporti solari di vitamina D, giusto per citare un paio di fattori.

La buona notizia è che la politica si è resa conto dell’importanza cruciale dell’alimentazione in questa fase, e sta tentando di porvi rimedio: prendiamo “Vivo Sano”, una nuova piattaforma online, creata con il sostegno di Regione Toscana. Come molte altre iniziative europee, anche Vivo Sano si pone come obiettivo la lotta all’obesità e all’alimentazione sregolata. Obiettivo perseguito con un’informazione scientificamente aggiornata e rigorosa su alimentazione e stili di vita. Il linguaggio è divulgativo e mira a essere comprensibile da tutti, evitando l’eccessiva semplificazione.

Mentre la politica cerca risposte, per noi è sempre più importante ricevere informazioni corrette riguardo allo stile di vita sano, ma anche aggiornate e autorevoli. È chiaro che questa è una necessità. Ma è chiaro anche che attenersi unicamente alle etichette non è abbastanza.

 

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