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Estela, dall’Argentina una Abuela romana

Che tra Estela Carlotto e la città di Roma ci fosse un legame forte che dura ormai da decenni non è certo una novità. La presidente delle Abuelas de Plaza de Mayo è venuta nella Capitale molte volte a cominciare dal 1981, quando ancora nella sua Argentina la dittatura civico-militare seminava violenza e repressione. Quel primo soggiorno romano faceva parte di un lungo giro europeo per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla drammatica situazione che nel suo Paese stava vivendo un gran numero di persone che vedevano calpestati i propri diritti, a cominciare dal diritto alla vita o alla libertà.

Successivamente i viaggi e i soggiorni di Estela si sono ripetuti numerosi, per testimoniare ai processi dopo la fine della dittatura, per continuare a informare e trovare aiuto e solidarietà, fino al viaggio della scorsa estate che l’ha portata a incontrare il nuovo papa argentino. Nessuna meraviglia perciò quando il Comune di Roma ha deciso di attribuire a Estela la cittadinanza onoraria. La cerimonia si è svolta in Campidoglio, nella sala in cui troneggia la statua di Marco Aurelio, alla presenza delle autorità e di una fitta schiera di amici e di persone che nel corso degli anni hanno condiviso parti del difficile percorso di questa signora tenace e sorridente verso la verità.

Il cerchio degli affetti e degli estimatori si è stretto di nuovo intorno a Estela Carlotto nel mese di maggio, quando è tornata in Italia per una nuova serie di impegni e incontri. Ancora a Roma, presso la Fondazione Basso, si è tenuta la presentazione del libro “Estela – La morte della figlia concepì una Abuela”, la biografia scritta dall’argentino Ricardo Petraglia e ora tradotta in italiano da Susanna Nanni. Il libro racconta la vicenda personale di Estela, dalla nascita a oggi, e ripercorre le circostanze che sconvolsero la sua famiglia nel periodo della dittatura: il sequestro prima del marito e poi della figlia Laura, la morte e la scoperta della nascita del bambino di quest’ultima durante la detenzione, la ricerca del nipote iniziata allora e ancora non conclusa a distanza di decenni.Contemporaneamente a queste storie familiari si sviluppa la storia di un Paese, l’Argentina, passato attraverso una una feroce dittatura e recuperato a una democrazia che sta cercando di pagare il debito della verità e della riparazione ai tanti che sono stati duramente colpiti negli anni bui. Estela Carlotto incarna la parte migliore di questo Paese, quella che non si è mai fatta sopraffare dall’odio e ha trasformato il dolore in energia, che non ha mai chiesto vendetta ma giustizia, e che a 84 anni non smette di impegnarsi per mantenere viva la memoria di ciò che è stato e che non deve più ripetersi.

Più che una presentazione in senso classico si è trattato di una vera manifestazione dell’affetto e della stima che circonda questa donna infaticabile e sorridente. Oltre all’autore, che ha raccontato di averla corteggiata per più di un anno prima di convincerla a raccontare la sua vita, erano presenti molte persone che hanno dato testimonianze piene di ricordi e di calore. La vicepresidente della Camera Marina Sereni ha rievocato gli inizi della loro lunga amicizia, cominciata quando non erano molti i politici che in Italia prendevano posizioni chiare nei confronti delle vicende argentine.

Francesco Caporale, pubblico ministero nel processo ESMA, ha ricordato invece quando, quindici anni fa, durante la presidenza Menem, mentre i militari godevano ancora in patria della totale impunità per i crimini compiuti nel periodo della dittatura, si era recato in Argentina ed Estela lo aveva aiutato a raccogliere prove e testimonianze per il processo che stava preparando.

Molti tra i presenti erano parenti di desaparecidos che avevano testimoniato nelle udienze in Italia e rivissuto momenti di ansia e di dolore, e naturalmente c’erano amici ed estimatori della presidente delle Abuelas de Plaza de Mayo. Estela Carlotto ha risposto alle tante manifestazioni di simpatia e di affetto con altrettanto calore, ringraziando gli amici dai quali attinge forza per proseguire nel suo lavoro e nella ricerca di giustizia e verità. Ha ricordato l’accoglienza e l’aiuto ricevuto in Italia dal presidente Pertini, il sostegno di Amnesty International e la solidarietà di tanti che sono stati al suo fianco.

Come sempre Estela ha sottolineato che i riconoscimenti che le vengono attribuiti sono frutto del lavoro collettivo delle Abuelas. Le Nonne, ha ricordato Estela, hanno ricevuto l’eredità dei loro figli, che credevano e lottavano per un’Argentina e per un mondo migliore, con meno diseguaglianze e più giustizia, e hanno reagito in questo modo all’immenso dolore per la perdita dei loro cari. Si sono trasformate in combattenti, al contrario dei loro uomini che spesso si sono fatti sopraffare dalla tragedia familiare e sono morti di tristezza, le Abuelas di Plaza de Mayo proseguono il loro cammino perché nessun’altra donna, madre o moglie o nonna debba più soffrire per perdite come le loro, nunca mas.

 

Patrizia Sacco per Segnali di Fumo

Questo articolo è stato pubblicato qui

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