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Estate egiziana? Un film già visto

Secondo quanto afferma l'agenzia Reuters, il presidente egiziano Mohamed Morsi sarebbe già agli arresti domiciliari. Morsi stesso è stato informato dai militari di non essere più presidente dell'Egitto dalle 19:00 del 3 luglio 2013, in seguito al fallimento dei negoziati con i militari per lasciare il potere.

In altre parole, gli egiziani dovranno tornare alle urne per eleggere un nuovo presidente appena le acque si saranno calmate.

Dopo la primavera egiziana del 2011, ora è arrivato il turno dell'estate. Gli egiziani sono ormai divenuti esperti a rimuovere regimi e a cacciare dittatori. Salvo, poi, trovarne uno nuovo da destituire in 'stagioni' diverse e successive. Mubarak ha gestito il potere per trent'anni ed è stato rimosso dal popolo dopo sanguinose manifestazioni. Lo stesso popolo che ha scelto Morsi; lo hanno fortemente voluto, acclamato, votato e, infine, eletto. E lo hanno cercato con il "bollino" in fronte: il fatidico 'callo' che viene dopo anni e anni di preghiera intensa, altresì espressa all'interno di una forma di accanimento religioso, a forza di sbattere la fronte a terra, e quale sintomo di un credo islamico convinto e determinato.

Morsi, voluto dal popolo, ha destituito il Parlamento, ha preso il controllo di radio, TV e giornali, ha cambiato la Costituzione istituendo la Repubblica Islamica e ha imposto alle donne egiziane il burqa e altre "simpatiche" limitazioni dettate dalla Sharia, la quale prevede che:

« Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande. »

La primavera egiziana è stata benedetta dal mondo intero, quello che si è sempre espresso e dichiarato come "democratico", ha condannato Mubarak e ha contribuito affinché Morsi prendesse il potere. Cioè ha permesso che la donna ricopra un ruolo arretrato rispetto all'uomo. Ora tutti tornano a esultare la grande manifestazione civile e democratica del popolo egiziano, si sa che ci sono stati morti e feriti, ma nessuno dice che in piazza Tahrir, proprio il giorno della 'liberazione' dal tiranno Morsi, sono state violentate centinaia di donne. Proprio da loro: dai manifestanti "democratici". No, queste cose non si dicono in un momento così storico e solenne, passano in second'ordine, anzi, meglio non dirlo proprio.

Il fatto strano è che l'Egitto non va mai dove dice il popolo, bensì il suo destino dipende tutto da un fatto ineluttabile: cioè da che parte sta l'esercito. Ora non c'è altro da fare se non attendere il momento di capire se davvero ci sarà un vero e proprio cambio di rotta democratico e di libertà del popolo, oppure giungerà in quella splendida terra, carica di storia e fascino, un nuovo Mubarak o un altrettanto Morsi.

In entrambi i casi spero si esulti, e questo vale per uno Stato qualsiasi, solo quando la donna gode di diritti paritari, quale basilare e "serio" sintomo di democrazia e libertà.

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