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Esami di Maturità: Bene, bravi, settepiù!

Alunni e professori affrontano gli esami di maturità, tra entusiasmi (pochi), disillusioni e progetti per il futuro. Testi e video per raccontare la scuola napoletana nell'era Gelmini

Quando “Marcolino” (è così che lo chiamano i suoi amici) è uscito dalla scuola, alla fine il gavettone se l’è preso. Non dai compagni di classe che lo aspettavano sorridenti, indipendentemente da come fosse andata la prova. Non dagli amici del quartiere, che erano andati a prenderlo con i motorini, e morivano dal caldo asfissiante delle due. Ma da un’anziana signora che pretendeva di riposare, nel suo appartamento che affaccia proprio sul cortile, proprio quel giorno e a quell’ora, proprio al momento dell’uscita di scuola dei ragazzi che avevano appena terminato la prova di italiano. «Allora, come è andata?». «Tutt’apposto, guagliù, ho fatto quello sulla fama!». Qualcuno più distratto, che forse ha messo momentaneamente off al cervello, confonde la fama con la fame (anche comprensibile, data l’ora): "'Noi siamo quello che mangiamo'? Io quella traccia non l’ho capita proprio!". Ungaretti, Verga e Enrico Fermi non hanno riscosso gran successo. Marcolino in ogni caso glissa, l’adrenalina è tanta ancora e va scaricata, i ragazzi cominciano a saltare, a darsi qualche schiaffo per scherzo, a impennare con il motorino, finchè il gruppo non si scioglie dopo la carica di alleggerimento da parte dell’anziana signora, che allontana la minaccia a secchiate.

La "maturità" napoletana: ripresa nei corridoi delle scuole, e raccontata da alunni e professori - guarda il video!

Andrea a scuola va a Giugliano, al liceo classico Cartesio. Quando ci parlo a telefono, il giorno prima della terza prova è tranquillissimo. I professori a fine anno si mettono sempre una mano sul cuore, e le domande del quizzettone finale, che costituisce l’ultima prova prima degli orali, in un modo o nell’altro trapelano. "Lo sai, si può portare anche il vocabolario!", scrivono su facebook i futuri maturandi, scambiandosi dritte vecchie come il mondo per copiare meglio, rassicurazioni, consigli e incoraggiamenti che anche nell’era dei social network passano per i foglietti nelle cinte e nei pacchetti di fazzoletti. "Devi venire presto domattina però, se vuoi parlare con qualcuno", si era raccomandato Andrea. "La prova comincia alle nove, ma appena aprono i cancelli la gente si butta dentro come i cani, perché prendere i posti dietro è importantissimo". Non sembra molto preoccupato per l’esame, ma come lui la maggior parte dei ragazzi che incontro: "Non è che servano a molto", spiegano quasi tutti. "È un pezzo di carta, ma io sono già proiettato verso l’università".

Già, l’università. Per questi ragazzi sembra essere quella la prima tappa dell’età adulta, e non più l’esame di maturità, come poteva essere fino a qualche tempo fa. Indipendentemente dalla quantità e dalla qualità (o cattiveria, che è la parola con cui qualsiasi studente intende il mix di severità, attenzione, rigidità e compagnia bella) dei membri esterni della commissione, infatti, l’atmosfera che regna attorno all’esame sembra essere comunque familiare, quasi ovattata, e di conseguenza anche l’approccio dei ragazzi è molto tranquillo. "Gliel’ho detto, a quella di matematica – mi racconta Daniele, che insieme a Marcolino si sta per diplomare in ragioneria – che non si deve permettere di farmi domande. Quando ho finito la tesina io mi alzo e me ne vado, non voglio sapere niente". Abbiamo preso la metropolitana insieme, con Daniele, e ne ho approfittato per fare due chiacchiere. Abita a piazza Borsa, anche se non gli piace troppo la zona: dice di tornarci solo a mangiare e dormire, perché fino a qualche tempo fa abitava alle “case nuove”, a Secondigliano, ed è lì che ha tutti gli amici che raggiunge ogni giorno. Mi confessa, dopo aver esitato un po’, di non avere la minima idea di chi sia Ungaretti, mentre conosce D’Annunzio per qualche particolare hot della sua vita, che racconta con la fierezza di chi ha imparato qualcosa di sconvolgente. Ha una teoria interessante: "Questi esami io li leverei di mezzo. Ma leverei di mezzo proprio la scuola così come è fatta. Ai ragazzi come me, che preso ‘sto diploma devono cercare lavoro, a che gli serve sapere le poesie di D’Annunzio? Io tra tutti i miei amici non ne conosco uno che poteva fare quest’esame per bene, da solo, senza essere aiutato dai professori. Penso che qua domani se tutti ‘sti ragazzi che stanno facendo l’esame si scordano chi è D’Annunzio e Dante, nella loro vita non cambia proprio niente". Che fare, allora, dopo questi cinque anni? "Non lo so, mica faccio il preside! So che così non va, non ci possono chiedere a noi di D’Annunzio. E comunque la scuola sta piena di problemi". A questo punto Daniele si lancia a spiegarmi qualcosa di approssimativo sulla riforma Gelmini, che in ogni caso sembra conoscere un po’ meglio di D’Annunzio e Ungaretti.

La riforma Gelmini vista da Napoli- guarda il video!

Nel frattempo, proprio a Napoli, c’è un nuovo sindaco. Finita la stagione degli entusiasmi elettorali, chi vive la città ha cominciato a bussare, più o meno amichevolmente alla porta di palazzo San Giacomo, alla ricerca di risposte e cambiamenti che la nuova amministrazione ha promesso. L’emergenza rifiuti, quindi, i problemi del welfare, del lavoro, della precarietà. E la scuola, che lo stesso sindaco ha definito una priorità. Con il sindaco e gli assessori competenti in materia, si sono incontrati qualche settimana fa gli insegnanti e i dirigenti scolastici, per provare a fare un punto della situazione, per focalizzare prima i problemi, e cominciare a parlare delle soluzioni. Per quanto riguarda i primi, non ci sono stati ostacoli, sono venuti fuori a fiumi, nemmeno tutti pertinenti rispetto alle potenzialità di intervento del comune: dall’edilizia e la condizione degli edifici, fino al tempo pieno, la mancanza degli insegnanti di sostegno e le inadempienze della mensa. Per le soluzioni, l’appuntamento è stato rilanciato al mese di dicembre: "Vediamo in cinque mesi cosa riusciremo a fare – ha detto il sindaco – e ci rincontriamo qui, per fare un bilancio insieme". 

Napoli e le sue scuole, tra problemi e soluzioni possibili - guarda il video!

Ah, Andrea li ha finiti, gli orali. Ma questa scuola non gli piace, lo dice da tempo, e la sua testa è alle aule del policlinico, a un'università che però (peggio che andar di notte), lo convince ancora meno. Ai professori che incontrerà a lezione e agli esami, alle nuove e più interessanti facce che vedrà, e a tutto quanto ci possa essere di più lontano dalle aule pericolanti del Cartesio di Giugliano. Settanta, in ogni caso, va più che bene: da settembre si diventa adulti, ma c'è ancora un po' di tempo. Citofonare dopo l'estate. (riccardo rosa)

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