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Ergastolo a Fritzl. Potremo mai dimenticare?

Finirà il resto dei suoi giorni in carcere Josef Fritzl, conosciuto ormai come il padre stupratore. Lo ha deciso ieri sera tribunale di St. Poelten, nel processo cominciato il 16 marzo, accettando tutti i capi d’imputazione contestatigli. Una sentenza, quella d’ergastolo, che può solo minimamente alleviare quello che per 24 anni quest’uomo ha fatto alla figlia.
 
Ventiquattro anni di segregazione e di stupri continui (più di 3000 dicono le cronache), sette figli avuti, uno di cui morto, tre, invece, che vivevano in “superficie” e tre nel Bunker, costruito per diversi anni da Fritzl, il quale al compimento dei 18 anni della figlia, l’attirò con una scusa e la rinchiuse per sempre. La madre si è sempre detta all’oscure spiegando che il marito le aveva detto che la figlia era scappata con una setta (l’aveva costretta a scrivere lettere in cui diceva ciò) e non ha avuto sospetti neanche quando il marito ha portato tre bambini a casa, spiegando che era stata Elizabeth a lasciarli sull’uscio della casa.
 
Il sequestro è terminato solo quando la figlia maggiore Kerstin di 19 anni, fu portata in ospedale e i medici si sono insospettiti per alcuni sintomi e hanno chiesto di parlare con la madre. Lì Elizabeth ha confessato tutto.
 
Ha accettato la sentenza Fritzl, e ci mancherebbe!, senza bisogno di consultarsi con il suo avvocato e ora sconterà gli anni che gli restano da vivere in un manicomio (potrebbe essere liberato dopo 20 anni, in caso di accertata guarigione mentale, ma alla sua età sembra più che difficile). Fritzl ha ammesso tutte le sue colpe anche quelle più tremende come la riduzione in schiavitù e omicidio colposo di un neonato nato dall’incesto e morto 66 ore dopo per problemi respiratori e seguentemente bruciato.
 
A far cedere definitivamente Fritzl erano state le 11 ore di interrogatorio della figlia Elizabeth che chiedeva che il padre scontasse la pensa fino alla morte. Prima di questo la difesa aveva contestato l’omicidio e chiesto le attenuanti, ma ieri il colpo di scena “Rimpiango con tutto il mio cuore quanto ho fatto alla mia famiglia. Purtroppo non posso rimediare. Posso soltanto cercare di ridurre il danno”. Ora i medici sospettano che possa tentare il suicidio e lo tengono sotto osservazione.
 
È terminata così una delle tragedie più tremende di questi ultimi anni, ma potremo mai dimenticare?

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