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 Home page > Tempo Libero > Musica e Spettacoli > Enrico Dindo e Pietro De Maria al Teatro La Fenice

Enrico Dindo e Pietro De Maria al Teatro La Fenice

Si conclude in bellezza con un recital di un duo di eccezione la stagione 2019 di Musikamera

Sale Apollinee al completo per applaudire il pianista veneziano Pietro De Maria ed il violoncellista torinese Enrico Dindo. Vitale Fano, musicologo e membro del consiglio direttivo dell’Associazione Musikamera, prima di introdurre al programma della serata, ha tracciato un sintetico bilancio della stagione : sale più gremite e un considerevole aumento del numero di abbonati, ricordando come tutti i concerti siano stati realizzati in collaborazione con la Fondazione musicale Omizzolo-Peruzzi di Padova.

Nella prima parte del concerto, due autori significativi del ‘900 storico italiano. Di Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968), i due solisti hanno interpretato “Notturno sull’acqua op.82a”. “In riva al’Arno, alla Gonfolina, in una sera di giugno. Dolce e tranquillo, con sognante malinconia”.

Castelnuovo-Tedesco fu uno dei compositori italiani trasferitisi all’estero (a Los Angeles nel 1939), per sfuggire alle leggi razziali. Diventa cittadino americano nel 1946 e rimane negli Stati Uniti fino alla morte. Il brano, composto nel 1935 quando l’Autore era ancora in Italia, come si legge nel programma di sala, “dipinge un quadro di sognante malinconia in riva all’Arno”. Un bel suono nasale del violoncello per un tema cantabile. Il pianoforte tratteggia persino un ballabile riff. Sembra una bella canzone popolare, scritta con eleganza, soprattutto nell’espressivo tema del violoncello. Emerge l’affiatamento, consolidato da anni di frequentazione tra i due musicisti.

Poco presente nelle stagioni ufficiali, Silvio Omizzolo (1905-1991) compose il “Concerto per violoncello e pianoforte” tra il 1957 e il 1958 per il violoncellista Max Cassoli e l’orchestra Tartini di Padova. Il duo esegue una successiva trascrizione dell’Autore in tre movimenti. L’Allegro marcato sembra l’inizio di un tango. Il pianoforte accompagna e commenta con forti note basse e un fraseggio rapido con accenti nella mano sinistra. Ad un certo punto, il violoncello parte con un andamento guerriero, come se andasse alla conquista di nuovi territori. I momenti solistici di entrambi i musicisti evidenziano la bravura tecnica e improvvisativa del singolo interprete. In un solo del cello, sembra di cogliere delle grida di aiuto, in un’alternanza di sonorità forti e delicate. Dopo una pausa di riflessione si riprende, privilegiando le sonorità più acute. De Maria si inserisce alla perfezione con un appoggio sostenuto sui tasti. Misterioso, il pianoforte, nell’Andante. C’è poca luce, scende la notte, calma ma con apparenti insidie. I passanti sono ombre indistinte. Il Rondò(Presto) conclusivo vede un inizio vorticoso del pianoforte, che poi rallenta fino a fermarsi. Parte il violoncello, con commenti del piano, finchè quest’ultimo inizia una “cavalcata”. Il cello replica con nonchalance, proponendo una frase breve, prima di un finale concitato sul modello “domanda e risposta”. 

 Dopo un brevissimo intervallo, si fa un passo indietro nel tempo per ascoltare la “Sonata in Sol minore op.65”, una delle ultime composizioni scritte da Chopin (1810-1849), tra il 1845 e il 1846, dedicata all’amico violoncellista Auguste Franchomme, con il quale l’Autore tenne l’ultimo concerto a Parigi il 16 febbraio 1848. La versione ascoltata è in 4 tempi e, come si evince dal programma di sala, vuole essere “un omaggio ad una forma musicale settecentesca che vede il pianoforte accompagnato da un altro strumento quasi che l’Autore, pianista eccelso, voglia evidenziare una nuova ricerca timbrica”. Nel’Allegro moderato, a volte il pianoforte sovrasta, per volume, il violoncello. Di un romanticismo melodico non zuccheroso è il tema del Largo, mentre nel Finale-Allegro “Il pianoforte torna ad essere protagonista, impegnato in passaggi vigorosi e tecnicamente anche difficili”. 

 Applausi calorosissimi, forse per far esplodere la tensione positiva accumulata, preludono a due brevi bis. Una dolcissima “Ave Maria” di Astor Piazzolla e il secondo movimento, “Allegro”, dalla “Sonata per violoncello in Re minore op.40” di Dmitrij Sostakovic (1906-1975), con i caratteristici glissandi del violoncello e la rapidità del pianoforte. Un bis mozzafiato che ha evidenziato ancora una volta il perfetto sincronismo della coppia di artisti. Se De Maria percuote il Fazioli delle Apollinee, Dindo suona un violoncello Giacomo Rogeni (ex Piatti) del 1717, affidatogli dalla Fondazione Pro Canale.

Musikamera effettua solo una breve pausa prima di ritornare l’11 e il 12 dicembre con il primo concerto della stagione 2020 : musiche di Brahms per un pianoforte a 4 mani tutto al femminile con Stefania Radaelli e Maria Grazia Bellocchio.

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