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Elicotteri, veicoli corazzati, aerei da combattimento: le monarchie del Golfo si riarmano

Dal 2010 al 2014, le monarchie del Consiglio di cooperazione del Golfo (Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar) hanno aumentato gli acquisti di armi – tra cui elicotteri, veicoli corazzati e aerei da combattimento – di oltre il 70 per cento.

Un segnale preoccupante, da un lato poiché testimonia lo stato di crescente tensione in Medio Oriente, dall’altro perché la situazione dei diritti umani in ciascuno dei sei paesi non è affatto buona.

I dati emergono dall’ultimo rapporto del Sipri, l’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma.

A beneficiare di questa corsa al riarmo sono i “soliti noti”: gli Usa, che coprono quasi la metà delle forniture ai paesi del Medio Oriente (non solo quelli dei Golfo, ma anche Egitto e Israele), la Russia e il Regno Unito.

Continuare a vendere armi a regimi oppressivi è anche un segnale di forte sostegno politico.

Indifferente alle crescenti violazioni dei diritti umani nelle monarchie del Golfo, testimoniate anche dall’ultimo Rapporto di Amnesty Internationalil Regno Unito continua a essere il principale fornitore di armi all’Arabia Saudita, cui ha recentemente venduto alcuni jet Typhoon.

Ha fatto notizia, in senso contrario, la decisione del governo svedese di sospendere un accordo con l’Arabia Saudita in materia di collaborazione tra servizi di sicurezza, sorveglianza elettronica e fornitura di armi.

Il motivo è la situazione dei diritti umani, in particolare la vicenda del blogger Raif Badawi, condannato a 10 anni e 1000 frustate per reati di opinione e che rischia ora anche la pena di morte.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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