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Elezioni europee, il voto nella capitale

di Federico Tomassi

Le elezioni europee a Roma hanno confermato i risultati di tutte le consultazioni elettorali dagli anni 2000 in poi, ma con alcuni elementi di novità piuttosto interessanti. Il trend di fondo è che il voto ai partiti di centrosinistra e ai loro candidati appare sempre inversamente proporzionale alla distanza dal Campidoglio; nel caso delle ultime consultazioni europee, il PD e la lista Tsipras (tralasciando il centro dove vive ormai una minoranza di elettori) ottengono il loro consenso massimo nella periferia storica a ridosso del centro, un valore intermedio nella periferia entro il Grande Raccordo Anulare e il minimo nella periferia esterna.

A fronte di una percentuale del 43,1%, in valore assoluto la lista del PD ha ottenuto oltre 500mila voti, uno dei risultati più alti negli ultimi 20 anni, se si escludono le elezioni politiche, dove l’affluenza è storicamente molto maggiore. Solo alle europee del 2004 la lista dell’Ulivo ottenne più voti in elezioni non politiche, precisamente 544mila. Quindi il successo del PD non deriva solo dall’aver riportato alle urne i propri elettori in un contesto di bassa affluenza, ma anche da una vera espansione della base elettorale.

 

Tuttavia, la scomposizione di tale risultato per fascia territoriale mostra che ciò dipende soprattutto dalla crescita dei voti nei quartieri centrali (47,5% e 78mila voti, +16mila rispetto alle politiche 2013), mentre nella periferia storica si ferma al 45% (247mila voti) e in quella anulare al 41,4% (110mila), e il dato più basso è quello della periferia esterna, pari al 36,2% (71mila). Un andamento analogo si registra per la lista Tsipras, che prende il 7,9% al centro, il 7,2% nella periferia storica, il 5,1% in quella anulare e infine il 3,4% nei quartieri più esterni.

Decisamente opposto il risultato del M5S, i cui voti sono direttamente proporzionali alla distanza dal Campidoglio: rispetto alla media romana del 25%, il Movimento ottiene il suo massimo nella periferia esterna (32,7%), un valore più alto della media nella periferia anulare (28,1%), inferiore alla media nella periferia storica (23,4%) e il minimo nei quartieri centrali (16,1%). È esattamente l’andamento che mostrava il centro-destra fino al 2010, ma già lo scorso anno fu il M5S a presentare la stessa dinamica, lasciando alle liste di Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Fratelli d’Italia percentuali più omogenee tra le diverse fasce territoriali, intorno alla media cittadina del 22,5%.

Ciò ha determinato uno scarto molto elevato tra periferia storica e anulare per il PD (8,9 punti percentuali), per Tsipras (3,8 punti) e per il M5S (-9,3 punti). Quindi anche i dati del 2014 mostrano – pur se in un contesto di netta vittoria in termini assoluti e percentuali – la relativa difficoltà del PD nelle fasce più periferiche della città, con Grillo che si sostituisce o si affianca al centro-destra nel contendere al centro-sinistra le istanze di cambiamento nei quartieri che più hanno subito la polarizzazione economica, sociale e urbanistica degli ultimi 15-20 anni.

La distribuzione per zona urbanistica è esplicativa: i risultati migliori per il PD (superiori al 48%) non sono più nella tradizionale “cintura rossa” della prima periferia, ma nel Centro Storico (compresi i quartieri Trastevere, Aventino e Testaccio), nonché nelle zone borghesi a nord (Della Vittoria, Flaminio, Salario e Trieste), sud (Tre Fontane e Grottaperfetta) e ovest (Gianicolense, Colli Portuensi e Medaglie d’Oro). Tra i primi 20 quartieri soltanto in due il PCI in passato otteneva risultati importanti: Testaccio al centro e Tiburtino Sud nella periferia est.

Analogamente, le roccaforti di Tsipras sono in pieno centro, superando il 10% a Trastevere, Esquilino, Testaccio, Celio e San Lorenzo (record col 16,3%), oltre a Monte Sacro. Invece, il centro-destra si limita a mantenere le tradizionali roccaforti dentro il Raccordo ai Parioli e a Roma nord. Al contrario, Grillo ottiene percentuali superiori al 35% nei lontani quartieri fuori dal Raccordo e isolati dal tessuto urbanistico della città consolidata, ma in rapida espansione residenziale e spesso dotati di grandi centri commerciali, come Sant’Alessandro, Acqua Vergine, Lunghezza, Borghesiana e San Vittorino (a est), Romanina (a sud-est), Malafede e Acilia (a sud), Magliana e Ponte Galeria (a ovest).

 

Riferimenti bibliografici e materiali di approfondimento

La suddivisione in fasce urbanistiche è tratta da Walter Tocci, “La città del tram”, in Tocci – Insolera – Morandi, Avanti c’è posto. Storie e progetti del trasporto pubblico a Roma, Donzelli, 2008.

KNOWLEDGE-BASED ECONOMY AND SOCIAL EXCLUSION: SHADOWS AND LIGHTS IN THE ROMAN SOCIO-ECONOMIC MODEL - clicca per scaricare lo studio, a cura del dipartimento di Economia dell’Università Roma Tre

Sinistra senza popolo: il voto nelle periferie di Roma – clicca per scaricare la presentazione (a cura dell’autore)

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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