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Elezioni: chi ha vinto a Partinico?

Cerco in tutti i modi di trovare da qualche parte un semplice cenno di notizia sui risultati elettorali di queste ultime consultazioni, a Partinico, dove ancora mi ostino a vivere. Capisco che il mio sforzo è disumano, ma non ho il diritto di capire chi ha vinto in queste amministrative? No. Non ce l’ho questo diritto, e non ce l’ha nessuno. Dobbiamo anche questa volta, come quando facciamo la coda all’ufficio postale o all’agenzia delle entrate, senza sedie e manco servizi igienici, anche se in simili luoghi di pena passiamo la gran parte delle nostre giornate, avere pazienza, e continuare a esercitarla per tempi peggiori. Perché, si sa, al peggio non c’è mai fine.

In questo esercizio noi partinicesi siamo stati abituati dalla nascita. I neonati, infatti, strillano sempre, quando diventano bambini urlano, da adolescenti schiamazzano per le strade o a scuola, e da giovanotti, impiantato lo stereo nella macchina di seconda mano che hanno comprato, stronzeggiano in autoprocessione beata ad alto volume facendo vibrare i vetri delle case. Che fighi che sono!

Figuratevi porsi il problema che un cittadino debba sapere, almeno un paio d’ore dopo la chiusura dei seggi elettorali, i risultati delle elezioni amministrative! Fossero nazionali o regionali si saprebbero subito per via dei tanti lacchè sguinzagliati dai gabelloti politici venuti chissà da dove a spartirsi la torta dei partinicoti e dei loro capiclientela. Ma qui non c’è sugo, se non quello che ciascuno prevede pensando al suo tornaconto personale e a quello che può raschiare (compensi, diarie e quant’altro) facendo il sindaco, il consigliere comunale o semplicemente il membro di una commissione. Insomma, in tempo di crisi, il partinicoto rimedia ricorrendo anche alla scatoletta di sarde salate, pronto a diliscarle e ripulirsele, per leccarsele, con un pezzo di pane. E meno male che è così. Sempre meglio delle brutte strade, quando queste non sono state prese in considerazione prima, tirandole nel gioco dei piccoli calcoli personali.

Partinico cresce per la fatica e il sacrificio di chi ci rimette ogni giorno di tasca propria, per una ristrutturazione della propria casa, del proprio terreno, o della propria impresa.

Ma torniamo a bomba. Mentre si conoscono i risultati delle elezioni in Italia, ad esempio a Barletta, Ancona, Brescia, Imperia, Siena, Treviso, Roma e via di seguito, in Sicilia tutto sembra non sia mai accaduto. Viene il dubbio: ma ci sono state elezioni? Ma quando? Sì, le operazioni si sono concluse alle ore 15 e sono la bellezza delle ore 23. Ma proprio nulla si sa? Ma che c’è il coprifuoco? Può darsi che è successo un colpo di stato iniziato proprio dalla regione “sperta” della Sicilia, e non sappiamo niente?

Impossibile. Esco fuori, trasgredendo le mie consuetudini quotidiane che mi vogliono a quest’ora inchiodato su un libro. Non c’è anima viva per le strade. Via principe Umberto, piazza Duomo, Corso dei Mille, via Bellini, via Circonvallazione, Monumento. Non un’ombra di uomo. Manco di un “lupunaru”, quelli di cui parlava Pirandello nelle sue novelle e che mia zia Marianna, senza conoscere il grande scrittore agrigentino, mi confermava che esistessero e assaltavano le persone che ad un certa ora della notte se ne andavano in giro. Meglio guadagnare il portone di casa.

Un paese così è morto senza saperlo, nonostante i seicento ottanta candidati al consiglio comunale e le venti liste allestite per il combattimento tribale di ben otto candidati a sindaco scesi in campo per la disfida di Barletta.

Ma a pensarci bene penso che non mi interessa proprio niente di sapere chi ha vinto. Non può avere vinto nessuno. L’elevato numero di partecipanti al voto (pare il 73% degli aventi diritto) è segno della sfida tra aggregazioni amicali e parentali. Andranno al ballottaggio due che non rappresentano che una percentuale irrisoria di cittadini di Partinico, che grazie a questo sistema elettorale andranno ad amministrare, non si sa per conto di chi, nell’interesse - dicono - generale. Nel migliore dei casi. E che Dio ce la mandi buona.

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