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Elezione di Ursula Von Der Leyen: qualche "conto della serva"

E’ atteso per tarda serata il voto a Strasburgo la nomina di Ursula Von Der Leyen a Presidente della Commissione Europea. Alla fine potrebbero essere determinanti i voti del Movimento 5 stelle.

E’ atteso per tarda serata il voto a Strasburgo la nomina di Ursula Von Der Leyen a Presidente della Commissione Europea. L’uscente ministro della Difesa tedesco ed esponente del Partito Popolare Europeo (PPE), il gruppo più consistente nell’organo legislativo Europeo con 182 deputati, il cui voto di fiducia è stato definito da Politico «forse la più dura battaglia per la conferma di una nomina nella storia dell’Unione Europea» dovrebbe superare di poco la maggioranza assoluta dei 374 voti sui 747 totali. Qualcuno ha ipotizzato che la Von Der Leyen possa alla fine totalizzare dai 380 ai 400 voti. Qualora la candidata tedesca non riuscisse a superare il primo turno è molto probabile che venga posticipato anche a settembre.

Tra le divergenze emerse a margine della sua nomina, da molti criticata perché avvenuta più che mai a porte chiuse e con il contestato sistema dello spitzenkandidaten, c’è il fatto che La Von Der Leyen abbia promesso in futuro di potenziare questo sistema seppur inviso ai più perché favorirebbe i candidati di punta dei partiti e non quanto emerso dai negoziati tra gli europarlamentari. Ma anche il fatto che molti dei contenuti sono stati ritenuti degli specchietti per le allodole.

I primi risultati giungeranno dopo un’intensa mattinata, verso le 20 ora italiana. La Von Der Leyen può contare sull’appoggio del suo partito, il PPE, che attraverso il leader Manfred Weber ha dato il suo pieno appoggio alla candidata tedesca. Ma per superare la soglia della maggioranza assoluta la Von Der Leyen dovrà superare lo scetticismo di buona parte dei Socialisti Europei (SD) e dei liberali di Rinnovare l’Europa (RE), gli ex Alde, la maggioranza che sosterrà l’esecutivo europeo, che assieme totalizza 444 scranni. Per farlo, però, dovrà superare lo scetticismo dei socialisti francesi e di quelli tedeschi, austriaci, belgi, olandesi e greci, che hanno mostrato non poche perplessità. Si asterranno, ma varrà come voto contrario, i laburisti britannici (LP). Mentre i parlamentari del Partito Democratico (PD), attraverso Carlo Calenda hanno dichiarato che sosterranno la candidata tedesca «ma non a ogni costo». Pieno sostegno è giunto dal Psoe spagnolo di Pedro Sanchez e dal Partito Socialista portoghese (PS) di Antonio Costa, entrambi convinti dalle promesse sull’ambiente e sulla parità di genere. I «conti della serva», per usare un termine gergale in voga tra i politici in Italia, evidenziano che dal voto dei 153 parlamentari dai Socialisti e Democratici (SD) potrebbero sfilarsi tra i 40 e i 50 voti. Pieno sostegno è arrivato da Renew Europe (108), i liberali europei (ex Alde) che raggruppano tra gli altri La Republique En Marche! del Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e lo spagnolo Podemos. Oggi in aula il capogruppo al Parlamento Europeo di RE, il romeno Dacian Cioloș, ha promesso pieno appoggio ai liberali europeisti, ma ha anche specificato che in futuro, per garantirle il pieno sostegno serviranno «indipendenza e forza propositiva», qualcosa in più della promessa delle rassicurazioni sulla concessione di facoltà di iniziativa legislativa all’Europarlamento e dell’abolimento dell’unanimità in Consiglio. Nonostante il placet, a RE potrebbero mancare i voti dei 6 europarlamentari olandesi. Niente da fare per i Verdi (74) che nonostante le ampie promesse in tema ambientale fatte dalla candidata tedesca, sin dalla prima si sono sfilati e non daranno il loro appoggio. Alla luce degli scontri tra con Von der Leyen per la bocciatura dell’ex prima ministra polacca Beata Szydło alla presidenza della commissione Affari sociali non è chiara nemmeno quale posizione assumerà Diritto e Giustizia (PiS), il partito di estrema destra polacco eletto tra i Conservatori e Riformisti (ECR), che conta 24 europarlamentari. Tra i senza gruppo ci sarà il sostegno dei 14 europarlamentari del Movimento 5 Stelle, attratti dalla promessa di istaurare il reddito minimo garantito in ciascuno stato europeo, e da alcune rassicurazioni su un ruolo di peso del prossimo commissario italiano in seno alla Commissione presieduta dalla Von der Leyen. Un argomento a cui sono stati sensibili anche i 28 eurodeputati della Lega (Identità e Democrazia), che oltre al commissario spera anche nella promessa di cambiare il trattato di Dublino, quello che regola il flusso dei migranti e ne stabilisce le competenze e le responsabilità, ma che poi si sono sfilati. Non tradiranno il segreto dell’urna i 41 voti dei comunisti e democratici socialisti (GUE – NGL), i restanti 34 voti del gruppo Identità e Democrazia (ID), e quelli (62) dei Conservatori Riformisti (ECR) che non voteranno la fiducia e daranno filo da torcere alla spitzenkandidaten.

Foto: European Parliament/Flickr

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