Elena Valdini - Strage Continua (seconda parte)

"Prima di tutto le parole, precise, sobrie, accurate, perché non possiamo permetterci di spenderne di inesatte. È una “strage”, vale a dire “uccisione violenta di un gran numero di persone” , ed è “continua” perché sulle strade d’Italia, ogni giorno, muoiono minimo sedici persone".
La parte conclusiva del libro di Elena ci racconta di dieci monologhi che l’autrice va leggendo nelle carceri; scritti realizzati da lei stessa, per epurare il dolore e rendere un "avvenimento astratto" un fatto concreto, una completaezza di dettagli che esulano dalle parole, per diventare emozioni, cuore che batte, viso che sorride. Descrizioni che di trasformano in persone, in parenti, amici, conoscenti. Un mondo reale a cornice di un semplice evento di cronca.
Parlando con lei ho deciso che non aveva senso realizzare un’intervista sul suo libro. Sarebbe stato come copiarlo pari pari. Così, nella prima parte, ho lasciato, su sua indicazione, che fossero alcune righe scritte esclusivamente per la redazione del testo a parlarci di lei e della sua esperienza.
Ora, siamo qui per ascoltare un monologo in più, quattro righe, che rubano il tempo necessario ad una riflessione più attenta, che stimolano le sinapsi addormentate, che scuotono più di quanto non si creda in prima battuta.
Un piccolo monologo che Elena ha realizzato solo per noi, solo per questa occasione.
Poche parole per fare sì che il suo lavoro non rimanga incompiuto, perché tutto ciò che ha un fine prevede evoluzione, modifica, nessuna paura e tanta audacia.
Ringrazio Elena prima di lasciarle la parola, per la sua tenacia, per essersi resa disponibile in questi tempi strettissimi, sotto Natale, in mezzo a mille altri impegni.
Grazie, per la condivisione e la grande emozione.
Potremo smettere di piangere sulla strage stradale nello stesso momento in cui smetteremo di giustificarci. Chiamiamoli “scontri”, sostantivo che interroga. La prima domanda: perché? Droga, alcol, velocità, nebbia, ghiaccio, neve, la radio che non funzionava, il telefono che squillava? Individuando le cause potremo capire se è più corretto parlare di scontro o di incidente.
Credo, in parte, di averle comprese, sono molte e ho tentato di raccontarle. La principale si sente ma non si vede: è l’indifferenza che si nutre di fatalità e produce rimozione.
Sarà il nostro senso civico".
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