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El partido esta vencido


ore 18.09 E poi sabato c’è stato il concerto della Slammer, eccezionalmente senza chitarrista, eccezionalmente cominciato durante i supplementari di Russia-Olanda, con il pubblico di Colfelice a guardare il maxischermo mentre noi suonavamo, una sensazione di strabismo collettivo bellissima che ogni gruppo dovrebbe provare prima o poi. Anch’io mentre suonavo mi sono guardato il maxischermo dal retro e ho cercato di aggiornare in tempo reale Edoardo che dall’altro lato del parco cantava, suonava nientemeno che due tastiere e non vedeva un cazzo causa leggio troppo alto. Ma il bello di invecchiare suonando, per quanto patetico possa sembrare, è anche e soprattutto competere con l’appeal di un torneo di biliardino annusando puzzo di cipolla e sarciccia. [...] ore 17.33 Proprio sul più bello, poco prima che l’Assemblea votasse la Direzione del Partito secondo metodi poco condivisi, ho dovuto lasciare l’Assemblea per rispettare l’impegno preso con Giachetti, uno che dall’Assemblea in questione s’era per varie vicende autosegato, e con i ragazzi di Carpedem. Prima del mio intervento ho fatto in tempo a sentire Lucia Annunziata spiegare ai ragazzi del giovane pubblico perché, contrariamente alle apparenze, debbano ritenersi più ricchi dei loro genitori. Il giovane pubblico in questione era composto per lo più da under 30 rutelliani ai quali ho ricordato che la condizione di under30 non può durare per sempre (quella di rutelliani probabilmente sì). Detto ciò, il loro giro in camper per l’Italia alla ricerca del PD,(in realtà era "verso il PD", ma ora come ora "alla ricerca del PD" mi suona meglio) del quale esiste un dvd che ancora non ho visto interamente, mi è sembrata una bella e formativa esperienza da fanga, di quelle che probabilmente dovremmo tornare a fare un po’ tutti, ad averne tempo, ma soprattutto voglia. ore 16.14 Accalorate riunioni aziendali rese più calde dall’assenza di aria condizionata m’hanno allontanato dal computer. Detto ciò, un passo indietro. Venerdì è uscito il mio primo pezzo sul Riformista in una rubrica dal banalissimo ma esplicito titolo "La posta di Zoro", nella quale, allineandomi ai costumi del segretario, rispondo a lettere vere o verosimili pervenutemi in settimana. La rubrica doveva uscire di sabato ma l’incombere dell’Assemblea Costituente ha anticipato di una giornata il tutto con il risultato che venerdì mattina ho visto di persona la Binetti che mi sfogliava con gli occhi. E veniamo all’Assemblea in questione. C’era poca gente, e questo l’hanno già detto in molti, ma c’erano soprattutto una tristezza contagiosa, una sensazione di sbando organizzativo e collettivo apparentemente inarginabile, un orgoglioso protagonismo da retrovia, un dietro le quinte assai più presente del palcoscenico, sicari anestetizzati, mandanti pazienti e un senso d’abbandono mai provato prima. Che alla fine della relazione di Veltroni tutte le telecamere si siano spostate all’unisono su D’Alema è solo uno dei tanti indizi di tutto ciò resi prova dall’inconsueta aggressione di Parisi a Veltroni e Franceschini, con telecamere, giornalisti e moviolisti eccitati dall’interpretazione di labiali da svolta. In tutto ciò Veltroni ha molte responsabilità e la relazione introduttiva ha avuto il torto, a mio avviso, di sottovalutare la gravità del momento interno, di fingere controllo di una situazione degna della casa delle libertà di guzzantiana memoria. Avrei preferito che Veltroni sfidasse gli oppositori esplicitamente, nominalmente, ma non l’ha fatto, perlomeno non come mi sarei aspettato e forse ha pure fatto bene, non so, del resto lui non è fatto così e questo si sa da sempre. Però le responsabilità vanno condivise e a rendere paradossale la situazione è che in campo un’alternativa a Veltroni al momento non esiste. Di solito c’è qualcuno che preme esplicitamente per far saltare il tappo, che si candida in prima persona; ecco, nel PD questo qualcuno ufficialmente ancora non c’è e se c’è non è Parisi che almeno ha avuto il merito di porre il problema pur senza dare la soluzione. "Bisogna farsi popolo", ha detto Walter, "non dobbiamo essere un’elite di professionisti della politica", e tutti si sono messi a battere le mani, i professionisti per primi. Quello che sembra sfuggire all’elite di cui sopra è che più importante del dover condividere una linea c’è l’esigenza di avere un Partito ficcato nella fanga che renda poi credibile qualsiasi linea. E quel Partito al momento o non c’è o è sempre più demotivato. ore 10.54 Che a mandare l’Italia fuori dall’Europa siano state furie rosse e zapatere e che a sbagliare i rigori decisivi siano stati giocatori che portano il rosso e il Natale nel nome basterebbe e avanzerebbe a far gridare al complotto cattocomunista ordito con il solo obiettivo di impedire alla Carfagna di girare in torpedone per le strade imbandierate di Roma come fece la Melandri a Mondiale vinto. Perchè se forse non è più tanto vero come un tempo che i successi sportivi rinforzano i governi in carica, se la notte di Berlino allungò solo di pochi mesi l’agonia del centrosinistra prodiano, è pur vero che in semifinale ci sono arrivati Putin, Merkel, Zapatero e l’arrembante Turchia, e non è pertanto difficile immaginare che, benché in altre faccende affaccendato, a Donadoni qualche moccolo sia arrivato anche e soprattutto dal suo ex Presidente. Una partita brutta, noiosa e prevedibile come un’Assemblea Costituente del PD ha chiuso l’impalpabile leadeship di Donadoni, perché nel calcio chi perde va via, spesso oltre i propri demeriti. Del resto se i giocatori migliori di questo Europeo, a parte Buffon, sono stati due che con l’Olanda non giocavano (De Rossi e Chiellini), se l’attacco non ha segnato un gol in 4 partite, e se a farci gioire per sole 3 volte sono stati un difensore su assist di un altro difensore, un attaccante avversario su punizione e un rigore, cambiare linea è urgente e necessario. Ora, se in politica è discutibile che l’esser giovani sia garanzia di risultati, di chiarezza di idee e di rinnovamento, nello sport la giovane età aiuta, e anche sull’esempio fornito da quasi tutte le nazionali dell’europeo (Francia a parte), il Lippi bis dovrebbe portare una ventata di novità, magari lasciando liberi di essere se stessi giovani spesso criticati per eccesso di gioventù e impunemente anestetizzati dalla voglia di diventare grandi. Per capirci, per la Nazionale è stato molto più utile e decisivo il Cassano bizzoso che pianse dopo il biscotto scandinavo 4 anni fa che non quello maturo e diligente di questi giorni. Se poi il responsabile dell’organizzazione sarà inevitabilmente un giovane adulto come De Rossi (uno che da infortunato ha giocato comunque meglio della media dei suoi compagni in forma), il futuro può tornare a sorriderci o perlomeno a non farci sentire in imbarazzo come in questi giorni. Di buono ora c’è che la stagione è finita, che ci si può rilassare un po’ tutti, e che a solleticarci l’adrenalina saranno colpi di mercato e ritiri estivi, con il rimpianto dei bei tempi delle intercettazioni telefoniche di procuratori e dirigenti senza scrupoli, piacevolissima lettura da ombrellone della quale, ahinoi, stiamo per essere ingiustamente privati.



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