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Egitto, desaparecido e torturato per 122 giorni

Lo scorso 31 agosto l'incubo è fnito. 

Doveva essere già il 24 agosto il giorno buono per Islam Khalil, il 27enne egiziano desaparecido per 122 giorni e sottoposto a brutali torture.

 

Tre giorni prima, la procura di Alessandria Est aveva fatto decadere la maggior parte delle accuse nei suoi confronti e ne aveva disposto il rilascio su cauzione, in attesa del processo per l’unica rimasta in piedi: appartenenza a organizzazione illegale, un “reato” confessato sotto tortura per il quale rischia tuttora fino a cinque anni di carcere.

Il 23 agosto, secondo quanto disposto dalla procura alessandrina, la famiglia di Islam Khalil aveva pagato la cauzione di 50.000 sterline egiziane (circa 5030 euro).

Il giorno dopo, Islam è stato trasferito dalla prigione Borg al-Arab agli uffici dell’Agenzia per la sicurezza nazionale di Alessandria e da qui alla seconda stazione di polizia di al-Raml, per completare le procedure per il rilascio.

Qui le cose sono andate all’opposto di come si sperava. Secondo quanto ha raccontato il fratello, gli agenti hanno iniziato a picchiare Islam Khalil con dei tubi di gomma per innaffiare (un medico ha confermato le ferite conseguenti al pestaggio). Uno di loro ha urlato “Che è tutto questo casino per la tua scarcerazione? Non uscirai se non quando sarai morto!”.

Infatti, invece di essere scarcerato, Islam Khalil è stato raggiunto da una nuova accusa: aggressione a pubblico ufficiale. La procura di Alessandria Est ha disposto nuovamente la scarcerazione in attesa dell’esito delle indagini su questo sviluppo. A quel punto, un pezzo dello stato egiziano è entrato in conflitto con un altro: disobbedendo alla decisione della procura, l’Agenzia per la sicurezza nazionale ha praticamente sequestrato Islam Khalil.

Così, il 29 agosto Islam Khalil è stato trasferito in una struttura del ministero dell’Interno a Sibirbay, nella provincia di Gharbeya, a nord-ovest del Cairo. Da qui, il giorno dopo, è stato nuovamente spostato alla stazione di polizia di al-Santa, la sua città natale.

Come raccontato in un rapporto sulle sparizioni forzate in Egitto, pubblicato da Amnesty International a luglio, Islam Khalil è stato arrestato ad al-Santa da uomini dell’Agenzia per la sicurezza nazionale il 24 maggio 2015.

Per 122 giorni, le autorità hanno negato la sua detenzione. Nei documenti ufficiali,la data d’arresto risulta essere il 20 settembre.

Durante quei quattro mesi da desaparecido, Islam Khalil è stato tenuto semprebendato e ammanettato e trasferito da un centro di detenzione a un altro, compresa la sede dell’Agenzia per la sicurezza nazionale del quartiere cairota di Lazoughly, a due passi da piazza Tahrir. Lo hanno sottoposto a ogni forma di tortura, dallesospensioni per i polsi o le caviglie fino alle scariche elettriche sui genitali.

Il 21 settembre, Islam Khalil è reaparecido (come abbiamo visto, ufficialmente arrestato 24 ore prima) negli uffici della procura di Alessandria Est. Da qui è stato portato alla prigione di Borg al-Arab e posto in una cella di sei metri per quattro dove già si trovavano 25 detenuti. Ha protestato e per punizione è stato picchiato per mezzora e posto in isolamento per otto giorni.

Sulle torture che ha denunciato di aver subito, non è mai stata aperta alcuna indagine.

Questa notte Islam Khalil è stato finalmente rilasciato e ora è a casa.

Qui, l’appello mondiale di Amnesty International al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi per chiedere la fine delle sparizioni.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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