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Ecatombe di migranti in mare. Alcune reazioni e proposte concrete

Un peschereccio di 30 metri si è capovolto a nord della costa libica mentre un mercantile si avvicinava per i soccorsi. Il bilancio è da ecatombe, si parla di 700 morti. Diamo conto delle prime reazioni della società civile a questa ennesima ed annunciata tragedia.

L'interruzione dell'operazione di sicurezza in mare denominata Mare Nostrum unitamente al peggiorare della situazione nei paesi coinvolti dai conflitti sta determinando una escalation di incidenti nel mediterraneo. In migliaia sono pronti a partire dalle coste africane, per lo più libiche. In migliaia affontano quotidianamente il mediterraneo in condizioni sempre più precarie. I risultati sono l'aumento dell'insicurezza e della violenza in cui si svolgono i viaggi. I disperati sono sempre più disperati, spesso costretti a salire con la forza sui barconi da contrabbandieri senza scrupoli, lasciati liberi di agire dalla dissoluzione di quel poco che rimaneva di Stato in Libia.

Già nei giorni scorsi si era parlato di un barcone affondato con 400 migranti a bordo, ne aveva dato notizia Save the Children. Forse rimarrà un mistero se la tragedia sia avvenuta oppure no, resta il fatto che la quotidianeità degli sbarchi oramai è una vera e propria escalation del terrore. L'ultima tragedia - che se confermata nei temrini in cui è stata annunciata sarebbe una vera e propria ecatombe - racconta di un peschereccio partito da est di Tripoli e di un may day giunto intorno alla mezza notte italiana alla Capitaneria. All'arrivo di un mezzo di soccorso i migranti si sarebbero accalcati su un lato dell'imbarcazione, causando il rovesciamento del mezzo.

L'operazione di soccorso lanciata in queste ore prosegue e vede una vasta partecipazione di uomini e mezzi. Fino ad ora sono stati recuperati 49 persone ancora in vita. Nonostante i migranti di solito non sappiano nuotare, vista l'alta temperatura dell'acqua (17 gradi), i soccorritori sperano di recuperare altri profughi ancora in vita.

Molte le reazioni della politica e della chiesa - non da ultimo quella di Papa Francesco all'Angelus che ha parlato di urgenza di una reazione internazionale. 

Nononstate il tentativo di alcune parti politiche di soffiare sul fuoco e di speculare sulla tragedia è evidente che il sistema Triton - che ha sostituito Mare Nostrum - è totalmente insufficiente e per questo motivo inutile. Se non si possono rintracciare le rotte dei migranti - come faceva prima Mare Nostrum - è inutile mantenere i mezzi pronti a partire. Le tragedie si consumano in pochi secondi, o si interviene prima altrimenti è inutile. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

La Comunità di Sant'Egidio che da anni denuncia la necessità di una politica diversa in materia di integrazione ed accoglienza, lancia tre indicazioni da seguire -sperando che la politica nazionale e quella internazionale non si girino nuovamente dall'altra parte. "Se l’Europa non è all’altezza di fermare le inaccettabili stragi del mare - scrive Sant'Egidio in un comunicato - è l’Onu che deve scendere in campo utilizzando tutti gli strumenti possibili, fino alla convocazione urgente di una riunione del consiglio di sicurezza. Siamo infatti di fronte ad un numero di vittime che assomiglia a quello di una guerra. Occorre - prosegue il comunicato - che tutti facciano la loro parte e che ci si agisca in tre direzioni: 

1) Arrestare subito le stragi del mare con l’utilizzo di navi militari che permettano l’intercettazione dei barconi e il soccorso dei migranti anche in condizioni di mare grosso.
 
2) Realizzare un sistema europeo per permettere ingressi regolari e controllati, per motivi umanitari, con un costo decisamente inferiore per i profughi (che arrivano a spendere migliaia di euro) e, soprattutto, viaggi che non comportano il rischio della vita.
 
3) Intensificare gli sforzi diplomatici e di mediazione per fermare le guerre che sono in gran parte all’origine del fenomeno migratorio.
 

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