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EUROGENDFOR: il corpo militare che toglierà al Parlamento il potere decisionale sulle guerre

EUROGENDFOR: il corpo militare che toglierà al Parlamento il potere decisionale sulle guerre

Sono ancora vivissimi per molti italiani i ricordi di quei giorni di fine inverno del 2002, quando l’asse Stati Uniti - Gran Bretagna diede il via ad una delle più sconcertanti, ingiustificate ed oggettivamente criminali (come emerge dall’inchiesta britannica degli ultimi mesi) missioni di guerra dalla seconda guerra mondiale ad oggi: l’invasione dell’Iraq.

E’ difficile dimenticare le dure contrapposizioni politiche di allora sulla questione, così come è difficile rimuovere il ricordo della più grande manifestazione di protesta internazionale. 110 milioni di persone in tutto il mondo, oltre 3 milioni solo a Roma, per un 15 febbraio in cui un’enorme fetta di umanità gridò il proprio no alla guerra in Iraq.

I dibattiti nel Parlamento italiano sulle missioni militari sono stati da sempre uno dei temi più ostici e pericolosi per ogni esecutivo. Un ordine del giorno sulla politica estera dell’allora ministro D’Alema bocciato in Senato il 21 febbraio 2007 fece scricchiolare l’intero governo Prodi. Così come l’accorpamento in un solo decreto di tutte le missioni militari correnti ha da sempre diviso bruscamente i diversi soggetti politici dell’intero centrosinistra.

Le scene degli agguerriti dibattiti parlamentari, dei "distinguo" politici e delle proteste dei leader di partito pacifisti potrebbero diventare presto immagini d’archivio, visioni di un passato remoto.

E’ in discussione in questi giorni presso le commissioni Esteri e Difesa della Camera dei Deputati la proposta di legge di ratifica del trattato, datato 18 ottobre 2007, che istituisce una forza militare sub-europea indipendente: la Eurogendfor.

Questo corpo di gendarmeria, del tutto inedito e nato nel 2003 da un’idea dei ministri degli esteri francese ed italiano (Michelle Alliot-Marie e Antonio Martino rispettivamente), prevede la partecipazione dei contingenti delle forze di polizia militare dei paesi firmatari del trattato (Italia, Francia, Spagna, Olanda e Portogallo) e dei successivi contro-firmatari (Romania, Turchia, Lituania e Polonia). Non si tratta di un vero corpo armato europeo, nel qual caso si collocherebbe alle dipendenze di Commissione e Parlamento Europeo, ma di un semplice corpo armato sovra-nazionale che, in quanto tale, gode di piena autonomia. Non risponde delle proprie azioni a nessun Parlamento nazionale, né al parlamento europeo (l’Unione Europea con tale contingente non ha nulla a che fare). La direzione è affidata, oltre che al comandante stesso (attualmente il portoghese Jorge Esteves), ad uno specifico comando interministeriale (il CIMIN, con sede a Vicenza), composto dai ministri competenti di ciascun paese, e tenuti a rispondere solo a sé stessi.

Nessuna volontà popolare espressa per mezzo della volontà dei propri rappresentanti nei parlamenti potrà sovvertire le decisioni intraprese in piena libertà dai ministri degli esteri e della difesa. E l’impiego di tale contingente, al momento valutato attorno alle 2300 unità massime, sarà affidato agli organismi che ne faranno richiesta, nell’insieme UE, ONU, OSCE e NATO.

I compiti a cui tale organo militare sovra-nazionale dovrà adempiere sono, secondo quanto specificano gli stessi relatori del provvedimento, Filippo Ascierto (PDL) e Gennaro Malgieri (PDL), nulla di diverso da ciò che i contingenti dei Carabinieri in missione all’estero hanno svolto in Kosovo, in Bosnia e in Macedonia, ma avranno, inoltre, la possibilità di prendere parte attiva alle "missioni di sicurezza" per ciò che viene definita "la fase iniziale delle Crisis Response Operation". Per i non addetti ai lavori, si tratta della fase di attacco iniziale che precede le successivi fasi di intervento militare.

Al momento, il corpo si configura come una sorta di ristretta squadra speciale di polizia militare extra-nazionale. Il giorno in cui i singoli governi scopriranno la fattiva utilità di un corpo che risponda ai soli ministri competenti, una piccola modifica allo Statuto consentirà ad ogni paese di espropriare i propri parlamenti dalle decisioni sull’impiego di tutte le proprie truppe.
In piena legalità.

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