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E’ tempo di ridistribuire le ricchezze

I due sistemi fondanti dell’ultimo secolo sono falliti. Il comunismo, com’è noto, fatta salva la Cina che ha dovuto introdurre aree in stile capitalista, e il capitalismo stesso, come sta dimostrando l’attuale crisi finanziaria. Non sappiamo se esistono altri sistemi che potranno sostituire questi due. Di sicuro c’è che se per il comunismo siamo tutti, o quasi, d’accordo, per il sistema capitalista sono in molti a ritenerlo l’unico possibile. Un cosa però è ora di cambiare: la proprietà privata. Giusta e difendibile quando si tratta di singoli che non hanno ricchezze sfrenate. Iniqua e fautrice di ingiustizie millenarie quando enormi proprietà vengono mantenute da secolari istituzioni, fondazioni, nobiltà e saghe familiari.

E’ giunta l’ora di fare due conti. Non è possibile che istituzioni, come la Chiesa per esempio, famiglie della nobiltà, fondazioni familiari e quant’altro, continuino a detenere ricchezze e proprietà spropositate rispetto ad una normale vita terrena, impedendo di fatto a miliardi di altre persone di godere di beni dati a tutti gli uomini, accaparrati così da pochissimi. Proprio così, accaparrati, perché la legge del più forte ha fatto sì che alcuni di loro, manovrando a maestria le leve di qualche potere, si sono impossessati dei beni di tutti e se li tramandano qualsiasi sia la situazione politica, nei secoli dei secoli.

La Chiesa, che predica bene e razzola male, ha ricchezze e proprietà immense che, con la scusa della caritas, mantiene lasciando solo le briciole.

Tutti i cosiddetti nobili hanno mantenuto le proprietà conquistate dai loro avi uccidendo e depredando.


Grandi famiglie hanno accumulato tanto di quel denaro e ricchezze che agli altri non resta nulla.

Colonialismo, fascismo e diversi sistemi politci hanno permesso l’accumularsi di ingenti ricchezze in mano di pochi, che non le hanno più mollate nonostante i cambiamenti politici successivi alle loro razzie.

Nella logica capitalista va rivisto qualcosa che impedisce un normale sviluppo di tutti gli essere umani, visto che la maggior parte delle ricchezze è nelle mani di meno del 10 per cento della popolazione mondiale.

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