E’ morto Eric Hobsbawm. La fine del Secolo Breve

E' morto a Londra, dopo una lunga malattia, Eric John Ernest Hobsbawm, storico marxista di origini ebraiche. La notizia è stata resa nota dalla famiglia questa mattina, lo studioso aveva 95 anni.

Pochi intellettuali possono vantare il merito di aver influenzato un numero spropositato di generazioni di storici, politologi e persino politici. Eric Hobsbawm, nato nel 1917 ad Alessandria D'Egitto (allora protettorato britannico) da una famiglia austriaca, cresciuto a Vienna e "convertito al comunismo", come disse lui stesso, a Berlino nel 1932, ha dedicato la sua vita allo studio dei rapporti sociali e della società divisa in classi.

Marxista "impenitente", è stato per decenni membro del Partito Comunista Britannico, anche dopo l'invasione dell'Ungheria nel 1956 e nonostante le feroci critiche mosse a Stalin ("non potevo tagliare il cordone ombelicale con la speranza della rivoluzione mondiale") nonché tra i maggiori animatori del "Communist Party Historians Group" di Cambridge.

Nella sua casa di Highgate, a Londra, a pochi passi dal cimitero dove è sepolto Marx (la storia non crede alle coincidenze) ha scritto alcuni dei suoi capolavori: dalle opere degli anni 60 dedicate ai "ribelli" ed ai "banditi", forme "primitive di rivolta sociale", conosciuti in Italia grazie alle storiche pubblicazioni della PBE Einaudi, fino a quello che è ritenuto da molti il suo capolavoro: "Il secolo breve", continuazione ideale dell'altro studio cui Hobsbawm ha dedicato tutta la vita, quello del "Lungo Secolo", l'800.

"Per il poeta T.S. Eliot 'il mondo finisce in questo modo: non con il rumore di un'esplosione, ma con un fastidioso piagnisteo'. Il Secolo breve è finito in tutti e due i modi", scriveva nella prefazione al suo capolavoro, lo studio di un'epoca racchiusa nel "breve" intervallo di due date: il 1914 e il 1991.

La fine di un'epoca che la morte del quasi centenario Eric Hobsbawm ha contribuito a rendere definitiva.