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E’ il diritto, bellezza. Per una priorità nella riforma del diritto d’autore

Il settore creativo è una fonte unica per la crescita, sia economica che sociale. Per un attimo, facciamo un passo indietro dagli strumenti per ricordare quello che stiamo cercando di ottenere. Giuridicamente, vogliamo un quadro ben compreso e applicabile. Moralmente, vogliamo dignità, riconoscimento e un ambiente stimolante per i creatori. Economicamente, vogliamo premiare finanziariamente, in modo che gli artisti possano trarre beneficio dal loro duro lavoro ed essere incentivati a creare di più. Sono una sostenitrice incondizionata di questi obiettivi. Ma chiediamoci, è il sistema di diritto d'autore lo strumento giusto e il solo per raggiungere i nostri obiettivi? Non proprio, temo. Dobbiamo continuare a lottare contro la pirateria, ma l'applicabilità giuridica sta diventando sempre più difficile. Nel frattempo i cittadini percepiscono le parole “diritto d'autore” e tutto quello che c'è dietro con sempre maggiore odio e insofferenza. Purtroppo, molti vedono il sistema attuale come uno strumento volto a punire e non riconoscere e premiare. E nonostante tutto, se anche servisse solo alla ricompensa economica, saremmo in fallo anche qui

Si è espressa così l'altro ieri al Forum d'Avignone Neelie Kroes, commissario responsabile dell'attuazione dell'Agenda Digitale continentale.

A meno che non si voglia tacciarla di istigazione alla pirateria o inserire le sue parole tra le demagogie degli scariconi, è evidente quanto sia prioritaria una riforma del diritto d'autore volta alla riaffermazione dello stato di diritto e non ad una sua negazione.

"Abbiamo bisogno di tornare alle origini e mettere l'artista al centro, non solo della legge sul copyright, ma di tutta la nostra politica sulla cultura e la crescita. In tempi di cambiamento, abbiamo bisogno di creatività e pensiero "out-of-the-box": arte creativa per superare questo periodo difficile e modelli di business creativi per monetizzare l'arte. E per questo abbiamo bisogno di flessibilità nel sistema, non la camicia di forza di un unico modello. Le piattaforme e i modelli di business che forniscono contenuti, distribuzione e utilizzo possono essere tanto diversi e innovativi quanto il contenuto stesso.

Le ICT possono contribuire a questo proposito. In tutti i tipi di settori, le ICT possono aiutare gli artisti per un contatto con il pubblico diretto ed a basso costo. Allo stesso tempo, possono aiutare il pubblico a trovare e godere del materiale che si adatta alle loro specifiche esigenze, interessi e gusti. Le ICT possono aiutare anche in altri modi, sostenendo sistemi di riconoscimento e ricompensa [più equi di quelli attuali]. […] Non si tratta solo di tecnologia: è un discorso di legislazione intelligente. Abbiamo bisogno di trovare le regole di diritto, il modello giusto per alimentare l'arte,e gli artisti […] Quindi, la legge non dovrebbe prescrivere un particolare modello, ma stabilire un quadro che consenta di fiorire a molti nuovi modelli […] Un sistema di ricompensa della creazione artistica, in tutte le sue dimensioni, deve essere flessibile e sufficientemente adattabile a far fronte a questi nuovi ambienti. Altrimenti uccideremo l'innovazione e gli interessi degli artisti […] Queste idee sono quelle giuste per raggiungere i nostri obiettivi? Non lo so. Ma troppo spesso non riusciamo nemmeno a metterle alla prova a causa di qualche vecchio insieme di regole fatte per un'epoca diversa - che si tratti della Convenzione di Berna, le eccezioni e limitazioni legislazione sulla direttiva IVA o qualche altra legge attuale. Così nuove idee delle quali potrebbero beneficiare gli artisti vengono soffocate prima di poter esprimere i vantaggi che apportano. Questo deve cambiare”

Più chiaro di così solo una frase del tipo “smettetela con la repressione perché sono soldi buttati; il mondo sta girando così e non sarete voi a fermarlo. La musica che passa ora è questa e su questa bisogna ballare”.

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