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Dissanguamento lento. Benetazzo, l’economia e l’Italia da rinnovare

“Era il mio paese. Il futuro che attende l’Italia” è l’ultimo libro di un comunicatore giovane e originale che utilizza un linguaggio semplice e diretto (www.bcdeditore.it, settembre 2011).
“Non so che farmene di una patria che non sopporta la verità" Curzio Malaparte.
“Il popolo italiano è un desiderio, non è un fatto” Vincenzo Gioberti.

Eugenio Benetazzo è un predicatore finanziario e una persona sveglia che conduce analisi economiche liberiste atipiche. La prospettiva liberista limitata al breve e al medio termine è sostanzialmente l’unica che viene promossa dalla stampa tradizionale e che viene osannata nelle università. L’analisi della storia economica viene tralasciata spudoratamente.

Il pensiero unico è molto pericoloso e continuando di questo passo saremo tutti più poveri, tranne una manciata di banchieri e di speculatori. Gli antichi romani affermavano che la verità è di casa a metà strada e siccome Benetazzo è una persona eclettica e giovane, avrà la possibilità di maturare attraverso la lettura di studiosi meno rigidi e meno presenti nei salotti buoni del potere.

In ogni caso il libro è fluido e offre spunti interessanti, anche se a volte si incontrano riduzionismi che non lasciano spazio ai dubbi o alle puntualizzazioni legate ai casi particolari. Ad esempio Benetazzo afferma che gli immigrati sottraggono il lavoro agli italiani, mentre le ricerche del noto sociologo Luca Ricolfi (www.polena.net) hanno ampiamente dimostrato che gli immigrati fanno sempre più spesso il lavoro che gli italiani non vogliono più fare. In genere si tratta di lavori manuali più o meno pesanti. È però vero che il lavoro non in regola sottrae posti di lavoro agli italiani e quindi servirebbero più controlli territoriali sulla presenza dei lavoratori nei cantieri edili.

Molti giovani non conoscono bene le lingue straniere e si assumono segretarie non italiane meglio formate. Il settore turistico alberghiero romagnolo è oramai dipendente dai lavoratori stranieri, dalle cucine alle reception. Il vero problema dell’Italia è che si investe pochissimo in ricerca e sviluppo e quindi non ci sono lavori decenti per i laureati, cioè le giovani menti che possono creare il valore aggiunto e lo sviluppo che va al di là dell’ordinaria amministrazione.

Comunque Benetazzo non è il classico critico italiano qualunquista e sa essere propositivo. La sua idea più concreta è quella di istituire un nuovo marchio di alta gamma chiamato “Prodotto Italiano”, per tutte le cose prodotte al 100 per cento in Italia (cioè con ideazione, progettazione e manifattura interamente italiana).

In effetti il marchio “Made in Italy” si sta svalutando in fretta: il finto “Made in Italy” sta caratterizzando troppi prodotti italiani fabbricati all’estero. Se non si corre presto ai ripari perderemo l’unica identità positiva italiana che ci è rimasta: il “Created in Italy” (le creazioni con uno stile tutto italiano). Poi c’è il problema delle imitazioni dei prodotti italiani fatti da aziende straniere: la famigerata fascia “dell’italian sounding” che infetta tutti i mercati esteri.

Quindi il vecchio Paese manifatturiero è diventato un vecchio “Paese avventuriero” che vive alla giornata. Chi pensa davvero al futuro dell’Italia e dei giovani dovrà difendere e valorizzare il vero Made in Italy, la creatività, il turismo, i distretti industriali, le piccole e le medie imprese (p. 24). Tra le altre cose Benetazzo fornisce un ottimo consiglio per risollevare il turismo: bisogna superare l’attuale burocrazia dei ministeri e assumere i migliori professioni del marketing a livello mondiale.

Inoltre si parla di crisi da globalizzazione, “una minaccia non solo per le economie avanzate ma per l’intero pianeta, in quanto lo scopo principale di chi l’ha messa in atto è quello di consentire a una ristretta lobby di corporation, multinazionali dei beni di consumo e dei servizi di intrattenimento, di poter controllare e dominare il comportamento di consumo di miliardi di persone” (p. 19).

In effetti la Cina è diventata la principale fabbrica del mondo e ha cancellato inevitabilmente molti posti di lavoro in Occidente. Ma a mio parere a lungo termine la cosa non è poi così negativa, poiché le attuali giovani generazioni occidentali non riescono a sopportare le restrizioni fisiche e psicologiche che impongono molto processi di produzione. Non tutto il male viene per nuocere.

Perciò “il baricentro economico e geopolitico del mondo si sta spostando verso Oriente e verso il Sud del pianeta”: i mercati in forte crescita sono in Corea del Sud, Cina, India, Indonesia, Brasile e Sudafrica. Se i nostri imprenditori non sposteranno i loro culoni flaccidi dal suolo italiano, le imprese italiane si scioglieranno velocemente come la neve collinare al primo sole d’Oriente.

E il governo americano dovrebbe riflettere sul fatto che “Senza l’Europa, l’America rischierebbe di diventare un’isola al largo dell’Eurasia” (Kissinger). D’altra parte senza la secolare e immane importazione di intelligenza da tutti i paesi europei, non esisterebbero gli attuali Stati Uniti.

Per quanto riguarda l’Europa, “L’euro ha consentito ai tedeschi di imbrigliare la crescita e la competitività italiana a vantaggio delle loro produzioni, e al tempo stesso di ridimensionare il valore del marco tedesco sul piano internazionale”, in modo da non compromettere l’esportazione dei prodotti tedeschi all’estero” (p. 46). Naturalmente ci ha guadagnato anche l’Italia che ha risparmiato nella bolletta energetica. In ogni situazione economica ci sono vantaggi e svantaggi.

Infine il giovane guru finanziario ci fornisce l’unica vera soluzione contro il malgoverno e il malaffare finanziario. Si tratta di un suggerimento semplice e facile da attuare: “Miglioreremo e cambieremo il nostro Paese quando ci renderemo conto del potere che abbiamo ogni volta che mettiamo mano al portafoglio, quello che in America viene chiamato il potere dei consumatori”.

E ora che Monti c’è, cosa dovrebbe fare la classe dirigente italiana per migliorare le cose?

Dovrebbe da subito recuperare l’Ice: il vecchio governo ha dismesso l’Istituto per il Commercio Estero, che costava solo 80 milioni di euro e realizzava ben 340 miliardi di euro in contratti per le piccole, le medie e le grandi imprese italiane, cioè ben il 22 per cento del Prodotto Interno Lordo (molti politici sono più ignoranti degli asini rinselvatichiti).

Invece la prima cosa da abolire è l’Ordine dei giornalisti che istituzionalizza la servitù e umilia i più giovani. E andrebbero fatte chiudere le finte partite Iva che scaricano i costi dei contributi sui giovani: l’Italia è insieme alla Grecia il paese europeo con più precariato e più partite Iva forzate: www.ivaseipartita.it

In conclusione, per risvegliarci come nazione, dobbiamo vergognarci del nostro stato presente (parafrasando Leopardi). I paesi come la Grecia e l’Italia dovrebbero dapprima mettere in un cassetto gli allori della storia e poi iniziare un percorso demolitivo e ricostruttivo accelerato. Infatti “un eccesso di storia danneggia l’essere vivente” e dunque “egli deve avere, e di tempo in tempo impiegare, la forza di infrangere e di dissolvere un passato per poter vivere” (Nietzsche).

Eugenio Benetazzo aveva previsto la crisi finanziaria del 2008 nel libro “Duri e Puri” del 2006. Nel 2009 ha pubblicato il pamphlet “Banca rotta”, dove ha descritto le conseguenze economiche della crisi dei mutui subprime. Nel 2010 anticipa la crisi dei debiti sovrani europei nel libro “L’Europa s’è rotta”. Operatore di borsa indipendente e gestore di patrimoni, vive e lavora tra l’Italia e Malta.

Appendice

Ai giovani che desiderano studiare e lavorare a livello internazionale segnalo questi siti molto utili: www.cervelliinfuga.com, www.italiansonline.net, www.italiansoflondon.com, www.italoeuropeo.it (magazine londinese), www.vivoaltrove.it, www.italianiabarcellona.com, http://spaghettibcn.com, www.italiansinfuga.com, www.italianidifrontiera.com, www.nomads.it, www.trasferirsiaustralia.com, www.viviallestero.com, www.cnrs.fr, www.france-italia.it (portale della cultura francese in Italia), www.italiefrancegroup.com (sviluppo economico e cooperazione istituzionale), www.italie-france.com (network di scambi economici tra Francia e Italia), www.altritaliani.net (la rivista degli italiani che vivono fuori dall’Italia), www.italplanet.it (comunicare l’Italia nel mondo), www.fonderia.org (i giovani attivisti italiani a Londra).

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