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Diga Jato: chi prepara la guerra sociale?

Non pagati da maggio a oggi, compresa la 14a mensilità che percepivano a giugno, gli operai del Consorzio di Bonifica Palermo 2, si chiedono dove siano andati a finire i soldi dei salari e degli stipendi, e se è mai possibile che un consorzio che concede ai dirigenti 95 mila euro di straordinari, non abbia più soldi per rendere produttiva la sua impresa. Fatta di operai e gente che, grazie alla propria fatica e alla propria competenza, rende possibile che le campagne del palermitano siano irrigate e che la città di Palermo possa avere l’acqua a sufficienza per i bisogni delle varie famiglie e persino dell’aeroporto di Palermo. Eppure la copertura finanziaria di tutti i dipendenti dell’ex consorzio irriguo Jato è prevista dalla legge 45/95 e persino i cinquantunisti avrebbero il diritto di lavorare per 51 giornate lavorative, piuttosto che essere licenziati. Per il bene della struttura, per lo sviluppo, tanto decantato dell’agricoltura.

Invece si stava meglio forse quando si stava peggio. Allora i produttori agricoli erano una realtà. Una famiglia poteva campare con un ettaro di limoneto o di vigneto, gli orti non irrigui, davano le loro specialità locali, come i pomodori seccagni, a “’nsiriddu” o “ciaschiteddu” che prendevano i nomi siciliani degli oggetti d’uso quotidiano contadino. Gli “stazzoni” producevano infatti recipienti d’acqua di terracotta gialla, i “ciaschi” e gli “’nzira” che i contadini attaccavano ai fianchi dei muli, scaricandoli all’ombra degli ulivi e lasciandoli trasudare di acqua sempre fresca. L’acqua dissetava, e il mare era ancora mare con i pesci che vi guizzavano dentro mentre ci si faceva il bagno nella calura estiva.

Poi venne Danilo Dolci, la Cassa per il Mezzogiorno e l’Esa e cessarono lentamente le fatiche, l’acqua si accumulò in grandi quantità sulla linea di sbarramento dello Jato e le campagne furono finalmente dissetate. Subentrarono nuovi tipi di vitigni, gli orti si arricchirono di nuove specialità come gli asparagi e le zucchine, subentrarono le serre al posto dei terreni aridi e improduttivi e le campagne subirono una rivoluzione mai vista prima.

Non avvenne tutto in modo pacifico. Ci furono bombe contro le case dei dirigenti contadini, tagli di alberi fruttiferi, lettere minatorie, e colpi di arma da fuoco indirizzati contro qualcuno che non sapeva neanche cosa fosse la polvere da sparo.

Una fase nuova della nostra storia territoriale si accompagnò con lo sviluppo della democrazia e con la nascita delle forme organizzative nelle campagne, con l’elezione della cooperativa Consorzio irriguo Jato, del suo presidente, dei suoi organi amministrativi. Ma ci fu qualcuno che, considerando gli essere umani oggetti da amministrare, senza storia e senza anima, prese spugna e acqua e cancellò in un minuto cinquant’anni di storia territoriale. Cinquant’anni di memoria della nostra terra. Siamo sicuri che oggi Danilo si rivolta nella tomba e che, se potesse ritornare tra di noi, farebbe come Cristo nella Chiesa di Gerusalemme, quando si recò direttamente al tempio e rovesciò le tavole dei cambia-monete e le sedie dei venditori di colombi. Quella che fu una cooperativa con cinquant’anni di vita e di storia ora è un carrozzone burocratico nelle mani di persone che non hanno competenza alcuna. Né cuore, né memoria.

Il Consorzio di bonifica Palermo 2, che fornisce acqua anche all’aeroporto di Palermo, naviga in un mare in tempesta. I dipendenti a tempo indeterminato vantano arretrati per cinque mensilità. Il personale, con le garanzie della legge regionale n.° 14 del 2010 è stato sospeso con grave disservizio per gli agricoltori che devono irrigare i loro terreni. Approvato il bilancio regionale la Regione, come avevamo predetto, non sa che pesci pigliare e il rischio che si registrino gesti incontrollati, scontri sociali e problemi di ordine pubblico è gravissimo. Per caso si chiedono a Roma e a Palermo cosa può fare una famiglia che si vede seccare il frutto del proprio lavoro di un intero anno? Il prefetto di Palermo e Renzi o Crocetta, si rendono conto dello stato in cui versano le campagne di Partinico? Conoscono la realtà criminale di questo territorio.

I conti sono presto fatti. La nuova legge finanziaria copre la situazione fino a dicembre. Ma questa politica dei pannicelli caldi tipica della Sicilia e dei governi nazionali, a che cosa porterà? Non certo a costruire il futuro di cui la Sicilia ha bisogno, e, prima di tutto i “cinquantunisti”, licenziati in tronco per mancanza di fondi in bilancio.

Insomma l’ammalato va di male in peggio, e se prima mancava il bilancio del consorzio di bonifica, o il patto di stabilità, ora manca la pubblicazione della finanziaria ter che non è stata ancora finanziata, mentre i burocrati vanno in ferie e tutto è demandato a settembre.

E se i venti operai su cui gravano i servizi da erogare sui 12.000 ettari di terreni decidessero di scioperare che succederebbe nella piana di Partinico e altrove?

Ma parliamoci chiaro: non sarebbe meglio che il Consorzio di Bonifica Palermo 2, con il beneplacito della Regione siciliana e di Crocetta, decidessero che fosse restituita all’antica amministrazione democratica ed autonoma quella che fu un tempo la vecchia e buona gestione democratica della Cooperativa irrigua Jato? Che questa avesse una sua struttura autonoma, liberata dai troppi lacci e lacciuoli, e ritornasse ad essere una struttura elettiva, fatta da produttori e da gente legata al proprio territorio?

Questo articolo è stato pubblicato qui

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