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Dietro l’emergenza: i veleni di Pianura

Il 2 Novembre il Gip dovrà decidere se archiviare o meno l’inchiesta sui veleni della discarica di Pianura, rischiando di lasciare senza giustizia le tante famiglie colpite da rarissime patologie tumorali.

Tra un bunga bunga e l'altro sembra che Berlusconi sia riuscito finalmente a ritagliare un po' di tempo per occuparsi dell'emergenza rifiuti in Campania, tornata incredibilmente sulla scena. Il premier non se lo aspettava, probabilmente, e infatti non ha fatto altro che ribadire le stesse decisioni prese in passato, confermando semplicemente la chiusura di ogni interesse del governo sui siti di Serre e di Cava Vitiello e l'accelerazione dei lavori per gli inceneritori di Salerno e Napoli Est insieme a quello nuovo da realizzare a Somma Vesuviana, in piena area rossa.

Insomma niente è cambiato: zero compostaggio (sebbene si sia promesso di aprire un impianto a Somma, ma l'affare vero è l'inceneritore), zero riciclaggio, zero utilizzo di tecnologie come Vedelago. Il piano, infatti, si basa semplicemente sull'utilizzo di una piazzola da 10mila tonnellate all'interno del sito di (eco)balle di Taverna del Re, ma nulla vieta che quest'ultimo possa essere ulteriormente ampliato. Per quanto riguarda Terzigno, si aspettano i risultati delle analisi disposte dall'Arpac, nonostante i tecnici della Provincia abbiano già constatato l'inquinamento delle falde acquifere provocato con tutta probabilità dalla presenza della prima Cava Sari, la vecchia discarica utilizzata tra gli anni '80 e la metà degli anni '90, i cui proprietari erano vicini al clan camorristico dei Fabbrocino. A Chiaiano invece sono aumentati i conferimenti di immondizia.

Tuttavia questo è solo un aspetto della crisi; ne esiste un altro, tuttora aperto nelle aule della magistratura e non mi riferisco soltanto al processo contro Impregilo e Bassolino in via di un'inesorabile prescrizione, bensì ad un altro filone giudiziario aperto due anni fa e che rischia anch'esso di cadere in prescrizione.

Agli inizi del 2008, il Commissariato di Governo decise di fronteggiare l'ennesimo riacutizzarsi della crisi rifiuti ordinando la riapertura della discarica di Contrada Pisani presso Pianura, un quartiere periferico della città di Napoli in gran parte abusivo. La mega discarica, oggi inserita nella lista nera dei Siti di Interesse Nazionale, non venne aperta a causa delle forti proteste della popolazione e dell'avvio di indagini da parte della Procura di Napoli. Secondo i dati forniti dalle relazioni del geologo Franco Ortolani, il mega invaso ospita una quantità di rifiuti pari a circa 50 milioni di mc e interessa un'area di 70 ettari; in pratica è stato colmato un intero cratere vulcanico dei Campi Flegrei, il cratere Senga, e sullo strato di liquami insistono ora case, campetti e maneggi, senza contare la presenza intorno di altri grossi sversatoi abusivi in cui per circa 40 anni sono stati gettati rifiuti provenienti da tutta Italia.

Il pm Stefania Buda, responsabile dell'inchiesta in corso, si è vista costretta a disporre l'archiviazione dell'inchiesta sulla discarica di Pianura a causa del sopraggiungere dei termini di prescrizione per le indagini. O meglio, ha disposto l'archiviazione della parte riguardante la correlazione tra malattie e rifiuti. L'indagine, occorre ricordare, partì in seguito alla scoperta di ben 60 casi di pazienti affetti da linfoma non Hodgkin, senza contare gli ammalati di leucemie e altre patologie tumorali rarissime. Queste persone vivono tuttora nei pressi della discarica e continuano, insieme ai comitati sul territorio, a tenere alta l'attenzione sulla vicenda (è merito loro se, sul Fatto Quotidiano, la questione sia stata riportata all'attenzione del Paese) e proporranno un ricorso contro la chiusura delle indagini.

Il pubblico ministero chiederà dunque l'archiviazione al Gip il 2 novembre. Ma nel frattempo ha disposto uno stralcio di questa inchiesta, ovvero quello riguardante il reato di disastro ambientale. In pratica non si è in grado di procedere sul fronte sanitario dell'inchiesta a causa della mancanza di un Registro Tumori su tutto il territorio napoletano, unico in grado di fornire dati giuridicamente validi sulla correlazione tra l'insorgere di patologie tumorali e la sussistenza di fattori inquinanti (anche se esisterebbero altri metodi per poter dimostrare comunque un rapporto di causa - effetto); ma si può benissimo continuare a procedere sul fronte ambientale, dove peraltro devono ancora essere inclusi i nomi degli indagati.
Ma esattamente cosa emerge dalle indagini della magistratura?

Pianura è stata la discarica dei rifiuti industriali del Nord Italia, gestita completamente dalla camorra. La commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti lo ha ribadito più volte, raccogliendo le testimonianze di quei camionisti che in primis andavano a sversare tutti i tipi di monnezza tossica: i famosi fanghi dell'Acna di Cengio, delle concerie e delle fabbriche di mezza Padania sarebbero stati sotterrati tutti lì sotto, comprese le terre di spazzamento della capitale economica e "morale" d'Italia, Milano.


Dall'inchiesta del pm Buda sono emersi nuovi dati. Prima di tutto bisogna ricordare che gli atti sono coperti da segreto istruttorio e formano un copioso corpo cartaceo di 14 faldoni. Da essi emergono i risultati delle analisi compiute dai 2 pozzi di rilevamento rimasti in vita, gli altri 9 sono crollati per via della pressione del biogas. I carotaggi effettuati hanno portato alla luce una serie di indizi utili a provare il reato di disastro ambientale.
La discarica risulta completamente priva dell'impermeabilizzazione sottostante e soprastante; dunque in 40 anni di attività il percolato ha abbondantemente contaminato le falde acquifere. Per capirci, bisogna immaginare lo sversatoio come un gigantesco panettone che si gonfia ad ogni pioggia e scarica il suo contenuto nel terreno, il che provoca l'emissione di orrendi miasmi avvertibili specie nei periodi invernali. I consulenti della Procura hanno poi prelevato dei campioni di percolato dal fondo e lo hanno classificato come "liquido altamente radioattivo", accertando così le indiscrezioni circolate per anni sulla radioattività del sito (il famoso fascicolo dell'Enea sulla contaminazione radioattiva scomparso misteriosamente nel nulla). Hanno inoltre verificato definitivamente la presenza di fanghi di ogni tipo (compresi quelli di Cengio) e dei famigerati camion sotterrati con i loro fusti tossici. In parole povere? A Pianura è più difficile non trovare che trovare, e là sotto è stato probabilmente tombato del materiale nucleare, altrimenti come spiegare gli elevati livelli di radioattività riscontrati.

Ciò che emerge dai risultati, purtroppo, è l'impossibilità della bonifica. Troppo grande il disastro, troppo pesante lo sfacelo commesso ai danni di un quartiere abitato da 100mila persone, un posto considerato una volta il giardino di Napoli, luogo di villeggiatura e di passeggiate campestri. Uno sfacelo commesso per giunta in un territorio vulcanico: sotto la discarica insistono dei soffioni geotermici che di fatto, mischiandosi col biogas, producono fumi velenosi e rendono fortemente instabile il sottosuolo della discarica. E molti politici, qui, sono stati votati con la promessa della immediata rimozione dei rifiuti nell'area, promesse elargite spesso a famiglie i cui membri si erano ammalati di cancro: quei 50 milioni di mc rimarranno lì per sempre. L'unica cosa da fare è mettere in atto una serie di contromisure: ad esempio si potrebbe impermeabilizzare soltanto la fascia superiore della discarica, impedendo così alle pioggie di filtrare attraverso l'ammasso putrescente. Ma, tenendo conto della inerzia fraudolenta delle nostre istituzioni, è probabile che le popolazioni limitrofe si vedranno costrette ad andarsene.

Insomma l'inchiesta del pm Buda si ferma al disastro ambientale (il che non è poco) però è costretta ad interrompersi sul reato di epidemia colposa. Eppure la magistratura, in mancanza del Registro Tumori, potrebbe accedere ai dati raccolti dalle varie Asl e dal Sebiorec: basterebbero 14mila euro che la Procura non vuole pagare di tasca propria. E a ciò bisogna aggiungere altri ostacoli.
Sebiorec è uno studio epidemiologico biomonitoraggio effettuato dall'Istituto Superiore di Sanità con la collaborazione dell'Osservatorio Epidemiologico della Campania e di altri importanti istituti sanitari. Lo studio mira ad eseguire una serie di analisi del sangue, in persone di età compresa tra 20 e 64 anni, e del latte, in donne alla prima gravidanza, per un totale di circa 900 persone. Avviato nel 2008, subisce un lungo periodo di oblio, in cui ci si chiede se le analisi stiano effettivamente procedendo. Alla fine ne viene annunciato il completamento durante quest'estate; lo studio è pronto e manca solo di essere divulgato. Eppure continua a non emergere.

Il noto oncologo dell'ospedale Pascale di Napoli, Antonio Marfella, contesta le modalità di raccolta e di campionamento dei dati, realizzati su un sistema "a pool di sieri" e non presi singolarmente (in pratica l'analisi si basa su un solo risultato ogni dieci sieri raccolti: dunque 90 analisi per 900 persone), il che occulterebbe la verità dei fatti. Lo studio Sebiorec viene definito errato anche dallo stesso prof. Donato Greco, in passato Capo Dipartimento della prevenzione e della Comunicazione presso il Ministero ed ora consulente presso l'Istituto Superiore di Sanità.

Intanto, se le ricerche non escono fuori, significa che si vuol nascondere qualcosa. Le "male lingue" (e non solo) vociferano che svelare queste ricerche vorrebbe dire fornire un'arma in più alla magistratura e contribuire ad impedire l'archiviazione del fronte sanitario dell'inchiesta, e quindi pare si stia aspettando il fatidico giorno dell'archiviazione del Gip per poter stare tranquilli (meglio premunirsi!). Tenendo conto anche che lo studio Sebiorec è patrocinato dalla Protezione Civile, l'intuito aiuterà il lettore a fare i dovuti collegamenti.

Giunto alla fine del mio articolo, domando a chi di dovere quando intende organizzare un bunga bunga anche sulla discarica di Pianura. Non sarà come gli idromassaggi di Arcore o i festini di Villa Certosa, ma il flusso costante del biogas e dei terapeutici soffioni vulcanici mescolati insieme promettono una calda atmosfera e tantissime persone pronte ad accoglierla come si deve. Che ne pensa, presidente?

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.188) 31 ottobre 2010 12:22

    GIOSTRA dei rifiuti > “Stiamo mantenendo tutti gli impegni presi. Parlano i fatti” (Bertolaso)
    Il 26 marzo 2009 Berlusconi inaugurava quel termovalorizzatore di Acerra che 20 mesi dopo funziona ancora a singhiozzo. Per smaltire i rifiuti della sola Napoli ce ne vorrebbero altri 4. Il prossimo sarà in funzione nel 2015. Berlusconi promette nuovi impianti di compostaggio (umido) “tra 6 mesi”.
    Si discute di raccolta differenziata e di discariche. Nessuno parla di realizzare sistemi industriali di riciclaggio.
    Per il “governo del fare” l’emergenza rifiuti in Campania è finita il 31 dicembre 2009. Il 1° novembre scade l’ultimo impegno: “In 10 giorni tutto a posto”.
    In mezzo ai rifiuti è facile perdere il senso ed il valore di Parola e Merito ...

  • Di Luigi Iovino (---.---.---.178) 31 ottobre 2010 12:35
    Luigi Iovino

    Senza una seria riforma della legge sulla Responsabilità Civile dei magistrati e sul dovere dello Stato di risarcire in prima persona i danneggiati da provvedimenti iniqui del magistrato giudicante quale sentenza e quale provvedimento non avrà in se un sapore amaro di ingiustizia?

    Con questo non voglio dire che tutti i magistrati si abusano di fatto della immunità che una interpretazione troppo unilaterale della legge 117/88 gli ha consentito..., però i casi all’ordine del giorno sono ormai esagerati... l’essere umano, si sà, è debole... e il bunga bunga imperversa ovunque...

    Al convegno del 26 ottobre sulla proposta di riforma della Responsabilità Civile dei magistrati è emerso che...
    http://www.youtube.com/watch?v=RWk34YcDdNk&feature=&p=6C977815F05C7867&index=0&playnext=1

    www.luigiiovino.it

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