Diana Blefari carnefice o vittima?

Si parte dal presupposto che sulla Terra sono impossibili modelli di legge o di Stato infallibili. Solo Marco ne sarebbe capace. Pertanto si è scelto (quando si è potuto) di decidere il tipo di governo di uno Stato e le leggi atte a sostenerlo.
Non è pensabile che in democrazia qualcuno decida, come si faceva nel Far West, di prendere le armi, di ammazzare una persona e di rimanere impunito. E mi sembra logico che la stragrande maggioranza degli italiani, quando hanno ammazzato Biagi, abbia ritenuto la Blefari e gli altri brigatisti colpevoli e carnefici.
Oggi magari con la sua morte si potrebbe pensare che sia stata vittima di una giustizia aguzzina e soprattutto cieca. Fare diagnosi di malattia psichiatrica, mettere fuori o in strutture differenti questi elementi non è così facile o semplice. Immaginatevi cosa sarebbe successo se qualcuno lo avesse fatto: un finimondo.
Chi scrive è uno dei tanti lavoratori che sta vivendo i grandi disagi prodotti dalle leggi, anche se modificate o mal interpretate di Biagi come le cessioni di ramo d’azienda et similia, del giuslavorista bolognese ma da questo ad ammazzare ne passa.
Mi domando e vi chiedo a questo punto: la Blefari era sana prima, quando ha deciso di collaborare all’uccisione di Biagi e malata poi quando ha deciso di suicidarsi, oppure è sempre stata sé stessa? Ovvero una donna che non era in pace con sé stessa.
Una donna cioè a cui non piaceva il malgoverno e le leggi fasulle italiane prima ed il suo stato di solitaria prigioniera poi.
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