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Deutsche Bank, la malata d’Europa. Che riuscirà a curarsi

Per la prima banca tedesca, Deutsche Bank, il momento della resa dei conti sembra avvicinarsi. L’ultima di una lunga serie di gocce avvelenate è stata la richiesta del Dipartimento di Giustizia statunitense di una sanzione da 14 miliardi di dollari per frode legata a vendita inappropriata (misselling) di mutui. La banca tedesca ha una serie di problemi esistenziali, tra cui la propria missione, tra banca commerciale e banca d’investimento, ed un carico di contenziosi il cui petitum eccede ampiamente quanto sinora accantonato. La sorte del sistema bancario tedesco, e di DB in particolare, è seguita in Italia con singolare attenzione, sia per una classica Schadenfreude che per l’assai poco segreta ma del tutto irrazionale speranza che, presto o tardi, DB riceva aiuti di stato e che ciò apra la strada anche da noi ad una bella cascata di soldi pubblici (che non ci sono, ma sono dettagli) su un sistema bancario sinistramente scricchiolante, da MPS in giù. Sono speranze molto italiane, cioè miopi ed irrazionali.

Deutsche Bank ha problemi, come detto, di tipo “esistenziale”, e li ha da molti anni, anche se ora si sono decisamente aggravati. Ad esempio non ha ancora deciso se e come risolvere la sua natura di centauro instabile, tra banca commerciale e banca d’investimento. La seconda testa del bicefalo, quella della investment bank, è ad altissimo rischio di avvitamento. Non solo i ricavi da questo ambito sono drasticamente scesi negli ultimi anni a livello di sistema globale, ma DB ha addosso uno stigma che sta crescendo col passare del tempo, e rischia seriamente di trasformarla in un paria delle banche d’investimento globali, perdendo inesorabilmente quote di mercato e relativo potere. Il sistema preserva sé stesso anche mandando a morte le sue parti malate, sarebbe utile non dimenticarsene. Dal versante della banca commerciale, invece, DB si trova a combattere in un contesto nazionale (quello tedesco) che mostra già ampie e crescenti criticità: redditività pressoché nulla, rapporto tra costi e ricavi tra i più alti al mondo. Alla base di ciò vi è la forte frammentazione del mercato creditizio tedesco, che ha posto il sistema in un sentiero di competizione sui prezzi che appare non più sostenibile, in un contesto di tassi a zero o negativi. Era alla Germania, più che all’Italia, che Mario Draghi è apparso riferirsi quando ha parlato dell’esigenza di ristrutturare profondamente i sistemi creditizi.

Che potrà accadere a DB, quindi? Angela Merkel ha già mandato a dire che aiuti di stato sono esclusi, men che mai ad un anno da elezioni politiche che la vedono ad alto rischio.La banca a sua volta esclude risolutamente l’esigenza di un ennesimo aumento di capitale. Il punto è capire se ed a che prezzo la banca riuscirà a mantenere l’accesso al mercato dei capitali. Il livello dei suoi credit default swap è tornato in prossimità dei massimi dello scorso febbraio, così come il rendimento dei suoi Contingent Convertibles bond, obbligazioni che nella struttura del capitale si collocano subito sopra l’equity, e che in esso possono essere convertite, in caso di insufficienza di capitale della banca.

Ma che accadrebbe, in caso di necessità di aiuti di stato? Molto semplice: che gli stessi potrebbero essere erogati solo in caso di compartecipazione dei privati, come da regole europee. Che significa, ciò? Uno di questi due scenari: o un aumento di capitale misto, in cui i privati mettono almeno tanti soldi quanti ne metterebbe il governo di Berlino; oppure il bail-in, cioè la conversione di obbligazioni Deutsche Bank in azioni della medesima, per almeno la metà del fabbisogno totale di ricapitalizzazione. E qui troviamo l’aspetto interessante (e “cruento”) del discorso. La Germania, nell’ambito dell’attuazione della disciplina del bail-in nota come MREL (Minimum Requirement of Eligible Liabilities), ha stabilito quali sono le tipologie di titoli di debito bancario che potranno essere immolate in caso di crisi, cioè convertite in azioni.

I tedeschi hanno deciso che il debito bancario senior sarà subordinato a quello di altri creditori senior, rendendo quindi con un tratto di penna tale debito eleggibile ai fini MREL. In soldoni, la Germania ha deciso che anche gli obbligazionisti bancari senior potranno subire il bail-in, sotto forma di conversione dei bond in azioni. Superfluo ricordare che in tale tipologia di investitori ci sono anche i risparmiatori retail, che quindi porteranno l’onere (se e quando necessario) esattamente come i creditori subordinati. Ve li immaginate i pianti greci e le urla di golpe che si sarebbero levate alte in Italia, se anche da noi fosse stata assunta una simile decisione?

Quindi, per riepilogare: ebbene sì, è vero, Deutsche Bank è in gravissima crisi, e tale crisi rischia di avvitarsi entro breve termine; la banca non risulta ancora aver perso l’accesso al mercato dei capitali, quindi potrebbe ricorrere ad un aumento di capitale, pur se ferocemente costoso; lo stato tedesco potrà entrare nel capitale di DB solo dopo burden sharing dei privati, da attuare a mezzo di conversione in azioni delle obbligazioni non solo subordinate o deeply subordinated (come i Co.Cos), ma anche, in caso estremo, attraverso conversione in azioni dei bond senior della banca di Francoforte. Ma se lo stato non riterrà opportuno entrare, saranno i privati a sostenere l’intero onere del debt-equity swap.

Sarà ovviamente un massacro ma pare che i tedeschi abbiano scelto come procedere, e non da oggi. Spiace per quegli italiani che già si preparavano a festeggiare il crollo di DB, non è chiaro per quale motivo. La Germania ha capacità fiscale per aiutare il proprio maggiore istituto creditizio, l’Italia no. La Germania ha già apprestato la legislazione per fare pagare ai privati il costo del salvataggio, l’Italia si avvia a fare lo stesso col “salvataggio” di MPS, che sarà il template per ogni altro intervento del genere (e ne serviranno), con la conversione spintanea degli obbligazionisti subordinati. Solo che non lo si può dire in giro perché sennò sarebbero crisi di nervi. Voi avete letto o ascoltato giornalisti nostrani chiedere conto a Renzi del fatto che il suo meraviglioso piano per MPS è già diventato altro rispetto agli squilli di tromba di luglio, oltre che del fatto che ora quel piano si basa sul concetto di bail-in, solo non nominato?

Chissà perché, quando arrivano brutte notizie da Deutsche Bank, le banche italiane vengono percosse brutalmente in borsa. Ci arrivate? Coraggio, non è difficile. Però vuoi mettere la goduria di vedere la prima banca tedesca nei guai, anche a costo di tirare a fondo il nostro paese? Attenti a quello che desiderate: potrebbe avverarsi.

(Foto: Elliott Brown/Flickr)

 
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