• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Derrick è morto, Colombo ha l’alzheimer e io mi sento poco bene

Derrick è morto, Colombo ha l’alzheimer e io mi sento poco bene

E’ morto in una clinica alla periferia di Monaco di Baviera, in un martedi freddo e autunnale, l’ispettore Derrick che nella vita interpretava un certo Horst Tapper, ingeniere mancato e attore ritrovato. Ha confessato ieri, un mercoledi autunnale e freddo, non si sa bene come né perché, il tenente Colombo, ex angelo sopra Berlino, di soffrire del sacro-maledetto morbo d’ alzehimer e di non essere più che l’ ombra di se stesso. Un’ epoca se ne va, un modo di fare (il giallo) anche. Si perché non soltanto l’ avvocato Agnelli e la Juve di Platini, la coppa intercontinentale con l’ Argentino o il Boca Juniors sempre in finale, il Napoli di Maradona e Ferlaino e i baffi di Stefano Tacconi, ma anche questi due grandi grandi attori, tutto mimica, pose e sguardo, fanno parte ormai del regno del nostro immaginario televisivo e non.

Figlio di un portalettere e di una massaia, Stephan Derrick arrivò a Monaco di Baviera dopo la guerra, c’ era la fame allora, e come molti disgraziati cercava un lavoro. Sapeva fare di conto il lungo allemando e alla pari di Jack London e Roberto Saviano si addestrava come boxeur. Cercando, cercando, trovò un teatro che assumeva, ma ahilui! di soldi non ce n’era e allora niente conti, niente calcoli. Mancava però - anemia dell’arte - chi con passo lungo e piglio non tremante, calcasse le scene, rispolverasse un po’ il legno dei palchi impolverati da troppi matrimoni alla Maria Brown. E allora perché no, si disse l’allora ancora soltanto Horst Tappert, d’ altronde che cos’ è l ’uomo se non un attore e l’attore se non uomo. Al diavolo i calcoli e la ragioneria, altri la faranno al mio posto. E così cominciando da Shakespeare e passando per l’ amico Brecht, tra una commedia musicale e l’altra, il povero e non proprio bello Horst, divenne Attore.

Prima di diventare il "Tenente", Colombo era semplicemente un certo Pietro Falco, cuoco nella marina mercantile degli Stati Uniti, come molti laureato nelle Scienze Politiche e qualche tarata ambizione di entrare nella C.I.A. Ma grazie a God così non fu. Elesse il Villaggio Verde a suo nuovo domicilio e come molta bohème iniziò a prendere corsi di teatro; di sbronza e di poesia. Fu così d’ un coup che smise di decidere di lavorare, divenne commediante, poeta, e sognatore: Broadway, i teatri off, Don Giovanni e George Bernard Shaw. Non era finita chè in effetti cominciava appena: la tv con la brillante serie "Alfred Hitchcock presenta" (1961) e poi il cinema con Frank Capra, Sidney Poitier, Blake Edwards fino a Wim Wenders.
Ancora una cosa. Un giorno di settembre del 1971 Peter Falk divenne Colombo.

Con quel suo impermeabile che rifiuta ogni aggettivo, quel sigaro sempre spento e quell’ occhio, il destro, che divertito squadra lontano, con quel cane senza nome chiamato appunto solo cane e quella moglie sempre intorno alla conversazione e sempre fuori campo, invisibile, lasciata alla creazione della fantasia dello spettatore, la passione per il chili e l’inseparabile taccuino, Colombo introduce, nel giallo televisivo di non più di un’ora, un elemento nuovo e bello: il senso dell’ironia all’interno della logica deduttiva.

Quel suo ritornare sui propri passi quando sembrava aver lasciato in pace l’assassino, la porta ancora aperta, diventa il suo segno distintivo. "Ancora una cosa ", - in effetti tra Colombo e l’assassino quella porta non si chiude mai - e la prima volta che pronuncia quella fatidica frase, sappiamo che quel povero e spietato assassino non avrà scampo...

E che dire ancora di quel suo essere sempre altrove, lontano dalla scena, leggero nel suo va pensiero, mentre tutti gli altri intorno fanno grande rumore: sembra che la logica del pensiero proceda da sola nella sua ineluttabilità, separata dall’uomo che gioca al clown, incontrando bensì ostacoli e vuoti durante l’intricato percorso che porta al vero, ma per arrivare con la stessa sicurezza del fiume al grande mare.

E mentre, appeso l’impermeabile al chiodo e abbondanata la sua singhiozzante bagnarola al cimitero della memoria, il vecchio Peter consuma la sua regia follia delirando per i marciapiedi di Beverly Hills, l’ispettore Derrick, con quel suo impermeabile sempre ben stirato e sempre alla penultima moda, lo sguardo acquoso e il sorriso triste, le cravatte orribili e quella mai troppo consueta sufficienza per il suo Watson di turno, esce lui pure dalle scene. Un dì, sempre affiancato dal suo fedele Henry, in quella Monaco primi anni 80, fredda e translucida di pioggia, il lungo ispettore risolveva crimini su crimini, usando psicologia e ragione, inducendo testimoni e sospetti a parlare, a confessare.

Un marchio di fabbrica che escludeva scene di violenza e azione, cosi care ai colleghi d’Oltreoceano. E quel senso di pietas e comprensione infine nei confronti della maggior parte dei criminali: quasi sempre portati, costretti, piegati a mal fare...

Una volta ridivenuto Tappert Horst, il fu Stephan Derrick, acquistò una villa in Norvegia e con la fedele moglie Ursula si divise tra la contemplazione dei salmoni, di cui fu anche abile pescatore e l’ascolto del rumore dei ghiacci in discioglimento di quelle desolate lande. Nominato "commissario d’onore" dalla città di Monaco e ricevuta la "Croce al Merito" dall’allora presidente della Repubblica Roman Herzog, moriva lentamente, collezionando kepi e elmetti da poliziotto (sic...).



Anche l’alta critica si interessò a questi mostri.
Umberto Eco osservò che " Derrick finge di occuparsi di criminali; in realtà, il suo cauto interesse riguarda la «cattura» dell’audience. Sa pedinarla e arrestarla, con discrezione. In questo è un epigono del tenente Colombo: il pubblico conosce già il colpevole e la sua azione criminosa. L’attrazione consiste nell’osservare come il detective indovini quello che è già noto, e come, disponendo di labili indizi, costringa il colpevole a tradirsi. In una specie di transfert casalingo, di commissariato sottocasa".

Sacrosante parole: ciò che finisce per catturare lo spettatore è il metodo, la "demarche" attraverso cui l’eroe arriva a incastrare il criminale: senza inseguimenti, senza scazzottate né colpi di pistola, ma con le sole armi della logica e della psicologia.

Indro Montanelli invece dell’ispettore Derrick apprezzava il fatto di poter dimenticare in fretta di averlo visto.

Ugo Buzzolan,disse una volta che «il tenente Colombo non lo avrebbe assunto neanche come aiutante».

Per una volta si può non essere d’accordo.
 
In Italia la serie - tv tedesca debuttò su Raidue una sera di gennaio del 1979, e anticipò guarda caso di una settimana il debutto italiano di un altro celebre cult poliziesco: Colombo. Critica spietata, pubblico tiepido al calduccio di poltrone e sofà. Il resto, ciò che avvenne dopo, non c’è bisogno di raccontarlo. E’ Storia (della televisione).

Merci les inspecteurs!


Commenti all'articolo

  • Di virginia (---.---.---.96) 19 dicembre 2008 19:42

    Un pezzo bellissimo. L’ho ... bevuto con infinita curiosità e compiacimento dall’inizio alla fine.
    Bravo!!! Anche io amavo molto Derrick, Colombo l’ho sempre trovato un po’ meno interessante di Derrick perché lì l’assassino lo si conosceva sin dall’inizio. Però... ce ne fossero.
    Adesso non so se vedi su La7 l’ispettore Barnaby. Molto british tutto. Ambiente, storia e personaggi. Che ne pensi?


    • Di (---.---.---.59) 19 dicembre 2008 20:45

       merci virginia, sono felice che tu abbia amato...
      non abito piu in italia e quindi barnaby non mi visita mai
      anyway un consiglio leggi, se non te ne sei ancora saziata a sazietà, le tre storie di dupin di edgar poe : è tutto cio che ci serve.

      Buon Natale

      ps adoro il british, specialmente Pete Doherty

      the last of the famous....


  • Di (---.---.---.120) 23 dicembre 2008 19:21

    merci l’ecrivan. le meilleur.

  • Di [email protected] (---.---.---.229) 25 dicembre 2008 23:13

    Ho letto volentieri l’articolo anche se sapevo già tutto essendo un patito di entrambi: mi piacciono e ,concordo con Virginia che commenta anche lei l’articolo, che c’è solo Barnaby che può offrire qualcosa di simile. Perchè a mio parere il ritmo,l’ambientazione e la sicurezza che entrambi offrivano, oggi è sostituita da ricostruzioni, analisi chimiche e poi da una buona dose di sangue e violenza, spesso gratuita. Talvolta c’è chi sostiene che questi telefilm alimentino paure e insofferenza nelle persone al punto che "nessuno si fida più dei vicini di casa". A Virginia dico che Barnaby viene trasmesso anche su Fox crime : so che è a pagamento ma è offerto con il pacchetto meno costoso: noi in Sardegna dovevamo purtroppo scegliere tra digitale terrestre e parabola e , tanti hanno scelto la parabola e il pacchetto sky standard.Tornando a Derrick ricordo che c’era stata l’idea di far proseguire le indagini al collega, ma non se ne fece niente e neppure Siska,che pure non era male ha ceduto alla modernità e all’azione fisica rispetto al ragionamento. Purtroppo ci dobbiamo sorbire quello che passa il convento, oppure ...ci sono i libri.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares