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Deridono il primo della classe: è la normalità. Bullismo ed evoluzione

Il 23 maggio scorso, in un liceo dell'hinterland napoletano, è avvenuto un episodio di bullismo, conclusosi con una nota di condotta su un registro di classe. Si tratta di una vicenda di quelle considerate "non gravi". Ma tali fenomeni, proprio per la loro presunta normalità, meriterebbero uno spazio di riflessione anche maggiore rispetto agli eventi eccezionali, perché testimoniano la gravità assoluta di fatti che si verificano ovunque e quotidianamente.

Una giornata di lezione qualsiasi, verso la fine dell'anno scolastico, in un liceo di buona fama di Portici (nell'hinterland napoletano). Durante una spiegazione, il primo della classe - a cui diamo il nome di fantasia di Mario - interviene, come sempre in maniera precisa e opportuna, utilizzando un lessico particolarmente ricercato. Due sue compagne - chiamiamole Francesca e Nunziata - si guardano negli occhi, Francesca fa l'occhiolino a Nunziata, dopodiché entrambe ridacchiano. Nota di condotta per tutt'e due sul registro di classe: "Commentano con complice ilarità il brillante intervento del compagno Mario".

Chi scrive ha appreso la notizia direttamente dalla madre di Francesca, secondo la quale la nota di condotta sarebbe stata perfino eccessiva. Eppure, stando alle definizioni, si tratta di bullismo. Di bullismo vero e proprio. Senza se e senza ma.

Molte persone "di buon senso" darebbero ragione alla madre di Francesca, ad onta della definizione di bullismo e invocando il "cum grano salis". Ma è esattamente questo il problema, la cui gravità è enorme: certo senso comune considera normalità, pura quotidianità scolastica, quello che a rigore è bullismo a tutti gli effetti.

Il germe del bullismo "grave", del bullismo che mutila o addirittura uccide, è già nel bullismo "minore" e in quel senso comune che del bullismo è la causa. La verità, che i più non riescono a guardare in faccia, è che l'orrore è già in nuce nella normalità. Il mostro non è l'anticonformista sociale, no: il mostro è l'uomo mediocre, l'uomo come tanti altri, l'uomo che non ha niente di "super". Qualsiasi uomo medio è potenzialmente un mostro. E la causa del suo essere potenzialmente un mostro è esattamente il fatto di essere un uomo medio, un uomo che non spicca al di sopra degli altri: un membro della maggioranza, che per definizione è costituita dai mediocri. Solo così si spiegano fenomeni come il nazismo. Il capo dei torturatori fascisti di ebrei Gaetano Collotti era una brava persona media, di quelle che oggi si definirebbero "stimate e rispettate", che andava in chiesa, a messa, ogni mattina prima di iniziare il suo "lavoro". E che per non far sentire le urla che il suo "lavoro" causava, faceva riprodurre intorno musica ad alto volume. Pochi lo vorranno ammettere, ma l'orrore è in nuce nel "buon senso" della vecchierella sotto casa. Nella sua mediocrità, nella sua normalità.

Ecco perché non c'è un bullismo "meno grave". Il bullismo ha sempre la medesima causa, che è la stessa degli orrori nazisti (e stalinisti): il risentimento dei mediocri verso l'eccellente, il risentimento degli uguali verso il diverso, il risentimento del gregge-branco verso l'egregio, il risentimento degli appartenenti al ceto medio (e basso) verso il ricco banchiere.

La verità è che non si può vincere il bullismo così come non si può vincere il germe del nazismo, perché bisognerebbe distruggere la mediocrità, la quale però, per definizione, in qualsiasi contesto, "matematicamente" si dà. In-gregi ed e-gregi non saranno mai amici: la loro lotta è il gioco della vita, dell'evoluzione. Quel che accade è sempre questo: si verifica (sul piano biologico, ma direi anche culturale) una mutazione adattativa e subito gli individui che ne sono portatori subiscono il "bullismo" dei mediocri, di quelli del "vecchio tipo collaudato"; ma poi i diversi prevalgono.

Certi atteggiamenti verso il primo della classe sono così simili a quelli di quel gruppo di scimmie... che prese subito in antipatia quello strano individuo originale, forse mezzo handicappato, che - "ma chi si crede di essere?? come si permette di alzare così tanto la testa??" - camminava in posizione leggermente più eretta...

Sappiamo come è andata a finire.

E, forse, sappiamo anche come andrà a finire.

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