Delocalizzazione o decrescita? Il caso Omsa

I ricordi più indelebili sono spesso frazioni di sguardi, talvolta di sconosciuti. Lo sguardo dell’unico lavoratore uomo coinvolto nella performance teatrale OMSA insieme alle sue colleghe, mi ha irrimediabilmente perforato il cuore.
Giugno dello scorso anno, Punto G, l’incontro organizzato da Marea a Genova. Alla fine di un dibattito usciamo nel sole accecante a due passi dal mare, e un fischio penetrante ci sorprende: “OMSA, OMSA, OMSA, OMSA” ritmano le lavoratrici addestrate dal Teatro Due Mondi per sensibilizzare la gente al dramma del loro prossimo licenziamento. La performance è degna del migliore teatro.
La Serbia è un Paese che incentiva fortemente gli investitori stranieri con detassazioni e incentivi di varia natura. Gli stipendi sono di circa 6000 euro annui. Molte altre aziende italiane si sono già trasferite. L’azienda viene accusata per la sua decisione di volere lasciare a casa centinaia di lavoratrici senza un motivo se non quella di volere arricchirsi a dismisura.
Il proprietario risponde che la delocalizzazione è l’unica strada, pena la non competitività di un prodotto che trova una concorrenza del Far East in grado di proporre uguali prodotti ad un prezzo dimezzato. In parole povere: se non delocalizzano, OMSA venderà le calze ad un prezzo troppo alto, e sarà costretta a chiudere. Dunque a licenziare.
Altri sono intervenuti ricordando le responsabilità della Regione, che non incentiva le aziende a restare attraverso politiche adeguate.
Il discorso però è molto più complesso, gli elementi in gioco sono molti e le connessioni con economia, politica, finanza e globalizzazione sono tanti.
A questo si aggiunge che proveniamo da un periodo di liberismo sfrenato che ha garantito spesso guadagni elevati agli imprenditori: bisognerà accettare che il futuro potrebbe volere dire stipendi più bassi per i lavoratori ma soprattuto meno profitti per gli imprenditori.
C’è poi la leva del protezionismo locale: in un negozio milanese mi ha colpito un cartello: ”Le nostre scarpe sono artigianali, costano un po' di più, ma comprandole ci sostenete e avrete acquistato un prodotto che durerà nel tempo”. Bravi, ho pensato e ho comperato un paio di stivali con un ottimo rapporto qualità prezzo. Più cari di un paio di stivali fatti in Corea però.
Praticare cittadinanza attiva oggi vuol dire cercare di comprendere le molte sfaccettature che conducono alla verità dei fatti. Soluzioni semplicistiche non aiutano a risolvere i problemi che sono purtroppo spesso di natura complessa.
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