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"Delitto al centro direzionale", una storia poliziesca su energia pulita e Regione Campania

Presentazione hitchcockiana

«Buonasera. La singolare storia che sto per raccontarvi potrebbe intitolarsi “Assassino!” , come un mio film del 1930, ma si potrebbero anche utilizzare altri titoli delle pellicole che ho girato, ad esempio:”Sabotaggio” (1936), “Sospetto” (1941), “L’ombra del dubbio” (1946), “Il sipario strappato” (1966) o, perché no?, “Complotto di famiglia” (1976). L’unica differenza – ma non ritengo che sia un particolare essenziale – è che non si tratta di normali omicidi maturati in ambito familiare oppure di intrighi di tipo spionistico, bensì di una sconcertante vicenda a sfondo legislativo. Ebbene sì: mi riferisco proprio a quelle questioni che normalmente vengono definite “politiche”, sebbene spesso nascondano inquietanti risvolti che hanno a che fare con l’amministrazione della “cosa pubblica” molto meno di quanto ne abbiano con quella che viene denominata “cosa nostra”… Buona visione!»

Probabilmente sarebbero state queste le parole con le quali il grande Alfred Hitchcock avrebbe presentato, col suo imperturbabile humour, un ipotetico telefilm della sua fortunata serie, incentrato sull’incredibile vicenda della legge regionale n.1 del 2013 su Cultura e diffusione del solare in Campania”. Una storia, dal titolo “Assassinio al centro direzionale”, che effettivamente possiede gli ingredienti fondamentali di una “mistery story”, compresa quella “suspense” che – dopo quasi due anni di costruzione di un percorso legislativo ‘dal basso’ – ha davvero tenuto sulla corda i promotori della proposta di legge, di fronte all’evento imprevedibile che ha messo in discussione l’obiettivo apparentemente già conseguito della sua approvazione.

Essendo uno dei personaggi coinvolti in esso, ovviamente non ho il distacco necessario per farne un vero racconto “giallo”. Mi sforzerò comunque di narrarne gli sviluppi con la debita freddezza e, a tale scopo, cercherò di attenermi alle classiche regole del genere poliziesco, codificate nel 1928 da S.S. Van Dine, così sintetizzabili:

1. Sono essenziali un detective, un colpevole ed una vittima. In questo caso “la vittima” è un’innocente legge d’iniziativa popolare, soppressa dopo meno di due mesi dalla sua nascita. I colpevoli sono quei consiglieri ed amministratori regionali che hanno fatto di tutto per farla fuori. I detective, in un mondo diverso, dovrebbero essere gli operatori dell’informazione, ai quali certamente non poteva sfuggire l’assurdità del caso in questione. Ma, in mancanza di meglio, dovrete accontentarvi delle indagini condotte dagli stessi promotori della legge…

2. Il colpevole non dovrebbe essere un professionista del crimine, ma una persona che gode di un certo prestigio sociale. Nella fattispecie, colpevole è un certo genere di politici che, proprio per il prestigio sociale di cui godono, sono convinti di poter ricorrere impunemente ad ogni mezzo, pur di ottenere il loro scopo, peraltro nemmeno tanto segreto…

3. Il colpevole è uno dei personaggi principali. In effetti protagonisti dell’approvazione delle leggi dovrebbero essere proprio quelli che sono stati votati per discuterle e poi pronunciarsi apertamente su di esse, nelle sedi deliberative opportune. In questo caso, però, i protagonisti sono stati dei semplici cittadini di buona volontà, mentre ad accoltellare alle spalle la legge in questione sono stati gli stessi ‘legislatori’ che poche settimane prima l’avevano ipocritamente approvata all’unanimità…

4. La tematica amorosa è esclusa. Lasciando perdere ogni genere di “love affair” – che in questo caso non c’entra affatto - possiamo anche escludere che i responsabili di questa vicenda siano stati mossi da qualsiasi altra forma di “passione”. Sicuramente non quella per l’ambiente o per la comunità e tanto meno quella per la trasparenza e la legalità. L’unico genere di “amore” che traspare, semmai, è quello per il denaro e per il potere, moventi abituali di tanti delitti.

5. I fatti devono essere comprensibili secondo una spiegazione razionale. A dire il vero di “razionale” nella storia di cui sopra c’è ben poco. Ovviamente i fatti possono anche essere spiegati secondo la logica contorta della politica, ma si tratta di un campo in cui la razionalità cartesiana non sembra aver mai avuto un grande peso…

6. I temi fantastici e digressioni a carattere psicologico sono bandite. Anche in questo caso, parlare di fantasia o di psicologia appare decisamente fuori luogo. Chi ha soppresso nella culla la legge sul solare in Campania non ha evidentemente nessuna capacità di fantasticare, immaginando un mondo meno inquinato e non più sottoposto all’assurdo ricatto dell’approvvigionamento di combustibili fossili che, oltre ad essere esauribili e costosi, devono essere importati da migliaia di chilometri di distanza. Di delicati tratti psicologici, poi, neanche a parlarne. Casomai da storie come queste affiora la psicopatologia di chi crede di poter disporre dei destini di milioni di persone, grazie al potere di cui ancora dispone…

7. Le informazioni sono fornite tenendo conto dell’omologia: l’autore sta al lettore come il colpevole al detective. Anche in questo caso, infine, il lettore di questa storia ne sa molto di meno di chi la sta narrando. Ma questo è proprio ciò che dovrebbe spingerlo a seguire con attenzione il narratore, cercando di anticiparne le rivelazioni. Trattandosi di vicende che hanno per protagonisti degli amministratori pubblici della Campania, d’altra parte, il suo compito è reso ancora più semplice dalla sconcertante prevedibilità di questi ultimi.

Fatta questa lunga premessa, lasciate che cominci a raccontarvi come sono andate le cose, così come ho cercato di fare con una presentazione audiovisiva di cui mi sono recentemente avvalso.

hitch4 “Giovane e innocente” (1937) ovvero: come è nata una legge popolare

Nel 2009 viene alla luce a Napoli il C2N2 (Coordinamento Campano per il No al Nucleare), che raggruppa singoli attivisti ma anche organizzazioni ambientaliste, consumereste, pacifiste e latamente politiche. Il loro scopo è smascherare quello che chiamano “l’imbroglio nucleare”, contrapponendo un proprio “decalogo”, nel quale si ribadisce la pericolosità dell’uso sia civile sia militare dell’energia atomica, ma anche dei rischi per la sicurezza e l’ambiente e l’incidenza dei costi non solo sociali, ma anche economici.




La partecipazione alla mobilitazione referendaria – a fianco di chi si batte per l’acqua bene comune – è l’occasione per raccogliere, nei banchetti nelle strade e nelle piazze, anche le firme per una proposta di legge del tutto alternativa. Si tratta di una proposta di legge d’iniziativa popolare, per la cui presentazione lo Statuto della Campania prevede 10.000 sottoscrittori, le cui firme devono essere debitamente convalidate. Il testo, preceduto dalla relazione del suo primo firmatario Antonio D’Acunto, consta di 18 articoli, che vengono condivisi con comunicati e trasmissioni radio-tv e discussi dal Comitato coi partecipanti a varie assemblee pubbliche.

La proposta – finalizzata alla “cultura e diffusione dell’energia solare in Campania” – riscuote un grande successo e, pur senza grande organizzazione e in modo del tutto volontario, riesce a raccogliere molte più firme del necessario. In 50 comuni della Regione, infatti, i sottoscrittori sono quasi 20.000, di cui circa 14.000 sono firmatari autenticati a norma di legge.

Si tratta di un risultato eccezionale, che per la prima volta consente un processo legislativo “dal basso”, capovolgendo le abituali regole di una politica istituzionale non solo verticistica, ma spesso inconcludente ed incapace di varare perfino le proprie determinazioni “dall’alto”. Questa proposta di legge “young and innocent” (per citare ancora il grande Hitch) propone una radicale opzione della Campania in favore delle energie pulite, rinnovabili e decentrate – come il solare e le altre assimilabili – ma soprattutto pone un problema di regole da rispettare, nel rispetto dell’ambiente, della biodiversità, ma anche della democrazia e della trasparenza amministrativa.

Si tratta, però, di cose a cui molti politici campani sono fortemente allergici e questo basta ad innescare un drammatico processo di reazione. Come si permettono dei semplici cittadini di scavalcare i legislatori ufficiali? E, soprattutto, cosa diavolo si aspettano di ottenere quei quattro provocatori visto che, fra l’altro, non cercano d’ingraziarsi nessuna forza politica in particolare, ma pretenderebbero di portare in aula la loro vaneggiante proposta energetica?

A questo punto i titoli hitchcockiani che mi vengono a mente potrebbero essere L’uomo che sapeva troppo (1934 e 1956), ma anche Il sospetto (1941). Delle vecchie volpi della politica come loro sanno bene come reagire; eppure in quest’insolito caso pare ci sia qualcosa che li lascia un po’ sconcertati e perplessi. Sembrerebbe insinuarsi in qualcuno di loro quella che potremmo chiamare L’ombra del dubbio” (1943): e se questa storia non dovesse fermarsi qui?

hitch3 “Il sipario strappato” (1966) ovvero: come è cresciuta una legge popolare

Quando dei “dilettanti” mettono il naso in ciò che non dovrebbe riguardarli – come nel caso di spettatori che irrompano improvvisamente sul palcoscenico d’un teatro – c’è il rischio che scoprano cose che sarebbe meglio tenere nascoste. Ad esempio, che la Regione Campania riesce a spendere solo il 2% dei fondi europei utilizzabili per ambiente ed energia, oppure che una specie di piano energetico regionale ci sarebbe pure, ma la Giunta in carica non ha nessuna intenzione di farlo discutere e tanto meno approvare dal Consiglio Regionale.

È proprio da questo simbolico “sipario strappato” che sbuca allora quella che, citando Al Gore, potremmo chiamare la “sconveniente verità” di amministrazioni che, fallita l’opzione nuclearista, puntano ora su assurde trivellazioni petrolifere in aree protette o ecologicamente molto delicate. Oppure che preferiscono elargire finanziamenti a pioggia a progetti che, pur occupandosi apparentemente di energia rinnovabili – come il solare o l’eolico – mirano ad intenti speculativi e ad investimenti di dubbia trasparenza…

Il Comitato Promotore della legge popolare, forte del successo conseguito, continua infatti a pubblicizzarne la carica alternativa ed a cercare nuovi compagni di strada, che si aggiungono alle adesioni individuali di personalità come il neo-Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Gli attivisti del Comitato sanno bene che l’iter delle leggi regionali ha templi biblici, ma sanno anche che lo Statuto della Campania prevede tempi certi per la discussioni in aula delle proposte d’iniziativa popolare.

Appare chiaro, a questo punto, che essi “know too much”, cioè sanno decisamente troppo per potersene sbarazzare facilmente. D’altra parte – una volta consegnate ufficialmente il 1° luglio 2011 le firme raccolte dal Comitato – è troppo tardi per nascondere la gestazione indesiderata di questa proposta di legge. Ecco perché l’iter di cui sopra non può essere più arrestato, ma solo rallentato al massimo.

Dopo appena due settimane c’è l’audizione del Comitato e la rapida ed unanime approvazione del testo da parte della I Commissione consiliare, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità ed ammissibilità della legge popolare. Da allora, però, la Regione lascia trascorrere ben 10 mesi prima che il testo, ormai licenziato nel metodo, sia finalmente discusso anche nel merito.

Nel maggio del 2012, infatti, tocca alla VII Commissione, che si occupa di ambiente ed energia, dibattere sulle proposte del Comitato, sottoscritte da migliaia di cittadini campani. Ritardo a parte, però, nessun consigliere sembra trovare nulla di opinabile o d’impossibile in quell’ipotesi normativa per cui, pur con un certo imbarazzo, anche questa commissione approva all’unanimità.

Le due date sembrano addirittura assumere un colorito simbolico: il 14 luglio (anniversario della ‘presa della Bastiglia’) è stato espugnato il fortino della legittimità ed ora, il 24 maggio, ogni opposizione sulla sostanza della proposta sembra essere stata bloccata “sulla linea del Piave”… Intanto cresce il consenso intorno alla legge popolare ed alla cultura che l’ispira.

Il Comitato – con un’assemblea pubblica e con un autorevole Convegno sul tema all’Università di Napoli “Parthenope”, alle quali interviene anche il Sindaco de Magistris - decide quindi di andare oltre e di dar vita ad un nuovo soggetto associativo, denominato “Costituente Campana per la Civiltà del Sole e della Biodiversità”.

Non basta, infatti, seguire ed accompagnare la gestazione della Legge, bisogna soprattutto fa crescere la consapevolezza che non è questione di qualche pannello solare in più, ma di una rivoluzione energetica e d’un nuovo modello di sviluppo, democraticamente decentrato e rispettoso della diversità ambientale e culturale. All’inizio del 2013, dopo aver incardinato a novembre la discussione nella II Commissione che si occupa del Bilancio, la proposta ottiene l’approvazione (sempre all’unanimità) anche di quest’ultima. È passato un anno e mezzo, ma finalmente ci si avvia alla discussione in Aula, per la sua approvazione definitiva ed unanime, con un gradimento in apparenza trasversale ed incondizionato, visto che nessuno, finora, ha mai proposto emendamenti o modifiche a quel testo “popolare”…

È a questo punto che, fra gli “addetti ai lavori”, comincia a serpeggiare una certa “Paura in palcoscenico” (1950). Dietro il solenne sipario dell’Istituzione Regionale, i “profani” hanno scoperto che la legge proposta è inattaccabile sia nella forma sia nei contenuti. È davvero troppo per chi è convinto che il ruolo dei cittadini è, al massimo, quello di stare affacciati – impotenti - alla “finestra sul cortile” (1954) della politica….

hitch2 “Murder!” (1930) ovvero: come si vuol ammazzare una legge popolare

"Titoli sui giornali e applausi a scena aperta all’indomani dell’ok in Aula (il 18 febbraio scorso) e della pubblicazione sul BURC, il 25 febbraio. Appena 45 giorni fa. Ebbene dimenticatevi tutto e resettate perché una settimana fa ecco la marcia indietro: i punti salienti della norma appena approvata, ben 7 articoli, vengono abrogati con un emendamento alla Finanziaria….". Con questa efficace nota di Adolfo Pappalardo, anche il quotidiano Il Mattino del 3 aprile 2013 lancia uno sguardo indiscreto sul “cortile” dove si è consumato l’assassinio della Legge Regionale n. 1/2013. Ma facciamo un passo indietro, nella migliore tradizione del flashback di tanti ‘gialli’.

Il 10 gennaio 2013 la legge “del popolo, dal popolo e per il popolo” (per mutuare la celebre espressione usata da Abraham Lincoln nel discorso di Gettisburg nel 1863) era finalmente giunta al dibattito finale nell’Aula del Consiglio Regionale, nel Centro Direzionale di Napoli. Introdotta dall’entusiastica relazione del PdL Luca Colasanto e dal plauso dei consiglieri Marzano (PD) e Sala (Centro Dem.), la proposta d’iniziativa popolare arriva miracolosamente intatta al voto finale, sebbene con qualche emendamento tecnico e con l’esclusione d’un finanziamento certo, in attesa dell’approvazione del Bilancio Regionale. Beh, in effetti in aula è evidente un certo imbarazzo fra i consiglieri della maggioranza di centro-destra. Serpeggia un evidente nervosismo nei banchi, in particolare in quelli della Giunta, di fronte alla “resistibile ascesa” (B. Brecht) d’un progetto del tutto alternativo alla sua politica, al quale però nessuno sembra avere il coraggio di sollevare obiezioni o di contrapporre una reazione aperta. Ma ecco che, dopo qualche schermaglia procedurale, all’appello del presidente del Consiglio Regionale si arriva al voto. La proposta è approvata all’unanimità, facendo giustamente esultare la delegazione del Comitato e segnando un momento davvero storico per la Regione.

“La Campania in questo settore diventerà una regione all’avanguardia” – dichiara il Governatore Caldoro. “Un grande esempio di democrazia partecipata e una normativa particolarmente vantaggiosa per l’ambiente” – commenta soddisfatto, per la maggioranza, l’on. Colasanto. Gli fa eco il democrat on. Marzano: “La legge è una conquista di civiltà: la tutela del territorio non può che misurarsi con la sfida dell’autosufficienza energetica”.

Tutti contenti e soddisfatti? A quanto pare no. La marcia trionfale della legge venuta dal basso non va a genio proprio a tutti… Se gli ambientalisti del Comitato festeggiano per il risultato raggiunto “alla luce del sole”, qualcuno invece sta masticando amaro e si prepara a reagire nelle tenebre. Già, perché è proprio nel cuore della notte della Domenica delle Palme che si consuma il delitto. Non è affatto un “Delitto perfetto” (per citare un altro capolavoro di Hitchcock del 1954), bensì del vile tentativo di sopprimere nella culla, per così dire, la neonata legge, il cui testo è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania il 25 febbraio, giusto un mese prima!

Non sappiamo se alle spalle ci sia effettivamente un “Complotto di famiglia” (1976). Quello che è certo che in quella notte si consuma un vile delitto, che stride maledettamente col clima della Domenica in cui ci si scambia ramoscelli d’ulivo in segno di pace… Non c’è dubbio che si possa perfino parlare di “Intrigo internazionale” (1959), dal momento che una sorte simile stanno già subendo – dalla Spagna agli Stati Uniti – anche altre leggi sulle “energie pulite”. Una volta approvate a livello statale o regionale, infatti, sono state o stanno per essere impietosamente stroncate o mutilate da ricorsi governativi o da altre norme federali, dietro la spinta delle lobbies petrolifere e dei strenui difensori del “libero mercato”.

«Abbiamo imposto vincoli troppo stretti: non ce l’avremmo mai fatta”, si giustifica Fulvio Martusciello, consigliere delegato per le attività produttive e firmatario dell’emendamento. Strano però il blitz notturno. Già. Perché occorre riportare indietro l’orologio, alle ore 20 della domenica delle Palme, quando viene convocata una riunione della commissione Bilancio e Finanze per discutere della finanziaria regionale. Alle 4 del mattino arriva l’emendamento presentato dal consigliere pdl Martusciello che, sic et simpliciter, contempla nel comma 4 dell’articolo 92 della Finanziaria, l’abrogazione degli articoli 3,4,5,6,7,e,9 della Legge regionale n. 1 del 18 febbraio 2013 (…) E quindi, in sintesi, in un colpo solo vengono cancellati una serie di elementi. I più importanti…». (vedi articolo già cit. da Il Mattino). Il colpo di scena non si può negare, così come la suspense che squarcia drammaticamente una vicenda che sembrava essersi felicemente conclusa. A dire il vero, però, più che ad un omicidio quest’azione somiglia ad un suicidio, visto che la Regione ci lascia la sconvolgente sensazione di aver accoltellato se stessa sotto la metaforica ‘doccia’ dello Psyco-dramma consumato come una bieca congiura, nel silenzioso e vuoto Centro Direzionale di Napoli…».

«L’abrogazione passa a maggioranza nel cuore della notte, quando l’attenzione è ormai calata in commissione, nonostante il voto contrario dei consiglieri dell’opposizione…– prosegue la cronaca del giornalista de Il Mattino – Tutto cancellato: della legge approvata non rimane praticamente nulla…».

L’imbarazzante réportage del quotidiano – nell’imbarazzato silenzio degli altri media – suona come un campanello d’allarme sul livello a cui è giunta la politica regionale. Il giornalista allora incalza con i suoi interrogativi indiscreti l’esecutore materiale della soppressione della neonata legge: «…”Questione di tempi. Sono stretti, troppo stretti e gli obiettivi prefissati sono quasi impossibili da raggiungere, a partire da quest’anno”. Ma possibile che nessuno in tutti gli uffici della Regione, senza contare le (tre) commissioni, se ne sia accorto prima?…(v.s.)».

L’interrogativo resta senza risposta per alcuni giorni, fino a quando lo stesso Martusciello si decide a depositare le motivazioni del suo emendamento soppressivo (si dice proprio così…), accampando motivi di legittimità costituzionale della norma approvata, lasciando così maldestramente trasparire che i ‘mandanti’ della soppressione degli articoli in questione vanno cercati più in alto… Solo tre giorni dopo l’articolo de Il Mattino, infatti, un comunicato stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri rende noto che il Governo – nella riunione del 6 aprile: «…. ha deliberato l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale della [...] legge Regione Campania n. 1 del 18/02/2013 “Cultura e diffusione dell’energia solare in Campania.” in quanto alcune disposizioni in materia di produzione e di distribuzione di energia elettrica si pongono in contrasto con i principi fondamentali della legislazione statale in materia di “produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia”, in violazione dell’art. 117, terzo comma, della Costituzione e dei principi di sussidiarietà, ragionevolezza e leale collaborazione di cui agli artt. 3, 117 e 118 della Costituzione, incidendo altresì sulla competenza esclusiva statale in materia di “tutela della concorrenza”, di cui all’art. 117, secondo comma, lett. e), della Costituzione. Le medesime disposizioni regionali contrastano inoltre con i principi comunitari in violazione degli artt. 11 e 117, primo comma, della Costituzione e con il principio di libertà d’iniziativa economica di cui all’art. 41 della Costituzione».

Sta di fatto che gli articoli che il Governo vorrebbe cancellare sono di meno, e meno incisivi, di quelli che l’emendamento regionale ha già deciso di far fuori senza tanti complimenti. A questo punto la trama del già poco credibile “giallo della domenica delle palme” diventa ancora più scoperta e, sullo sfondo, cominciano a scorgersi chiaramente non solo le inquietanti sagome dei “soliti noti” che manovrano le vicende della Campania, ma anche quelle della “banda del buco”, guidata dei petrolieri a cui la legge rischiava di mandare a pallino le previste trivellazioni, in aree regionali protette o di notevole peso ambientale.

Ora che, il 16 aprile scorso, il Consiglio Regionale della Campania ha approvato in blocco – e grazie al voto di fiducia- la finanziaria 2013, compreso l’emendamento che cancella gli artt. 3, 4, 5, 7 e 8 della legge sul solare, di “misterioso” resta molto poco. Un film (1929) del grande Hitch s’intitolava L’isola del peccato”, però qui lo scenario del delitto è, assai più modestamente, l’Isola F13 del Centro Direzionale di Napoli, dove si è consumata (per ora impunemente) un’altra strage di legalità.

Il “Sabotaggio” (1936) di una legge che a qualcuno risultava decisamente indigesta è compiuto, ma non è detta l’ultima parola… Quelli del Comitato promotore non hanno nessuna intenzione di demordere e, come avrebbe forse chiosato il buon vecchio Hitchcock: “Chi ha commesso un delitto non può certo sperare sempre di fare sonni tranquilli…Buonanotte.”

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