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De Magistris aggredito dai disoccupati: "Non mi lascio intimidire"

''Sono amareggiato per quanto si è verificato questa mattina presso il parco La pineta del quartiere Colli Aminei. Un'iniziativa che vedeva coinvolti i bambini delle scuole elementari, per la consegna del primo compost ricavato dalla raccolta differenziata della città, è stata infatti violata dall'aggressione preparata contro di me da un gruppo di disoccupati organizzati riconducibili alla sigla Bros”, così il sindaco di Napoli Luigi De Magistris risponde alla contestazione contro di lui avvenuta questa mattina.

Sono stati i disoccupati riuniti dietro la sigla BROS che questa mattina in occasione della consegna del primo compost ricavato dalla raccolta differenziata della città hanno preso a calci e pugni l’auto blu di De Magistris accusandolo di non utilizzarli nella gestione della raccolta differenziata per cui, dicono, sono stati formati. Il sindaco aveva avuto una discussione con alcune delle precarie, che evidentemente non erano soddisfatte del colloquio.

Già a luglio i BROS contestarono il sindaco occupando la sala dell'assemblea cittadina in via Verdi senza arrivare alla violenza di questa mattina. Allora il sindaco commentò che “i cittadini non possono chiedere lavoro al Comune come se fosse l'ufficio di collocamento. Non abbiamo promesso assunzioni, abbiamo solo detto che, quando partirà la differenziata, se ci sarà necessità, faremo un bando pubblico, aperto a tutti i cittadini perché non ci sono solo i Bros”.

Oggi dice:

Da sindaco e da democratico ho sempre dialogato con tutte le anime della città, compresi coloro che questa mattina mi hanno contestato e aggredito, perché ho sempre rispettato il malessere sociale, cercando di comprenderne le ragioni e perfino le espressioni più aspre. Anche quando non era di mia competenza in quanto sindaco, come nel caso specifico dei Bros. Del resto, credo sia questo il compito di un buon amministratore: 'farsi carico' delle problematiche dei suoi cittadini e delle sue cittadine anche quando non rientrano nella sfera di sua diretta competenza, anche quando sono il prodotto della cattiva amministrazione passata”

e rispetto a luglio ribadisce che

“tengo però a precisare che questa amministrazione non si lascia intimidire, soprattutto non scende a patti con chi pratica azioni di violenza, soprattutto non rinuncia a muoversi nell'orizzonte della legalità e del rispetto delle leggi, ben coscienti che nel mondo dell'occupazione non ci sono corsie preferenziali, non ci sono lavoratori di serie A e di serie B

 

Sono dieci le persone denunciate, e sono soprattutto appartenenti alle liste Banchi Nuovi e disoccupati di Acerra. A tutti è contestato il reato di manifestazione non autorizzata, ma anche quello di violenza privata, danneggiamento aggravato e oltraggio a pubblico ufficiale

Non è un momento semplicissimo per il sindaco della città partenopea, già in lotta contro i commercianti del centro storico di Napoli che si sentono danneggiati dalla ZTL voluta fortemente dal primo cittadino. 

''Visto che il sindaco De Magistris ci ha snobbato, nonostante abbiamo (sic) fatto delle controproposte al piano Ztl che sta danneggiando il commercio in modo grave - spiega il presidente dell'Associazione Vento del Sud, Raffaele Bruno - il prossimo 8 novembre gli porteremo le chiavi di oltre cinquanta esercizi commerciali che chiudono le loro attività, unitamente a oltre mille firme raccolte di protesta. La situazione è grave. Senza incrementare i mezzi pubblici, realizzare parcheggi e concordare con i residenti e i commercianti che vivono il territorio i provvedimenti, la Ztl è fallita e noi lotteremo fino al suo ritiro''.

Credits Foto: Screenshot del video di Videocomunicazioni

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.82) 4 novembre 2011 17:04

    E’ chiaro che, come ha detto anche il nostro bellissimo Presidente della Repubblica, siamo di fronte ad "una crisi senza precedenti... ", ovviamente specificando che è stato ben più grave il “periodo seguito alla Seconda guerra mondiale” ed in questo periodo non è soltanto un problema nostro, visto che «gli scenari internazionali si caricano di tensioni».

    Aggiungo che non è detto io abbia votato il nostro attuale sindaco. Ma, prendersela con lui, non mi sembra giusto. Probabilmente, come tutti quelli che sentono in sé la forza di"cambiare le cose" e "salvare il mondo", tutto teso a raggiungere un posto di potere che glielo permettesse (...), non aveva ben pesato sia il momento politico "glocale" che la Campania e Napoli in particolare. Ma, diamogli tempo e un po’ di respiro, giacché il posto gli è stato dato.

    Molta gente si dice disperata sotto il profilo economico, nella stessa Napoli, dove sono costretta a togliere di mano ai miei alunni cellulari che non costano meno di 500 o 600 euro, pur essendo allievi di territori dove, in teoria, i genitori non dovrebbero incassare al mese uno stipendio più grande del costo del cellulare moltiplicato per tre.

    D’altra parte gli insegnanti tanto guadagnano. Gli operai non credo di più...

    insomma: è uno strano mondo. Quando, bambina, mio padre, dirigente di banca, comprò la prima auto (prima viaggiava con i mezzi pubblici), avevo dodici anni ed il mio fratello più grande ventidue.

    Tutti affacciati a vedere la macchina di papà: un’Anglia bianca. Si trattava di un periodo della storia italiana di forte crescita economica, compreso tra gli anni cinquanta e settanta del XX secolo in cui si parlava di “Boom economico”. Intanto, la televisione si guardava nei bar, dove la gente si riuniva la sera per le trasmissioni più in voga ed il frigorifero era un elettrodomestico di riguardo.

    Tuttavia decisamente noi NON ERAVAMO POVERI. Che cosa vuole dire oggi esserlo? Me lo chiedo. Penso dipenda dal luogo in cui questa parola si pronuncia e penso che ci siano molti posti del mondo, ancora oggi, in cui questo termine abbia un peso ed una valenza più autentica di quanto si possa fare a Napoli. Oggi.

    Andando un po’ più indietro nel tempo ricordo vagamente che a casa di mio nonno (dirigente del provveditorato), in cucina c’era una porta che conduceva al bagno che consisteva in un lavandino (piccolo) ed un WC. E la cucina, dove i mobili non erano certamente quelli di oggi, affacciava con una finestrella all’interno del palazzo (uno di quelli belli, antichi, di via Salvator Rosa, a Napoli). Oggi sarebbe sinonimo di estrema povertà. Ma si era, approssimativamente, nel 1960.

    Dunque? Forse dovremmo tutti riguardare un po’ al nostro concetto di ricchezza e povertà, dimenticando, se possibile, gli stimoli che ci vengono dalle pubblicità in cui ci fanno rendere conto che “non possiamo vivere senza” qualche oggetto di cui, fino a poco prima, non sentivamo affatto la mancanza (e magari, non c’era). Forse dobbiamo fare questo sforzo anche in favore dei nostri giovani, perché non partano dal presupposto che possederli (senza averli guadagnati) sia un loro diritto sacrosanto. Mentre non è un loro dovere studiare per farsi un futuro o imparare un mestiere, per mantenersi da sé.

    Tornando al nostro sindaco: non lo invidio. “per i miracoli ci stiamo attrezzando”.

    BiFasano

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