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Dario Fo, tra censura e polemiche. Il giullare (scomodo) di Dio

Peccato che, a parte qualche spezzone durante i TG, non ci sia stato spazio per riproporre il Mistero buffo in prima serata: sarebbe servito per capire l'importanza dell'opera teatrale di Fo, specie a quanti oggi hanno meno di quarant'anni. E del perché delle tante censure subite proprio in Rai.

La prima nel 1962, a Canzonissima, in pieno boom, per uno sketch che raccontava degli infortuni sul lavoro, nel mondo dell'edilizia.
Tabù.

Come anche tabù parlare del papie, Bonifacio VIII, e della pesciada in del cu, della Madonna piangente sotto la croce del Cristo, dell'avvocato inglese che difende al processo un nobile accusato di stupro. Era l'Italia perbenista della DC, quella dei '60, e non si poteva raccontare il lato oscuro del boom: i palazzinari, i morti nei cantieri e nelle fabbriche.

Passano gli anni ma certi tabù sono rimasti nella nostra società: l'educazione sessuale, i morti sul lavoro (cui bisogna dedicare il minimo di spazio), gli evasori coi soldi in Svizzera (oggi in paradisi fiscali più esotici), la forbice che si allarga tra sfruttati e sfruttatori.
Per quello serve la satira: come un pungolo che da fastidio alla coscienza sporca di chi racconta di ripresa, benessere, di ristoranti pieni e del bengodi che ci aspetta.

 

 

Così, per ricordare Dario Fo e Franca Rame, il testo (e il video) di "E chi ce lo fa fare" (1962):

Ascolta o popolo di naviganti eroi poeti e santi
di emigranti di ricchi benestanti e lavoranti stanchi
or piantatela con i lamenti
basta di mugugnare
presto in coro a cantar e attenti a non stonare
 
Perché, ma va
e chi ce lo fa fare
e chi ce lo fa far d’esser contenti
e di cantare
 
Stop! Zitti attenti
non tutti però potranno cantare.
In prima fila cantino i ministri e sottosegretari
in controcanto seguano arcivescovi con i generali
ed in falsetto le toghe d’ermellino ed i banchieri
molto suadente gorgheggi gorgheggi l’inquirente.
 
Le casalinghe e gli impiegati tutti del ceto medio-basso
e gli operai e gli avventizi vari non devono cantare
sottoccupati, disoccupati
potranno solo fare
pom pom, po-pom, po-pom, pom come il contrabbasso
 
Perché, ma va
e che ce lo fa fare
e chi ce lo fa far di stare zitti
e di non cantare
 
Voi! Zitti attenti! Un due
e gli altri cantare.
Noi siamo tutti sulla stessa barca
che affonda lentamente
e mentre quelli cantano serenamente
a voi tocca remare
giù con la schiena forza remare
che noi vi diamo il tempo
e chi a tempo non va si prepari ad emigrare.
Ma chi ha detto che è triste
esser costretto a fare le valige
ed emigrare raminghi per campare
dal Belgio fino in Svizzera
basta che le valige sian colme di valute e di contanti
 
ci vuole poco pochissimo per essere contenti

Foto: Gorupdebesanez/Wikimedia
Questo articolo è stato pubblicato qui

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