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Dall’informazione al varietà

Nella televisione odierna osserviamo spesso una fusione tra generi. Per esempio programmi di informazione e talk-show politici spesso sfociano nel varietà: la spettacolarizzazione della notizia e dei drammi umani e sociali sono sempre più presenti in diversi programmi di informazione come anche nei talk-show politici. D'altra parte è da notare che i telegiornali talvolta utilizzano metodi e tecniche di intrattenimento tipiche del varietà. E ancora ci sono giornalisti che diventano conduttori televisivi o giornalisti che usano la satira nel loro modo di fare informazione.

Avviene anche il processo inverso, ossia ci sono varietà che, tra l’altro, fanno anche informazione con la satira e con l’umorismo. Da osservare anche il fatto che commentatori ed analisti politici si trasformano talvolta in showman usando tecniche e forme tipiche del mondo dell’intrattenimento. Perciò giornalisti, commentatori e analisti politici spettacolarizzano la notizia, usano la satira per fare informazione, ricorrono all’umorismo per proporre i loro contenuti.

Tutto questo è ricollegabile ad una “società dell’immagine” che propone icone pop, supereroi, sottoculture, mitologie, modi di pensare, stili di vita, concetti e idee più disparati etc.

Il tutto poi si caratterizza poi con un uso eccessivo del marketing e della narratologia che invadono anche il campo dell’informazione come hanno ormai invaso ogni settore e ambito della società. Si propongono “verità molteplici” che si sostituiscono continuamente le une con le altre, verità molteplici che si sommano e danno vita ad un immenso immaginario collettivo, ad un discorso aleatorio e continuamente cangiante nelle sue forme e nei suoi contenuti.

Un discorso quello proposto dalla società dell’immagine svuotato ed esasperato, ridotto a patina superficiale, ridotto alla logica dell’apparire. Perciò il mix tra il programma di informazione e il varietà è riconducibile alla logica dell’apparire caratterizzante la società dell’immagine.

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