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Dal Paesaggio alla Civitas. Dall’Ecologia del Paesaggio alla pianificazione territoriale

 

Giovedì 7 Giugno 2018 ore 21.00

Presso la Sala Quartiere di Cassina Amata - Via Corridori, 12 - Paderno Dugnano (MILANO)

Comunicazioni di

Claudio Veneziano - Sindaco di Pantigliate (Milano)

Loris Brioschi - Associazione culturale Punto Rosso per Potere al Popolo

Libro a cura di Virginio Bettini

Dal Paesaggio alla Civitas. Dall'Ecologia del Paesaggio alla pianificazione territoriale

Con i contributi di:

Fabrizio Cracolici, Pippo Gianoni, Vittorio Ingegnoli, Alessandro Marescotti, Leonardo Marotta, Auro Michelon, Alfonso Navarra, Sara Sofia Tosi, Laura Tussi

 

Testo universitario "Dal paesaggio alla civitas" a cura di Virginio Bettini

 

Il testo a cura di Virginio Bettini affronta i temi dell'ecologia del paesaggio e dell'ecologia urbana in rapporto ai cambiamenti climatici e alla minaccia dell'energia nucleare.

Entra nello specifico della metodologia di analisi del territorio grazie ai modelli bionomici e alla pianificazione ambientale con contributi di Sara Sofia Tosi sull'analisi dell'antropocene.

Fabrizio Cracolici, Alfonso Navarra e Laura Tussi

intervengono sul trattato ONU di New York per il disarmo nucleare universale.

Alessandro Marescotti presenta il caso Ilva di Taranto; Auro Michelon tratta della qualità dell'ambiente urbano; Leonardo Marotta indaga un modello gerarchico di analisi spaziale; Vittorio Ingegnoli presenta uno studio di bionomia del paesaggio e Pippo Gianoni propone il progetto di Parco Nazionale del Locarnese.

Illustrazione di copertina: Bazar di Laura Tussi

 

Taranto, ILVA ed ecologia urbana

di Alessandro Marescotti

Non è facile parlare di ecologia urbana a Taranto. L’ILVA è il più grande stabilimento siderurgico europeo e si chiamava Italsider quando fu costruito negli anni Sessanta a ridosso della città. La fabbrica fu collocata in un punto di grande pregio ambientale, in un’area caratterizzata da un delicatissimo equilibrio ecologico.

L’ILVA di Taranto è un caso da manuale di lucida follia degli ingegneri che la progettarono e di mancata pianificazione urbanistica e territoriale. Tutte le forze politiche che fecero quella scelta avevano una cultura molto distante dall’ecologia urbana e dal concetto di sostenibilità ambientale. C’erano le leggi per evitare il disastro, ma vennero disattese. (Continua)

 

Il problema nucleare

di Fabrizio Cracolici, Alfonso Navarra, Laura Tussi

Nello spirito dei referendum che hanno vinto in Italia nel 2011, ed il cui significato ha da essere esteso a livello europeo, abbiamo bisogno di una infrastruttura pubblica e di una politica su scala continentale, di eccellenti aziende nazionali e di municipalizzate pubbliche, orientate alla partecipazione e sciolte dai vincoli di borsa e dalle strategie imposte dalle corporation della vecchia economia.

Questa UE vuole invece un mercato unico, dominato da pochissimi grandi player privati. L’altra Europa farà il contrario: darà ascolto all’opinione pubblica che, per quanto manipolata, resta tuttavia favorevole ad una gestione dell’energia come “bene comune”, risorsa prevalentemente territoriale, governata democraticamente, estranea al sistema militare di offesa, rispondente ad obiettivi climatici non più procrastinabili. Si può, si deve nello spirito del voto del Parlamento europeo che, il 27 ottobre 2017, si è espresso in favore del bando delle armi nucleari.

Un risultato che è poi stato raggiunto il 7 luglio 2017, la più grande conquista del pacifismo di sempre, con una storica Conferenza dell’ONU che si è svolta nel Palazzo di Vetro a New York. In questa conferenza gli Stati riunitisi a Convegno hanno contestato il TNP – Trattato di Non Proliferazione che legittima il possesso e il monopolio del nucleare solo per alcune nazioni e superpotenze. La maggioranza degli stati in conferenza ha votato per l’interdizione delle armi nucleari, per metterle al bando e dichiararle illegali.

Ricordiamo che Fidel Castro in uno dei suoi ultimi discorsi in pubblico ha dichiarato che il suo problema principale era quello di evitare un conflitto nucleare.

Dunque, il 7 Luglio all’ONU si è varato un Trattato per proibire gli ordigni nucleari.

Circa 140 governi si sono riuniti a New York in una Conferenza ONU (decisa dall’Assemblea generale il 23 dicembre 2016) e hanno deciso un passo storico per i destini dell’umanità: varare un Trattato per proibire gli ordigni nucleari.

Le armi nucleari, dichiarate ufficialmente fuori legge, questa la sostanza del testo adottato, ora dovranno essere effettivamente eliminate.

E’passare dalla nuova legge internazionale al conseguente disarmo il compito solenne che si sono assunti i circa 100 rappresentanti della societá civile internazionale, organizzati in ICAN, che hanno partecipato direttamente ai lavori della Conferenza. Si è riusciti a migliorare la bozza iniziale del testo di Trattato, presentato dalla presidente Elayne Whyte Gómez, rappresentante del Costa Rica. Ma ancora parecchio resta da fare e si vedrá di rimediare con gli appuntamenti futuri, in cui sará possibile emendarlo, ad esempio sulle questioni del nucleare civile e della possibilitá di recesso.

Il Trattato di Non Proliferazione, che legittima gli arsenali delle potenze nucleari, dovrá ora essere assorbito da questa nuova cornice giuridica “proibizionista”: verrá attuato quanto previsto dall’art 6 del TNP che prevede “trattative in buona fede per arrivare ad un effettivo disarmo totale”.

Il prossimo appuntamento è fissato sempre a New York nel 2018 con una Conferenza ONU di alto livello (risoluzione 71/71 del 15 dicembre 2016): potrá essere l’occasione di un primo compromesso tra Stati non nucleari e Stati nucleari: USA, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia, India, Pakistan, Israele non hanno partecipato a questa Conferenza e per il momento non riconoscono il nuovo strumento giuridico. Paradossalmente l’unico Paese ad avere votato nel dicembre 2016 perché la Conferenza si tenesse, è stata la Corea del Nord, che poi non ha partecipato ai suoi lavori.

Anche l’Italia, ligia alla “condivisione nucleare NATO”, non ha partecipato: il nostro impegno è, premendo dal basso, di fare cambiare atteggiamento al governo italiano, a partire da varie discussioni previste al Senato.

E’ nell’interesse di tutti che il mondo sia liberato dalla minaccia nucleare: la guerra atomica puó scoppiare persino per caso, per incidente o per errore. Un piccolo scambio di missili, provocando l’inverno nucleare, puó in ogni caso provocare una catastrofe di immani proporzioni con centinaia di milioni di morti nel corso degli anni.

Si ricorda che la rete internazionale ICAN per il disarmo nucleare universale è stata insignita Premio Nobel per la Pace 2017. (Per approfondire: Cracolici, Navarra, Tussi, Antifascismo e Nonviolenza, Mimesis, Milano - Udine 2017).

Questo articolo è stato pubblicato qui

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