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Dal Fiscal Cliff al Debt Abyss, il collasso economico degli USA in diretta

Non sono passati che pochi giorni da quando i nostri media festeggiavano la soluzione al cosiddetto Fiscal Cliff, l’aumento automatico delle tasse e drastici tagli alla spesa, decisi dal governo Bush; accordo che si è rivelato soltanto una bufala, dato che i tagli sono stati semplicemente rinviati di due mesi e si è evitato del tutto il problema del gravissimo deficit di bilancio che per il 2012 si attesterà sui 1100 miliardi di dollari (più della metà dell’intero debito pubblico italiano).

Ora, tra metà febbraio e inizio marzo si profila un nuovo problema per il presidente Obama, il debt ceiling, il tetto sul debito USA che è singolarmente fissato non in percentuale del PIL ma numericamente, e che l’ultima volta è stato deciso essere 16,394 miliardi di dollari.

A questo punto i repubblicani vogliono già dare battaglia opponendosi ad un aumento del tetto del debito senza tagli alla spesa in contropartita. Obama, come già successo l’anno scorso, minaccia conseguenze catastrofiche come il fallimento degli Stati Uniti, se non si troverà un’accordo. In alternativa, il Congresso potrebbe congelare e rinviare il pagamento di 200 miliardi di rimborsi di tasse e di spese da pagare a privati, guadagnando qualche altro mese in più, danneggiando però molti cittadini americani.

Ma oltre tutto questo c’è il Debt Abyss, l’insieme di problematiche che colpiscono gli Stati Uniti e che si abbatteranno inesorabilmente nei prossimi mesi:

1) La bolla dei prestiti agli studenti: grazie alla stampa di dollari della Federal Reserve le banche americane si sono messe a prestare soldi agli studenti, con la promessa che li avrebbero poi ripagati con i loro guadagni, una volta finiti gli studi; ora il totale di questi prestiti è arrivato a 1000 miliardi di dollari e negli ultimi mesi la percentuale di studenti in ritardo sulle rate sta crescendo in modo esponenziale. Per risolvere la questione, il governo ha deciso che gli studenti potranno pagare i loro debiti in percentuale ai loro guadagni, quindi passando in media da dieci anni a vent’anni di tempo. Ma questo atto così magnanimo non sarà gratis e non farà che aggravare i conti pubblici.

2) Le quotazioni delle società Usa sono insolitamente alte, perché sono fatte in base ad un’ottimistica crescita degli utili futuri che invece si sta dimostrando minore del previsto, e non contemplano inaspettati buchi di bilancio che si stanno profilando, quindi il rischio di una drastica correzione di Wall Street è in agguato.

3) La Fed potrebbe non rinnovare la sua politica di liquidità illimitata e questo potrebbe mettere sotto pressioni i Bond americani, con la conseguenza di aggravare ulteriormente il bilancio Usa.

4) La Cina diviene ogni giorno più critica sulla politica economica statunitense e, dato che detiene una parte importante del debito americano, se iniziasse a liberarsene sarebbero problemi seri.

Quindi il 2013 rischia di essere un anno pieno di insidie per la già dissestata economia americana. La situazione degli States è gravissima, senza la stampa di dollari da parte della Federal Reserve e senza la politica accomodante delle agenzie di rating, Washington e Atene non sarebbero molto lontane. La spirale del debito USA è fuori controllo (quasi raddoppiato in cinque anni) e la crisi a questo punto non è mai stata superata, ma probabilmente non è ancora veramente iniziata. Teniamoci forte, perché questi sono anni importanti, viviamo il collasso economico della prima superpotenza mondiale in diretta.

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